«Un balletto di passaggi, avanti e indietro, di continuo». Lo definisce così l’agente della mobile Agatino Emanuele il piano che avrebbe messo a segno il 13 gennaio 2016 da Francesco Zappulla. Quest’ultimo è attualmente sotto processo con l’accusa di aver aggredito e rapinato al Capo un agente fuori servizio, insieme a dei complici condannati il mese scorso in abbreviato. Sono Stefano Randazzo e Manuel Miccichè, a cui sono toccati 6 anni e otto mesi, e Francesco Paolo De Luca condannato a otto anni. Loro tre, insieme a Zappulla, avrebbero commesso l’aggressione e la rapina. Ma finiscono coinvolti nell’indagine anche altre tre persone, accusate a vario titolo di detenzione illegale di armi e spaccio: Salvatore De Luca, Benito Miccichè e Francesco Paolo Pavonita.
L’agente della mobile Emanuele riprende le fila della sua testimonianza interrotta la settimana scorsa e di fronte alla corte della quarta sezione penale riferisce dettagliatamente delle immagini riprese dalle telecamere, che hanno immortalato l’uomo oggi accusato di essere uno degli esecutori materiali dei reati. Frammento per frammento, il teste non tralascia nessun dettaglio e risponde alle domande della pm Giulia Beux: «C’è una telecamera in particolare con una doppia visuale – spiega – riprende sia via Matteo Bonello sia via Gioeni, entrambe percorse a più riprese dai quattro soggetti immortalati». Dalle riprese, infatti, gli agenti che hanno indagato si sono subito resi conto che quattro soggetti, sempre gli stessi, continuavano a fare quel tragitto a bordo di due scooter e in alcuni frangenti anche a piedi. Motivo per cui l’agente Emanuele ha avanzato l’ipotesi, sul banco dei testimoni, che i responsabili possano aver agito sulla base di un piano studiato in precedenza. Premeditazione, afferma: «È stato qualcosa di coordinato», sottolinea il teste.
Uguali i vestiti, il casco e le fattezze. Chi ha condotto le indagini ha anche notato che dalle immagini riprese spunta un buon primo piano dell’imputato, che all’epoca del reato aveva un taglio di capelli molto particolare e riconoscibile, confermato anche da alcune fotografie proprio di quei giorni di gennaio postate sul suo profilo Facebook e servite agli investigatori per effettuare i primi riscontri. Taglio che, riferisce ancora, poco tempo dopo sparisce quando lo stesso Zappulla si presenta, mesi dopo, negli uffici della mobile insieme all’avvocato Vincenzo Giambruno completamente rasato. «Questo particolare ci ha fatto subito pensare che, sapendo delle telecamere presenti in zona, abbia cercato di sviarci e di rendersi meno riconoscibile», dice l’agente Emanuele. Durante l’udienza di questa mattina è stato nominato un consulente tecnico della Procura, che nelle prossime settimane lavorerà alla trascrizione di tre intercettazioni telefoniche. Il controesame dell’agente, invece, slitta all’udienza di metà giugno, l’avvocato Giambruno infatti ha chiesto alla Corte più tempo per prepararsi.
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