Acireale, esenzioni sulle tasse per chi denuncia il racket I commercianti si dividono. «Qui il pizzo non si chiede»

«Un’idea senz’altro interessante, ma che se non accompagnata da una costante azione di controllo rischia di non portare a nessun risultato particolare». A parlare è una commerciante di Acireale, dopo che ieri sera il consiglio comunale ha approvato all’unanimità il regolamento per le imprese che hanno sporto denuncia nei confronti di atti di estorsione e usura

Per le imprese e gli esercenti coraggiosi, gli aiuti arriveranno sotto forma di esenzione – parziale o totale – del pagamento dei tributi locali. Per farlo, di anno in anno verrà stabilito un capitolo di bilancio ad hoc da cui recuperare le somme per compensare gli eventuali mancati introiti derivanti, appunto, dalle agevolazioni fiscali fornite. In un primo tempo, la proposta giunta in consiglio stabiliva in dieci anni l’esenzione, ma l’impossibilità di stabilire a priori i bilanci preventivi futuri dell’ente ha portato a una rettifica per cui sarà «l’amministrazione che annualmente, tenendo conto delle richieste pervenute nel corso dell’anno e della consistenza dei fondi in bilancio» a stabilire la quota di esenzione di cui potrà beneficiare chi denuncerà i propri estorsori. 

Ma se da parte dell’amministrazione comunale il risultato di ieri è stato salutato come «un segnale concreto di contrasto a queste attività criminali», da parte dei destinatari del regolamento i pareri sono contrastanti e si dividono tra chi reputa marginale l’impatto dell’iniziativa e chi invece crede che tutto sommato il fenomeno racket non riguardi la città

«Bisogna capire – commenta la titolare di un negozio – se questo provvedimento rimarrà un’azione isolata o se invece questa amministrazione e più in generale tutte le forze istituzionali presenti sul territorio vorranno realmente combattere il racket. Personalmente – continua – a chi è impaurito, risparmiare qualche centinaio di euro all’anno, non sarà sufficiente a convincere le persone a intraprendere un cammino rivoluzionario». 

Di avviso diverso, invece, un commerciante del centro: «In tanti anni di attività – dichiara – non ho mai avuto alcuna richiesta di pizzo o altro. Non credo infatti che, con i tempi che corrono, ci sia qualcuno che vada a chiedere soldi in cambio di protezione a negozi il cui fatturato è davvero basso». Possibilista, si dichiara, un terzo esercente: «A me non è mai capitato, ma non escludo che qualche locale possa essere costretto a pagare. Questo regolamento? Un’iniziativa sicuramente interessante». 

Tra i promotori del regolamento, che prevederà anche la costituzione come parte civile del Comune in eventuali processi, l’Associazione antiracket acese Rosario Livatino: «Ringrazio l’amministrazione per aver mostrato sensibilità davanti a una tematica che ancor’oggi viene sottovalutata – dichiara il presidente Pietro Caudullo –. Da parte nostra, continuiamo a garantire il nostro sostegno a chi vorrà ribellarsi. Se basteranno questi incentivi? È già qualcosa di importante, ma la vera rivoluzione deve essere civile: bisogna ribellarsi al racket, e purtroppo dalle nostre parti esistono ancora diverse sacche di resistenza in tal senso».

Simone Olivelli

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