Nessun rischio di illegittimità né tantomeno l’esigenza di attenersi alle direttive dell’Autorità nazionale anticorruzione. Il Comune di Acireale risponde così all’accusa di aver nominato i componenti del nucleo di valutazione in contrasto con la delibera dell’Anac. Il caso era stato sollevato dal movimento di destra Officina Acireale, secondo cui l’amministrazione guidata da Roberto Barbagallo avrebbe agito con «la chiara volontà di mantenere al controllo sempre gli stessi tradendo gli annunci di cambiamento da tempo falsamente affermati». Il nodo della questione riguarda le posizioni di Rosario Sciuto e Daniela Macrì, i due componenti esterni dell’organo deputato alla valutazione dei dirigenti. Un compito che, alla luce dell’inchiesta della pocura di Catania sull’assenteismo dei dipendenti comunali, ha attirato le attenzioni dell’opinione pubblica, curiosa di sapere se l’indagine inciderà sulla considerazione che verrà data all’operato dei burocrati acesi.
Qualsiasi sarà la valutazione, ciò che non si potrà mettere in discussione, secondo il Comune, è l’adeguatezza di Sciuto e Macrì. E questo perché il nucleo di valutazione è un organo disciplinato da un regolamento comunale, ma soprattutto diverso dall’Organismo indipendente di valutazione (Oiv), introdotto con il decreto legislativo del 2009, conosciuto anche come riforma Brunetta. Legge che consente agli enti locali la possibilità di non recepire alcune norme nazionali, come nel caso degli Oiv. Acireale, in tal senso, è tra quelli che ha preferito mantenere il nucleo di valutazione: «Il Comune non ha optato per l’istituzione dell’Organismo indipendente di valutazione, ma ha mantenuto la previsione del nucleo di valutazione», fa sapere l’ufficio stampa, specificando che la delibera dell’Anac riguarda soltanto gli Oiv.
Tale decisione ha comportato per l’amministrazione Barbagallo la possibilità di rinnovare gli incarichi fino alla fine del mandato del primo cittadino, a differenza di quanto previsto per i componenti degli Oiv, che possono rimanere in carica per un massimo di tre anni, con una sola possibilità di riconferma. Situazioni ben diverse da quelle di Sciuto – in carica dal 2008 – e Macrì – in carica dal 2012 -, ai quali la giunta lo scorso ottobre ha prolungato l’incarico fino al 2019. La scelta di affidarsi alle stesse figure presenti negli anni dell’amministrazione Garozzo è difesa dal Comune: «Costituisce cambiamento anche il riconoscere il giusto spessore professionale a soggetti in possesso dei giusti requisiti previsti dalla legge», prosegue la nota.
Stesso discorso vale per i presunti conflitti di interessi. Infatti, mentre nel caso il Comune si fosse dotato di un Oiv, la presenza di Sciuto e Macrì – entrambi con familiari di primo grado rispettivamente nella fondazione Carnevale e Bellini – avrebbe contraddetto le direttive Anac, il mantenimento del nucleo di valutazione consente una disciplina meno stringente. Al punto che, nelle 35 pagine del regolamento approvato dal Comune nel 2005, l’espressione «conflitto di interessi» non compare. «La sollevata ipotesi di conflitto d’interessi è evidente che non è possibile attribuirla ai due professionisti incaricati, in quanto le ipotesi di conflitto di interesse sono disciplinate dalla legge e non sono suscettibili di interpretazione estensiva», conclude l’ufficio stampa.
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