Act Tank Sicilia, agroalimentare e grande distribuzione «Nel futuro c’è la rivalorizzazione delle filiere interne»

Numeri in costante crescita per l’export siciliano nel settore agroalimentare dal 2015 al 2020. Un quadro positivo, spesso sottovalutato, con punte di eccellenza che ricoprono primati nazionali. Per questo servono strategie e politiche che mettano la Sicilia al centro del Mediterraneo. A riassumere le linee, che stanno già seguendo, sono stati imprenditori e operatori del comparto alla presenza di rappresentanti delle istituzioni e del mondo della finanza a Catania. Il tutto per individuare progettualità comuni ad alto impatto per lo sviluppo del territorio. Una finalità messa al centro dall’Act Tank Sicilia che, nel quarto tavolo di lavoro, ha fatto il punto sulla situazione. 

Necessaria una valorizzazione dei prodotti a chilometro zero che, nelle singole individualità, non potrebbero sostenere neanche un test nei mercati internazionali. Trovano invece importanti opportunità nella Gdo. «La grande distribuzione organizzata – dichiara Giovanni Arena, direttore generale del gruppo Arena – ha già un ruolo all’interno delle filiere agroalimentari come ha avuto un ruolo fondamentale, lo abbiamo visto in questo periodo di pandemia, negli ultimi due anni. Le filiere agroalimentari, da parte loro, hanno un ruolo strutturale nel tessuto economico e sociale della nostra regione. Il futuro che immagino rispetto allo scenario attuale vede una rivalorizzazione delle filiere anche interne ai nostri territori non solo siciliani ma come Paese Italia. Come stiamo assistendo nelle ultime settimane, in seguito all’inflazione delle materie prime e della guerra tra Russia e Ucraina, ci siamo resi conto che abbiamo una dipendenza dagli altri Stati che potrebbero mettere in seria difficoltà le produzioni di prodotti finiti e quindi della distribuzione alimentare».

Manca anche una consapevolezza, da parte degli stessi consumatori, della qualità dei prodotti nostrani mentre è diffusa una certa attenzione nel garantire la resilienza della filiera corta e dei mercati locali. E anche in questo caso, la Gdo ha saputo essere presente non solo con grandi punti vendita ma anche nei negozi di prossimità, come ha ricordato Pietro Agen, presidente di Confcommercio Catania, ripercorrendo la crescita del gruppo Arena nella città etnea. «Le piccole e medie imprese – aggiunge Agen – devono sfruttare le opportunità enormi della grande distribuzione organizzata. Così possono ricevere quegli stimoli a crescere, collegarsi e quindi a fare gruppo. Cosa che, in fondo, è sempre mancata in Sicilia. Occorre che le piccole e medie aziende sappiano creare sinergia, trasformarsi da piccole iniziative in grande sogno comune e la Gdo diventi partner primario di questa ascesa che poi può permettere di aprirsi a mercati esteri dove oggi non possiamo nemmeno immaginare di andare».

Necessario, per raggiungere questo traguardo, un sistema bancario e finanziario che possa sostenere le realtà produttive e commerciali. E una interessante esperienza arriva da UniCredit tramite il regional manager Salvatore Malandrino: «Abbiamo messo in atto una soluzione innovativa, con il gruppo Arena, come lo sconto dinamico. Siamo riusciti a ottimizzare il capitale circolante della grande distribuzione dando in finanza, a tutti i fornitori che in maniera autonoma e dinamica possono anticipare quello che è l’incasso delle loro forniture. In questo modo possono avere delle agevolazioni non solo in termini di volumi ma anche di tasso che è quello del capofiliera. Riusciamo così ad aiutare tutte le piccole e medie imprese fornitrici a chilometro zero».

Un rapporto, dunque, che lega l’industria agroalimentare alla Gdo per importanti possibilità di crescita come dimostra il caso di Almeda. «Per valorizzare il prodotto a chilometro zero – dice l’amministratore delegato Edoardo Leone – è necessario attivare delle filiere corte che valorizzino le eccellenze del territorio e i prodotti che riusciamo a produrre in sinergia tra le aziende operanti in Sicilia. Questo è l’unico modo che permette di creare una rete di impresa e che restituisce il valore al territorio stesso». Un territorio che attende, in alcuni casi, le riforme da parte della politica. La stessa politica che, ha sottolineato Agen, «ogni volta che ha voluto fare di più e meglio, non ha fatto nulla per dieci anni».


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