Il ricorso amministrativo promosso da alcune associazioni imprenditoriali (Casartigiani-Agrigento e PMI-Sicilia R.g. n. 2475/2013), che hanno impugnato per gravi illegittimità la nomina del Geom Alfonso Cicero e del Geom Rosario Andreanò all’IRSAP (rispettivamente a presidente e consigliere dell’IRSAP) sarà, a breve, esaminato nel merito da parte del Tribunale amministrativo. E’ questo l’esito dell’udienza tenutasi questa mattina di fronte al TAR-Sicilia, Palermo Sez. I, pres. G. Cabrini, rel. M. Cappellano.
Il caso, lo ricordiamo, è quello dell’Istituto regionale per le attività produttive, l’ente che ha inglobato le ex Asi siciliane, dove Confindustria Sicilia, nonostante le resistenze dell’Ars, ha piazzato un suo uomo. Prima quale Commissario e poi come Presidente, Cicero, per l’appunto. Il quale, per i deputati e per le associazioni che hanno presentato ricorso, non ha i titoli per rivestire quel ruolo. Sullo sfondo un braccio di ferro contro lo strapotere degli industriali siciliani, guidati da Antonello Montante, negli enti regionali.
A quanto pare, la difesa di Cicero, ora punta a sostenere la tesi secondo cui, la sua decadenza, sarebbe una tragedia:
“Di fronte a non meglio qualificate ‘tragedie amministrative’ che i difensori delle amministrazioni resistenti, insieme a quello personale del Cicero, hanno prospettato quale conseguenza dell’accoglimento dell’istanza di sospensione abbiamo ritenuto che, per mettere fine alla vicenda delle gravi illegittimità commesse nella costituzione degli organi dell’IRSAP, sia opportuno che il Tribunale si pronunci nel più breve tempo con una sentenza chiarificatrice” così i difensori delle associazioni ricorrenti, avvocati Gaetano Armao, Stefano Catuara e Tiziana Milana, hanno commentato al termine dell’udienza.
Entro domani, preannunciano gli stessi legali, per consentire una valutazione complessiva anche della vicenda della nomina della stesso Cicero a Commissario del medesimo ente, sarà presentata l’istanza di riunione con l’altro giudizio pendente presso il medesimo Tribunale (n. 809/2013).
“Ulteriori questioni inerenti i gravi conflitti d’interesse emersi nella vicenda, e rappresentate al giudice amministrativo, saranno tempestivamente sottoposte alla competente Procura regionale della Corte dei conti” sottolineano i legali. Nelle vicenda, infatti, non manca il rischio di danno erariale. Qualora dovesse essere riconosciuta l’illegittimità della nomina di Cicero, ovvio che lo saranno, oltre agli stipendi percepiti, anche gli atti da lui emanati (ad esempio i 500mila euro per la sede di Caltanissetta) e tutte le spese per consulenze legali sostenute dall’attuale vertice.
E di spese legali ce ne sono parecchie. Cicero, ad esempio, ha promosso alcuni ricorsi dinnanzi alla Corte dei Conti, nei confronti degli ex vertici Asi di Agrigento (tra i quali lo stesso avvocato Catuara). E dall’Irsap piovono comunicati ogni qualvolta viene deciso un rinvio a giudizio a loro carico.
Si presume che a breve ne arriverà un altro per dare comunicazione, con la stessa solerzia, del giudizio che riguarda il presidente dell’ente stesso.
Il Sole 24 Ore attacca lArs. Perché non si occupa degli affari dei suoi capi in Sicilia?
Affaire Irsap: nuovo ricorso (e nuove minacce) per Alfonso Cicero
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