Agricoltura, bando accusato di penalizzare i piccoli Esperto: «Le aziende siciliane dovrebbero fare rete»

Piccoli agricoltori penalizzati dal bando per il sostegno alle aziende agricole. È questa, in sintesi, l’accusa di Nello Musumeci al governo regionale. Il leader di #diventeràbellissima ha depositato un’interpellanza in Assemblea regionale in cui chiede il ritiro temporaneo del bando per la viticoltura dell’Etna, che secondo l’accusa del deputato sembrerebbe «stilato su misura per farvi partecipare solo le grandi aziende e non i piccoli e medi produttori».

Musumeci punta il dito dritto contro l’assessore all’Agricoltura Antonello Cracolici, sostenendo che nel bando pubblicato il 14 dicembre 2016 (con scadenza per la presentazione delle istanze fissata al 10 aprile) sarebbero presenti «numerose criticità e incongruenze, rendendo difficile, se non impossibile, la partecipazione degli agricoltori, tanto da suscitare la reazione di rappresentanti delle organizzazioni agricole e di agronomi».

Secondo Musumeci, «il bando, specie per la viticoltura dell’Etna sembra stilato su misura per farvi partecipare solo le grandi aziende agricole, anche quelle in cui si parla con l’accento settentrionale, mentre alla Regione si fa a gara per rendere sempre più difficile l’attività di tanti piccoli e medi imprenditori che ancora trovano il coraggio di restare nelle campagne. La Regione ritiri il bando e avvii un rapido ma indispensabile confronto con i rappresentanti degli Ordini professionali e delle organizzazioni di categoria, per rimuovere le criticità e le incongruenze denunciate e consentire quindi la più ampia partecipazione degli agricoltori».

Non è di questo avviso Alessandro Chiarelli, ex presidente di Coldiretti Sicilia, secondo cui «è necessario fare una distinzione: in via generale non è così, anzi bisogna riconoscere che i bandi con fondi comunitari tendono a guardare proprio all’interesse delle aziende agricole. Ma questo caso, così come altri, riguarda le particolarità di uno specifico territorio. È così per l’Etna, ma anche, per esempio, per Pantelleria. Ci sono zone in cui il territorio fa la differenza ed è necessario derogare all’indirizzo generale. Quello dell’Etna è un territorio ostico, difficile, strappato alla lava, terrazzato: un bando che favorisca aziende maggiori può essere visto come una penalizzazione delle aziende più piccole».

«In realtà – conclude Chiarelli – in questi casi lo strumento dovrebbe essere la cooperazione, l’associazione temporanea di scopo. Ma noi siciliani siamo campioni nell’incapacità, spesso, di fare rete».

Miriam Di Peri

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