La Cassazione ha annullato con rinvio al Riesame il provvedimento di dissequestro del Castello Colonna di Joppolo Giancaxio (in provincia di Agrigento), bene architettonico di proprietà della famiglia del sindaco agrigentino Lillo Firetto. Il primo cittadino è indagato per abusi edilizi insieme a suo fratello Mirko. L’inchiesta, condotta dalla magistrata Antonella Pandolfi e coordinata dal procuratore capo Luigi Patronaggio e dal suo vice Salvatore Vella, riguarda la realizzazione di presunte opere abusive all’interno della struttura in cui si celebrano banchetti nuziali. L’ultimo noto, in ordine di tempo, è probabilmente quello dopo il matrimonio dell’ex sindaco di Catania Enzo Bianco.
Gli avvocati Angelo Farruggia, Gaetano Caponnetto e Antonino Reina (il primo legale del sindaco, gli altri due del fratello) avevano sostenuto che le concessioni edilizie fossero state tutte regolarmente rilasciate e che le opere, essendo peraltro migliorative per un vecchio castello abbandonato, fossero lecite. Alla struttura erano stati apposti i sigilli a dicembre 2018. Secondo l’accusa, i proprietari avrebbe realizzato degli «interventi di nuova costruzione e di ristrutturazione» tali da «realizzare un complesso in gran parte nuovo, mediante la radicale e integrale modifica dell’immobile trasformato da residenza signorile in struttura turistico-ricettiva».
Nello specifico, gli interventi avrebbero riguardato: la realizzazione di una piazza dove prima c’era un giardino, sotto questa un nuovo manufatto edilizio interrato con un parte destinata a centro benessere (che nel progetto originario sarebbe stata invece un museo delle Carrozze) con anche un locale adibito a servizi igienici. A essere stati modificati, inoltre, sarebbero stati due vecchi magazzini al piano terra dei quali sarebbe stato mutato sia il volume che la sagoma con una struttura in cemento armato per fungere da cucine.
Contro il provvedimento della procura agrigentina, i legali del primo cittadino e del fratello avevano fatto ricorso al tribunale del Riesame. Che, a gennaio, ne aveva disposto il dissequestro e la restituzione ai gestori. Decisione che adesso viene ribaltata dalla Cassazione e torna di nuovo ai giudici delle libertà. A dare impulso all’indagine era stata una denuncia di Giuseppe Arnone, grande rivale – nelle amministrative del 2015 – di Firetto.
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