Tra Acireale e Catania, in giro per le segreterie di Sicilia futura, non c’è il consueto via vai di giovani, amici e militanti. Ci si stringe intorno al leader ferito, Nicola D’Agostino, scegliendo un low profile più che obbligato dopo l’arresto del braccio destro del deputato regionale, il sindaco acese Roberto Barbagallo. Dire che il morale è sotto i tacchi è più di un eufemismo. La forza politica passa dall’essere un temuto e corteggiato ago della bilancia, all’epicentro di una bufera giudiziaria con ripercussioni eminentemente politiche. Nel bel mezzo, peraltro, di un calendario di scadenze elettorali da brivido. Le Politiche del 4 marzo vedono D’Agostino in prima linea, candidato del centrosinistra all’uninominale per la Camera nel collegio di Acireale. Già dal 5 marzo, poi, scatterà una nuova corsa alle urne: le Amministrative in 22 Comuni della provincia, a partire da Catania, dove Sicilia futura ha finora governato al fianco di Enzo Bianco. Nel tourbillon delle Amministrative, d’altronde, potrebbe finirci persino Acireale, nel caso Barbagallo getti la spugna rassegnando le dimissioni che per qualcuno appaiono già inevitabili. I tempi tecnici, in caso di addio del primo cittadino, affinché la città dei cento campanili possa essere inserita nell’imminente tornata di Comunale ci sono tutti.
Il campo è minato, e per questo già da ieri deputato e fedelissimi riflettono sul da farsi senza escludere clamorose decisioni. «Io sono candidato e mi ritrovo nella necessità di decidere, con il cuore gonfio di dolore, cosa fare», ha scritto D’Agostino in un comunicato grondante di dubbi. Far finta di niente e proseguire in una marcia d’avvicinamento alle Politiche già complicata per lo svantaggio dem nei confronti dei grillini e soprattutto del centrodestra. Verso gli sfidanti di collegio più accreditati dai sondaggi, Giulia Grillo e Basilio Catanoso, D’Agostino immaginava di giocare una campagna arrembante, una replica ravvicinata e più breve di quella paese per paese delle ultime Regionali. Contando sulla sponda degli amici-nemici del Pd e puntando tutto su una rimonta che potesse almeno ridurre il margine dell’eventuale sconfitta. Tutto sembra oggi già compromesso dall’inchiesta Sibilla.
La exit strategy potrebbe assumere così i connotati di un ritiro di fatto del candidato alla Camera. L’annuncio di una desistenza dalla campagna elettorale, sebbene il Rosatellum renda ormai impossibile l’effettiva cancellazione del nome di D’Agostino dalle schede del collegio di Acireale. Dall’area renziana del Pd finora filtrano solo segnali di sostegno verso il deputato regionale, che se dovesse però decidere in tal senso non verrebbe ostacolato. Troppo complicato tenere in piedi una campagna già problematica di suo e adesso pure concentrata sugli sviluppi giudiziari del caso Barbagallo.
Sull’ipotesi si deciderà «con tempestività», in uno o due giorni massimo. Poi si passerà al piano b per Acireale. Per impedire principalmente il ritorno in Comune del centrodestra di Catanoso, nel frattempo rinfrancato dalla probabile quinta elezione al Parlamento in carriera. E anche per non mollare su Catania, dove il centrosinistra deve ancora ricompattarsi sul sindaco Bianco, in caso di sua candidatura. Non manca chi, dentro Sicilia futura, guarda con interesse ad altre opzioni, agevolato dal profilo centrista della contenitore di D’Agostino e Nico Torrisi: convergere sul centrodestra del papabile candidato Salvo Pogliese oppure guardare a proposte civiche come quella di Emiliano Abramo.
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