Aeroporti, meno italiani passano da Fontanarossa L’esperto: «Crescita di Comiso compensa perdite»

Quasi sette milioni e mezzo di passeggeri transitati nel 2015 dagli aeroporti di Catania e Comiso. Sono i dati diffusi dalle società che gestiscono i due scali, rispettivamente Sac e Soaco. In crescita il traffico estero: i voli internazionali lo scorso anno hanno fatto segnare un più 14 per cento rispetto all’anno precedente. Scende invece il dato relativo ai collegamenti nazionali, in calo del 2.7 per cento. Un elemento che, secondo il docente di Trasporti al dipartimento di Ingegneria civile e ambientale di Unict Giuseppe Inturri, non deve impensierire. «Ci siamo ricollocati sugli stessi tassi di crescita precedenti al 2012», afferma. Quattro anni fa, infatti, si verifica uno degli anni peggiori per la struttura etnea, con la crisi della compagnia Wind Jet, ad agosto 2012, «che in quel momento rappresentava quasi un quarto del traffico a Catania», scrivono in una nota i vertici della società che gestisce Fontanarossa

A reggere la maggior parte del traffico aereo del sistema aeroportuale della Sicilia orientale è la città etnea, dove sono passati poco più di sette milioni di utenti. È qui che si registra il calo dei voli interni. Uno stop che blocca una crescita che nel 2014 aveva oltrepassato la soglia del 14 per cento. A contribuire alla frenata sono stati diversi fattori, elencano i vertici delle società. A cominciare dai problemi seguiti all’incendio avvenuto a maggio a Fiumicino, a Roma. Il rogo scoppiato in uno dei terminal ha provocato una serie di reazioni che hanno portato a un aumento del costo dei biglietti per i voli diretti in Sicilia. E poi il nuovo piano industriale di Alitalia, che ha interrotto i voli programmati con la sua low cost Air One. Infine la riduzione delle attività di Meridiana. «Il dato delle tariffe aree è estremamente difficile da controllare – spiega Giuseppe Inturri – In generale, cambiando il quadro delle alleanze tra i vettori, scontiamo una politica di Alitalia che non è delle più favorevoli per la tratta Catania-Roma, rotta tra le più trafficate d’Italia». 

L’ultimo scossone, questo ancora più imprevedibile, è quello avvenuto a ridosso del ponte dell’Immacolata, quando l’intensa attività dell’Etna ha costretto le autorità a chiudere lo scalo catanese determinando anche numerosi disagi per i passeggeri. Nell’ultimo mese, sottolineano i vertici della Sac, si è verificato un aumento di quasi il dieci per cento nel traffico di passeggeri. «Senza le cancellazioni legate al fenomeno della cenere lavica, registratesi durante il ponte dell’Immacolata, molto probabilmente si sarebbe evitata la pur lieve flessione verificatasi», si legge nella nota diramata da Fontanarossa. 

Quello che serve, sottolinea il docente universitario, «è abituarsi a vedere i due aeroporti come un sistema, non come due scali separati». La struttura comisana continua a crescere. Dallo scalo Pio La Torre nel 2015 sono passati oltre 370mila passeggeri, con un aumento del 13 per cento rispetto al 2015. Nel periodo delle festività natalizie, tra il 1 dicembre 2015 e il 6 gennaio 2016 i passeggeri sono stati oltre 50mila; quasi il 40 per cento in più rispetto allo stesso mese nell’anno precedente. «Questo conferma che sia Catania che Comiso stanno lavorando in sinergia, così come previsto», sostiene Inturri. Che aggiunge: «La crescita di Comiso compensa la piccola flessione di Catania. In fondo, negli anni passati a muoversi erano sempre passeggeri del bacino del Sud-Est, che adesso hanno un aeroporto più vicino e lo sfruttano».

L’esperto, infine, analizza l’andamento anche in un quadro locale e nazionale. «Il peso dei due aeroporti è cresciuto – precisa – Sia in Sicilia che in Italia c’è stato un aumento rispetto all’intero traffico generato». E precisa: «Spesso c’è la tendenza ad assegnare colpe o meriti all’aeroporto come se il traffico fosse merito e demerito dello scalo – dice Inturri – ma dipende da numerosi fattori, come l’attrattività del territorio oppure i collegamenti». Il docente fa un esempio: «Comiso potrebbe funzionare meglio se ci fossero collegamenti terrestri migliori – afferma – Se si arriva di sera, o si prende un taxi non c’è alcuna soluzione. E queste cose si pagano nel tempo», avverte. 

Carmen Valisano

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