DETTO QUESTO CI CHIEDIAMO CHE COSA FA IL PD SICILIANO SU UNA VICENDA CHE DEFINIRE INQUIETANTE E POCO. ONOREVOLE PANEPINTO, PERCHE’ NON SCETENA IL ‘BORDELLO’?
La ‘rivoluzione’ crocettiana segna un altro capitolo della sua involuzione-controrivoluzionaria.
Ricordate l’impegno altisonante verso il ripristino della gestione pubblica delle risorse idriche? Ebbene, con decreto numero 183 del 20 maggio 2013 (appena quattro mesi fa) del dirigente generale del Dipartimento Energia, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana del 12 luglio 2013, n.32, è stato accordato alla San Pellegrino spa il raddoppio dello sfruttamento delle risorse idriche dei pozzi Margimuto della sorgente nel territorio del Comune di Santo Stefano Quisquina, da 10 a 20 litri/secondo per tutta la restante durata della concessione trentennale di cui è titolare la società multinazionale Nestlè-Vera.
Questa ed altre notizie sono contenute in uninterrogazione che quattro senatori del Movimento 5 Stelle hanno rivolto ai ministri dello Sviluppo economico e a quello dell’Ambiente e Tutela del territorio e del mare.
Gli interroganti, Nunzia Catalfo, Ornella Bertorotta, Fabrizio Bocchino e Mario Michele Giarrusso, nel loro documento ispettivo, espongono dettagliatamente il percorso attraverso il quale la società Nestlè-Vera è divenuta titolare della concessione di sfruttamento delle risorse idriche di contrada Murgimuto in territorio del Comune di Santo Stefano Quisquina. La multinazionale si è accaparrata la concessione di ricerca che l’Assemblea regionale siciliana aveva affidato alla società Platani-Rossino al fine di reperire nuove risorse idriche per far fronte all’endemica carenza d’acqua dell’area agrigentina. L’acquisto della concessione ha finalità commerciali, essendo le acque di quel territorio di qualità eccellente per il suo imbottigliamernto.
Peraltro – si legge sempre nell’interrogazione – lo sfruttamento di quella sorgente può contare su un ampio bacino alimentato da altre manifestazioni idriche del circondario, come risulta dal rapporto tecnico dell’Ufficio del Genio Civile di Agrigento del 17 settembre 2008, nel quale si legge che il bacino è da considerare del tipo aperto con apporti da un’area di rilevante estensione nell’ambito del quale sono da ipotizzare travasi da altre zone contigue.
I senatori grillini ravvisano una contraddizione, stando a quanto è riportato in una lettera della direttrice della corporate Nestlè-Vera, pubblicata su La Repubblica di Palermo il 5 aprile 2008, dalla quale si desume che la fonte Santa Rosalia di Santo Stefano Quisquina è la stessa dalla quale attinge un compleso di acquedotti che riforniscono – appunto – l’area dei monti Sicani e di Agrigento.
Ai ministri gli interroganti chiedono, concludendo la loro attività ispettiva, intanto se sono a conoscenza dei fatti e, in secondo luogo, se intendano adottare loro misure a salvaguardia dell’interesse pubblico, considerato che i profitti derivanti dalla vendita di acqua Vera Santa Rosalia sono realizati sottreaendo risorse ad un largo bacino di città siciliane.
Fin qui la cronaca dei fatti. Ma come si dice dale nostre parti, ‘La domanda sorge spontanea’. O meglio le domande sorgono spontanee.
La prima: attraverso quale atto pubblico una concessione di ricerca si è trasformata in concessione di coltivazione, imbottigliamento e vendita delle risorse idriche trovate?
La seconda: come mai nei dieci anni precedenti nessuno si è accorto dellincongruenza dell’operazione Nestlè-Vera e ci sono voluti i senatori del Movimento 5 Stelle per rilevarla?
La terza: perché non chiedere conto direttamente all’assessore regionale dell’Energia, piuttosto che al ministro, sapendo che quest’ultimo nulla può fare, atteso che in materia di risorse del territorio la Sicilia gode di autonomia primaria?
Noi qualche piccola opinione l’abbiamo. Interrogare l’assessore regionale è apparso ai dirigenti del Movimento tempo perso, atteso che gli assessori del Governo Crocetta sono ‘frorti di pancia’ e sanno fare melina meglio dei centrocampisti del Barcellona, per intenderci, Iniesta e compagni. Specialmente quando è difficile motivare con ciarle antimafia i provvedimenti assunti dalle precedenti amministrazioni sostenute dal partito che è magna pars dell’attuale maggioranza e che, anzi, si candida con forza ad accrescere il suo peso politico, rivendicando nuovi posti di governo per i suoi big.
Il riferimento è Ovviamente al Partito Democratico che ha sostenuto la precedente gestione di Raffaele Lombardo nelle sue operazioni di governo delle privatizzazioni, in particolare in materia di servizi idrici. Sappiamo che non tutto il PD siciliano era daccordo con la partecipaziuone al Governo Lombardo. Bene, sarebbe ora che, propRio sullacqua – e, in particolare, su questa incredibile storia della Nestlè, in provincia di Agrigento – la parte sana del PD siciliano facesse sentire, forte, la propria voce a Sala dErcole, ma anche fuori dal Parlamento.
Per esempio: perché l’onorevole Giovanni Panepinto, che sappiamo molto sensibile al problema dell’acqua in provincia di Agrigento non scatena un ‘bordello’ su questa storia? Come mai non interviene?
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