Aeroporto, finti posteggiatori in manette Un truffato: «Sembravano addetti Sac»

«Avevo notato qualcosa di strano. Ma, più che truffatori, mi sembravano addetti Sac che volevano farci la cresta». Così una delle vittime – che preferisce restare anonima – racconta il raggiro subito al parcheggio dell’aeroporto di Catania da una banda di finti posteggiatori autorizzati. Almeno sei uomini, arrestati ieri dai carabinieri della compagnia di Fontanarossa. Abusivi, ma ben organizzati, accusati di associazione per delinquere finalizzata alla truffa e al furto.

Domenica 22 gennaio, ore dieci del mattino circa. «Arrivato all’aeroporto con un amico – racconta il testimone – come sempre mi sono diretto verso il parcheggio della Sac». Lì davanti, un gruppo di uomini li ha subito bloccati. «Vestivano il giubbino arancione con le strisce catarifrangenti tipico degli ausiliari – continua – Saranno state circa otto persone. Ci hanno detto che l’area di parcheggio per la lunga sosta era stata cambiata». La scusa utilizzata dalla banda per dirottare gli automobilisti – spesso di fretta per un volo imminente – dallo spazio di sosta autorizzato a quello abusivo. Qualunque tentennamento, comunque, veniva arginato con decisione. «Uno di loro è entrato in macchina – spiega – e ci ha guidati fino a quest’altro parcheggio. Un posto a sinistra della prima rotonda che si incontra uscendo dalla tangenziale in direzione dell’aeroporto». Un luogo che in effetti poteva essere stata un’area di sosta a pagamento, «una di quelle private, perché c’erano delle insegne, ma spente».

Una volta sistemata la macchina si passava al pagamento. Cinquanta euro per sette giorni. Un prezzo più alto di quello solitamente richiesto dalla Sac. «Cinque o dieci euro in più di quello che pagavo di solito, per questo credevo che ci volessero speculare – ammette la vittima del raggiro – Ma stavo per perdere un aereo e volevo evitare discussioni». A quel punto, agli automobilisti veniva rilasciata una ricevuta: nessun timbro, nessun nome di società o aziende, solo un recapito cellulare. Anzi, una sigla c’era: Pa. Come parcheggio abusivo, ironia della sorte o humor dei truffatori. «Mi hanno detto che, se volevo la fattura, dovevo lasciar loro il numero in anticipo». Sistemato il pagamento, un membro della banda accompagnava gentilmente i truffati all’aerostazione. «I carabinieri ci hanno poi spiegato che quella utilizzata come navetta era la macchina di un malcapitato che aveva posteggiato lì da loro». Uno di quelli che si era fidato così tanto da lasciare agli abusivi le chiavi della propria auto. Abitudine che avrebbe permesso alla banda di operare alcuni semplici furti.

Appena entrati in aeroporto, però, la vittima e l’amico sono stati subito fermati dai carabinieri e avvertiti di essere stati oggetto di una truffa. «Ci hanno portati a fare una segnalazione. Prima di noi c’erano già due o tre persone in fila. Gli agenti ci hanno spiegato che la nostra era la 51esima segnalazione». A denunciare per prima la situazione ai carabinieri era stata infatti la stessa Sac, società che gestisce l’aeroporto, lamentando un danno economico dal comportamento degli abusivi. Mesi di appostamenti hanno poi permesso di accumulare un numero tale di segnalazioni da consentire un intervento dalla sicura riuscita. «Tra qualche mese probabilmente ci chiameranno a testimoniare».

Ma come hanno reagito le vittime una volta scoperta la truffa? «Ho fatto tutto il volo pensando a cosa sarebbe stato della mia macchina – racconta il nostro testimone – Avevo paura anche a mandare un amico a recuperarla, sapendo che avrebbe avuto a che fare con dei delinquenti». Alla fine, però, lo scrupolo per l’auto ha avuto la meglio. «L’amico è andato, alle 11 di sera, con il doppione delle chiavi lasciato a mia madre. Al parcheggio non c’era nessuno, ha preso la macchina e l’ha posteggiata sotto casa mia». Poteva ancora andargli peggio.

Claudia Campese

Giornalista Professionista dal 2011.

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