Acitrezza, il piano per rilanciare l’area marina protetta «Misure contro pesca abusiva ed estensione dei confini»

«Il modo migliore per difendere un’area marina protetta è far sì che tutti gli abitanti la sentano come qualcosa da tutelare, come un valore aggiunto per la comunità». Tra gli obiettivi di Riccardo Strada, dallo scorso autunno direttore dell’Amp Isola dei Ciclopi – gestita dal Cutgana e dal Comune di Aci Castello – dopo anni di vuoto in seguito alla morte di Emanuele Mollica, c’è quello di riuscire a fare innamorare i cittadini di Acitrezza e Aci Castello di quella che ancora oggi viene vista come «qualcosa che è stato calato dall’alto». Con esperienze nelle aree marine protette Regno di Nettuno e Isole di Ventotene e Santo Stefano, ma anche nel Parco sommerso di Gaiola e in quello della Baia nel Golfo di Napoli, Strada è convinto che il mare antistante le due note località marine abbia ancora oggi tantissime potenzialità. 

«Ci sono diversi problemi, ma al livello complessivo da un punto di vista biologico i fondali si trovano ancora in condizioni più che buone», spiega a MeridioNews. Ottimismo che però non devono spingere istituzioni e cittadini a sottovalutare la necessità di un impegno verso una maggiore tutela dell’area marina, ma al contrario ribadire come il gioco valga ancora la candela. Nonostante il problema degli scarichi in mare che ancora deve essere contenuto. «Sto seguendo la vicenda relativa al completamento del collettore fognario e più in generale della depurazione dei reflui che arrivano dalle località collinari – commenta Strada – anche se sono competenze che non rientrano nel mio ruolo. L’amministrazione comunale di Aci Castello è impegnata oltre che a trovare una soluzione agli scarichi già censiti, anche a capire se ce ne sono altri che ancora non sono stati intercettati».

Tra le criticità che invece vanno affrontate direttamente dalla governance dell’Area marina protetta c’è la pesca abusiva. «Parliamo di un problema grave e sottovalutato – continua il direttore – Ci troviamo con una schiera di soggetti che la praticano professionalmente, andando a rifornire i ristoranti del circondario, ma che agiscono totalmente fuori dalla legge». La pesca subacquea con le bombole, pur essendo vietata, continua a essere una pratica diffusa. «Per perseguire questa pratica serve cogliere in flagranza i responsabili – spiega Strada – Per questo abbiamo in mente una serie di iniziative: a partire dalla formazione di volontari chiamati a monitorare i sei chilometri di litorale che rientra sotto la nostra amministrazione. Giovani a cui verrà chiesto di avvisarci non appena noteranno un sub impegnato nella pesca. Spetterà a noi intervenire». Il piano di monitoraggio prevede anche il coinvolgimento delle forze dell’ordine: «Abbiamo già avviato interlocuzioni con carabinieri, guardia di finanza e guardia costiera, e nel caso in cui non dovessero essere disponibili perché impegnati in altri interventi – rivela Strada – sarò io stesso a recarmi sul posto». Lungi dal ritrarsi nei panni di direttore-sceriffo, Strada e il consiglio d’amministrazione dell’area marina protetta stanno lavorando all’attivazione di quanto previsto dall’articolo 22 della legge sulla pesca. «Consente alle amministrazioni comunali di nominare agenti di vigilanza con poteri di polizia giudiziaria», sottolinea Strada, che ha dato la propria disponibilità ad assolvere al compito.

Tra i programmi del nuovo direttore c’è però anche la pianificazione dello sviluppo dell’area marina, a partire da una sua espansione. «Si tratta di una proposta che verrà sottoposta al ministero dell’Ambiente e che dunque è ancora presto per dire se si tramuterà in realtà ma prevede – spiega Strada – di ampliare i confini arrivando a nord fino alla Timpa di Acireale, poco prima di Santa Maria la Scala, e a sud fino al confine con il territorio di Catania, includendo le grotte di Ulisse». A poter subire delle modifiche sarà anche la zonizzazione dell’area. «L’idea è quella di trasformare la zona A in B, per quanto riguarda la parte di mare che dall’isola Lachea guarda alla costa, consentendo così la navigazione e l’ormeggio, mentre verrebbe estesa più al largo dalla parte opposta», rivela. Accorgimenti che puntano dritto a un obiettivo: far sì che siano gli stessi abitanti a sentire il bisogno di proteggere queste acque. «Da un punto di vista biologico i fondali sono ottimi, le carenze riguardano i pesci che finiscono nelle tavole, su questo fronte bisogna utilizzare misure rigide. Sono convinto – conclude Strada – che se ci riusciamo nel giro di due o tre anni il mare tornerà a essere ricco di pesci che potranno essere ammirati anche vicino alla costa».

Simone Olivelli

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