Rassegnazione e assuefazione. Sono gli stati d’animo che pervadono in queste ore molti cittadini di Adrano, dopo l’affissione, nei giorni scorsi, dei necrologi falsi per Valerio Rosano, 26 anni, figlio del capo indiscusso del clan Rosano-Pipituni Vincenzo. Il giovane, da qualche settimana, ha iniziato a collaborare con la giustizia. Una vicenda, quella dei manifesti funebri fasulli, che fa temere per eventuali risvolti futuri e su cui, in città, in pochi si vogliono esprimere. Nel centro storico, dove ignoti attacchini – nella notte tra martedì e mercoledì – hanno attaccato i necrologi sui muri, sembra non sia accaduto nulla. Almeno stando alle risposte di cittadini e commercianti di via San Filippo, via Catena o via Tagliamento, l’arteria alle spalle del Comune e a pochi passi dalla centralissima piazza Umberto.
In via San Filippo un commerciante ha ricevuto la visita della polizia di Stato. Gli agenti hanno chiesto le immagini del sistema di videosorveglianza ma le telecamere puntano in direzione opposta al luogo in cui è stata appiccicata una carta funebre. «Questi necrologi e i messaggi che vogliono trasmettere mi lasciano indifferente – dice l’uomo – La città è assuefatta. Con fatti del genere ci conviviamo, non c’è nulla di nuovo». In via Tagliamento la bacheca dove di solito vengono affissi gli annunci funerari si trova all’inizio della strada, quasi all’angolo con piazza Umberto. Un’area ricca di telecamere collocate all’esterno di negozi e uffici pubblici. «Sinceramente non so nulla di questo fatto – dice un parrucchiere – Se è successo, di sicuro sarà intervenuta la polizia». Un altro esercente non vuole parlare: «È tutto tranquillo».
Alcune ragazze poco più che ventenni, in piazza, qualche parola la spendono volentieri. «Adrano è un’altra cosa – sostengono – Dà fastidio che si parli della nostra città in modo negativo. Siamo sicure che le forze dell’ordine faranno chiarezza, noi non possiamo subire passivamente». Nel Comune, intanto, è arrivata anche l’inviata di Striscia la notizia Stefania Petyx che ha rivolto ai cittadini un invito: farsi un selfie con lei e, accanto, un manifesto con la scritta «La mafia fa schifo». Alcuni hanno accettato, altri hanno scelto di glissare.
Sul fronte delle indagini, gli agenti del commissariato locale stanno lavorando a 360 gradi. Si cerca di individuare la tipografia dove sono state effettuate le stampe, probabilmente commissionate a un professionista non adranita. In secondo luogo bisogna capire chi siano gli autori del necrologio: l’ipotesi al momento più accreditata è che si sia trattato di una presa di distanze della famiglia Rosano-Pipituni: un modo per rendere noto l’esplicito allontanamento dal neo-pentito, del quale non sono ancora stati depositati verbali. Un’altra interpretazione vuole, invece, che sia stato un messaggio dei clan avversi: un invito a fare attenzione con le rivelazioni ai magistrati.
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