Impugnative e caos. Reazioni diverse, stati d’animo contrapposti, strategie singole ed isolate. Il governo regionale porta avanti livelli differenti di mediazione, sia sull’impugnativa che riguarderebbe i liberi consorzi che sul disegno di legge sull’acqua pubblica. Antonello Cracolici e Vania Contrafatto potrebbero spuntarla dove gli assessori Giovanni Pizzo e Giovanni Pistorio hanno fallito. Non è, sia chiaro, un problema di facce e nomi, o sigle, né di password magiche o pin decriptati pronti a sbloccare lo scrigno magico della costituzionalità delle leggi. Dipende anche dal merito e dal contenuto delle obiezioni.
Va detto senza mezzi termini che la possibilità di non fare eleggere i sindaci metropolitani nei capoluoghi, uno dei punti fermi contestati da Roma informalmente su cui Crocetta, nonostante tutto, vorrebbe tenere duro, ha rappresentato un azzardo senza precedenti. Anche in considerazione del fatto che, nel lunghissimo dibattito, spezzettato e ripreso più volte sulla legge, si finì col ripetere sino alla nausea che i finanziamenti europei sarebbero stati inibiti a città metropolitane con sindaci diversi da quelli dei capoluoghi. Fare diventare oggi sindaci metropolitani Bianco ed Orlando attraverso uno schema dove il voto ponderato è la seconda artificiosa amenità, o nominarli, di fatto passa in secondo piano rispetto ad una neutra e razionale presa d’atto delle cose.
Il Crocetta–pensiero è troppo vago, fluttua, arriva a conclusioni che non vengono portate fino in fondo. Sulle partecipate ad esempio, langue da maggio sulla scrivania del presidente il decreto che riordina le società, in attesa di una firma che sblocchi l’atteso iter. E se dunque la ritrovata vena di Cracolici, combattente mediatore, la minore contraddizione tra le forze oggi in campo nel palazzo della politica siciliana, potrebbe riaprire scenari di transazione verso una legge da ritoccare, nella possibile impugnativa del Ddl acqua la tenacia di Contrafatto, commissario renziano delle opere di depurazione per la Sicilia ed accreditata anche da un buon rapporto personale con Graziano Delrio, sortirebbe punti di equilibrio forse più sottili, ma che consentirebbero una agibilità diversa e soluzioni più immediate.
Il pm titolare della delega all’Energia è riuscita, non senza difficoltà ad evitare di rimanere colpita dal fuoco amico, nei rimbalzi di linea rovente tra Crocetta e Faraone. Quest’ultimo non cinguetta più né va oltre sul suo profilo Facebook. Contro Crocetta, va dicendo, basta Crocetta, sottolineando i risultati, a suo dire poco brillanti, sperduti nell’oceano delle impugnative. Sull’impugnativa acqua il tentativo sarà quello di non farsi ingessare la parte centrale della legge, provvedendo a ritocchi che colmino il gap di penalizzazione rilevato da Roma nei confronti dei privati e del principio che evita la dispersione e la frammentazione della gestione. Ma conterà anche la credibilità di un sistema di ambiti territoriali ottimali concentrato e sottratto alla politica clientelare che, del resto, oggi non ha più nulla da spremere.
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