«Italialavoro, lagenzia tecnica del ministero del Lavoro, si regge quasi esclusivamente sui collaboratori. Sui precari, insomma. Quelli che a parole si dice di voler disincentivare e, uno dei tanti paradossi di questa azienda, quelli per i quali attua uno dei suoi progetti più grossi e importanti». A denunciarlo è proprio un ex collaboratore, che chiede di rimanere anonimo. A dicembre, in seguito ai tagli del governo Monti, il suo contratto di co.pro – insieme a quelli di centinaia di colleghi – non è stato rinnovato dalla società per azioni totalmente partecipata dal ministero dell’Economia e delle Finanze, che opera, per legge, come ente strumentale del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali per la promozione e la gestione di azioni nel campo delle politiche del lavoro, dell’occupazione e dell’inclusione sociale.
Lui collaborava in Basilicata proprio al progetto Welfare to Work, finalizzato alla stabilizzazione dei lavoratori. «Lavoravo per cercare di stabilizzare lavoratori, mentre altri pensavano a come lasciarmi a terra», afferma. Per quasi quattro anni ha firmato con Italialavoro circa otto contratti di collaborazione. Non ricorda di preciso, e anche questo è indicativo del senso di precarietà. «Mi facevano quattro-cinque contratti di due-tre mesi sullo stesso progetto», dice.
La sua condizione, a detta dell’ex addetto Italialavoro, non è la peggiore. «Ci sono colleghi – spiega – che ci hanno collaborato per dieci anni che hanno più di 50 anni. Collaboratori anche storici che sono rimasti fuori, senza alcuna prospettiva. Gente che magari nella sua follia aveva anche fatto un figlio, o comunque si era sposata. All’inizio – continua – si capiva che il contratto sarebbe stato rinnovato, ormai c’erano abituati ed erano sereni ma a dicembre è finito tutto». Adesso, invece, con il nuovo regolamento sulle assunzioni non avranno neanche una corsia preferenziale in caso di nuovi contratti. «Fino a due anni fa c’era il diritto di prelazione – afferma l’ex collaboratore di Italialavoro – ora non più. C’è chi è andato bene per dieci anni ma adesso non va più bene».
Alcuni suoi colleghi hanno deciso di fare causa all’azienda. Molti sono seguiti dalla Cgil di Roma. Lui invece non ha neanche tentato. «Disarmato di fronte a un ministero del Lavoro che abbandona così chi collaborava su progetti che servivano a collocare nel mondo del lavoro la gente. Oltre al danno la beffa», dice. La sua è una «critica a livello politico». Ha anche scritto all’onorevole Lucia Codurelli del Pd che ha posto all’attenzione del Governo le problematiche di Italialavoro con diversi atti di sindacato ispettivo sia alla Camera che al Senato. Ma ancora non c’è stata risposta alle interrogazioni, nonostante risalgano ai mesi di maggio, giugno e luglio del 2011.
Eppure per l’ex addetto di Italialavoro, i posti non mancherebbero. Per fare il loro lavoro, come sede veniva assegnato a ognuno un Centro per lImpiego. «In questi anni tanti lavoratori di quei centri sono andati in pensione e tantissimi ne andranno nei prossimi anni – dice – I centri si stanno sguarnendo di personale e fra pochi anni non ci sarà quasi più nessuno a svolgere quel tipo di servizio. Nel frattempo, però, nessuno si sta preparando e, come sempre, parlare di un nostro ricollocamento, visto che conosciamo già lambiente e la materia, o comunque di riaprire in generale le assunzioni, sembra uneresia». L’ex collaboratore non si dà pace: «Mentre un’agenzia privata interinale come Obiettivo Lavoro stabilizza i suoi lavoratori – conclude – l’agenzia del ministero Italialavoro, che attua progetti di supporto e ricollocazione al lavoro, mantiene i suoi lavoratori quasi tutti in precariato, e ora li manda via».
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