Aeroporto Birgi, i retroscena sulle dimissioni di Ferraro «Precisa volontà politica contro la fusione con Palermo»

Un’uscita rumorosa e sullo sfondo la battaglia per il futuro di una delle infrastrutture più importanti della Sicilia occidentale: l’aeroporto di Trapani Birgi. Le dimissioni di Elena Ferraro dal cda di Airgest, fortemente sollecitate dal governo regionale secondo la diretta interessata, sembrano essere solo la punta di un iceberg che affonda le sue basi ben più in profondità. In ballo c’è il destino di Birgi che, almeno a parole, il governatore Nello Musumeci vorrebbe accorpato allo scalo di Palermo ma che, in un altro scenario, rischierebbe di finire liquidato e venduto ai privati.

Elena Ferraro gestisce una clinica sanitaria a Castelvetrano ed è nota per aver denunciato una richiesta estorsiva dal cugino di Matteo Messina Denaro. Musumeci l’ha voluta nove mesi fa nel cda di Airgest, ma improvvisamente, lo scorso 27 novembre, emerge la necessità di un passo indietro. «Mi hanno chiesto di andarmene in silenzio – spiega a MeridioNews Ferraro – sostenendo che non avevo i requisiti per occupare quel posto. Al momento della nomina però nessuno aveva sollevato dubbi sui miei requisiti». Gli uffici della presidenza contestano all’imprenditrice di non avere l’esperienza indicata nella legge regionale 19 del 1997: «Un’esperienza almeno quinquennale scientifica ovvero di tipo professionale o dirigenziale o di presidente o di amministratore delegato maturata in enti o aziende pubbliche o private di dimensione economica e strutturale assimilabile a quella dell’ente interessato dallo svolgimento dell’incarico». In sostanza, secondo gli uffici, il ruolo di amministratrice della clinica non basterebbe più. 

Ma Ferraro non ci sta a uscire di scena per colpa della burocrazia, dietro cui teme che si nasconda «una precisa volontà politica» sul futuro degli aeroporti di Palermo e Trapani. «Quello che è certo è che ultimamente mi sono impegnata per la fusione di Airgest con Gesap (la società che gestisce lo scalo palermitano ndr), incontrando consiglieri comunali di opposizione a Palermo, visto che il sindaco Orlando è assolutamente contrario». In teoria la fusione tra gli aeroporti di Trapani e quello di Palermo da mesi viene invocata dallo stesso presidente Musumeci che ha sempre parlato della necessità di avere due sole società di gestione, una per la Sicilia orientale e una per quella occidentale. «Eppure – riflette Ferraro – chi come me stava lavorando attivamente verso questa direzione è stata invitata a farsi da parte». C’è poi il tema del bando di comarketing, andato quasi del tutto deserto. Proprio Ferraro aveva avviato trattative con alcune compagnie, per scongiurare il fallimento della stagione estiva 2019. La Regione ha recentemente ricapitalizzato Airgest con 12 milioni di euro, ma tra due anni il rischio concreto è che non metterà più risorse e, senza compagnie disposte a operare, l’aeroporto rischia la liquidazione. E lì si potrebbe aprire un ultimo scenario di apertura ai privati. 

Sulle dimissioni della consigliera del Cda nei prossimi giorni dovrebbe essere presentata un’interrogazione parlamentare all’Assemblea regionale. Ad annunciarlo è la Lega, col suo portavoce Igor Gelarda. «Vogliamo capire se tutti gli altri membri di cda delle partecipate della Regione abbiano i requisiti». Una difesa che, secondo alcuni attenti osservatori delle dinamiche interne al centrodestra, nasconderebbe un avvicinamento di Ferraro al partito di Salvini, in un più generale piano di erosione di uomini e di potere attorno a Musumeci che la Lega starebbe portando avanti. «Fantapolitica – smentisce seccamente Ferraro che ha ufficialmente lasciato Diventerà Belissima – non appartengo a nessun partito e non abbraccerò per il momento alcun partito politico. Non sono attaccata alla poltrona, d’altronde – conclude – se avessi fatto come mi aveva chiesto Musumeci, sarei già seduta su un’altra».

Salvo Catalano

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