Ad ognuno le proprie responsabilità

da Nadia Spallitta,
presidente della commissione Urbanistica di Palazzo delle Aquile, sede del consiglio comunale di Palermo, riceviamo e volentieri pubblichiamo

Ritengo opportuno fare alcune precisazioni in relazione alle dichiarazioni apparse su Link Sicilia del Presidente del Collegio dei Geometri di Palermo, e relative al piano per l’edilizia economica e popolare. Condivido pienamente la necessità che a Palermo si riattivi un circuito economico che consenta una ripresa alle tante aziende in crisi, ed è sicuramente fondamentale il ruolo, anche propulsivo, che devono assumere le amministrazioni locali. E ritengo che, da questo punto di vista, sia fallita l’azione della giunta Cammarata, mentre spetterà alla nuova amministrazione comunale sapere creare condizioni tali da consentire la crescita di cui la città e le imprese, piccole e medie, hanno bisogno, assicurando però sempre il prevalente interesse pubblico. Ritengo, infatti, che non ci possa essere sviluppo economico reale, che non passi attraverso il rispetto delle regole e la tutela dell’interesse collettivo.
Con specifico riferimento al piano per l’edilizia economica e popolare, mi sembra doveroso chiarire che non esiste una proposta in tal senso, in quanto gli uffici si sono limitati ad individuare il fabbisogno abitativo, ma non a redigere il predetto piano. In altri termini, il consiglio comunale non ha bloccato lo strumento di pianificazione urbanistica, che non è stato mai redatto, ma è ancora fermo dal 2006 alla individuazione del numero di alloggi da realizzare (quasi che questo numero possa essere affidato alla discrezionalità dell’amministrazione, mentre invece dovrebbe essere calcolato secondo parametri precisi dettati dalla legge).
Più precisamente, la proposta agli atti del consiglio, deriva da uno studio che – in violazione delle norme – è elaborato sul censimento della popolazione del 1991, quando avrebbe dovuto essere , invece, definito in relazione al censimento quantomeno del 2001 e oggi del 2011. La questione è fondamentale, perché dall’andamento demografico (oggi decrescente), e dalla tipologia dei nuclei familiari, deriva l’accertamento del fabbisogno abitativo e quindi la previsione del numero di nuovi alloggi necessari alla città. La battaglia che mi sarei aspettata dalle associazioni di categoria, doveva riguardare , intanto, questo delicato e fondamentale aspetto. In secondo luogo, l’attuale proposta non fornisce una chiara indicazione sulle aree da destinare all’edilizia economica e popolare – con il rischio che la città non può più permettersi un ulteriore consumo del territorio.
A mio avviso, uno studio preliminare adeguato avrebbe dovuto, invece, escludere o limitare questo rischio, e trovare soluzioni alternative (ad esempio, utilizzando aree degradate e dismesse, immobili abusivi, interventi nel Centro storico della città, etc). Anche da questo punto di vista, è mancato, sempre a mio avviso, un apporto costruttivo delle associazioni di categoria interessate.
Con queste premesse, credo che sia doveroso dotare la città di Palermo di un piano per l’edilizia economica e popolare, e che questo dovrà essere uno dei primi provvedimenti da adottare, contestualmente alla revisione del Piano regolatore generale, per garantire il diritto all’alloggio, agevolare l’economia locale, ma nel rispetto dell’ambiente e del territorio e senza ulteriore consumo di suolo.

 

Redazione

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