Quattro anni. È questa la pena che il pubblico ministero Fabio Regolo ha chiesto per l’ex sindaco di Acireale Roberto Barbagallo. La requisitoria del processo Sibilla, scaturito dal blitz della guardia di finanza che, a febbraio 2018, mise fine anzitempo alla sindacatura, si è svolta ieri ed è durata circa due ore, metà delle quali dedicate alla posizione del 45enne. Barbagallo, che ha seguito l’udienza accompagnato dalla moglie, è accusato di induzione indebita a dare o promettere utilità, reato che sarebbe stato commesso con la collaborazione del luogotenente della polizia municipale Nicolò Urso.
Il vigile, nei confronti del quale è stata chiesta la stessa pena di Barbagallo, avrebbe eseguito un controllo amministrativo nei confronti di due venditori ambulanti, con l’obiettivo di metterli in soggezione al punto da spingerli a chiedere un intervento del sindaco. Occasione che, secondo la procura, Barbagallo sarebbe stato pronto a sfruttare per chiedere voti in favore di Nicola D’Agostino. I fatti si sono svolti nell’autunno del 2017, quando D’Agostino, rimasto estraneo all’indagine, era in corsa per la riconferma all’Assemblea regionale siciliana. «M’aggiuva na cosa elettorale», è una delle frasi captate dalle microspie nella stanza del sindaco. Barbagallo, dal canto suo, ha sostenuto durante il processo che il significato di quella frase va ricercata nell’impegno portato avanti contro l’abusivismo. Un’azione inerente la propria attività amministrativa e totalmente slegata dalla campagna elettorale per le Regionali. L’accusa ha chiesto due anni anche per gli ambulanti, i fratelli Salvatore e Sebastiano Principato.
Richiesta di condanna a due anni anche per il geologo Alessio D’Urso e il dirigente comunale Salvatore Di Stefano. I due sono accusati di avere concordato un incarico professionale a favore del primo – relativo alla progettazione della messa in sicurezza di due torrenti e di un costone ad Acireale, attestando di avere proceduto a indagini di mercato per l’affidamento che in realtà non sarebbero state fatte. Per Di Stefano invece il pm ha chiesto l’assoluzione nella vicenda che coinvolge anche l’altro ex dirigente comunale imputato, Giovanni Barbagallo. I due erano finiti nell’indagine con l’accusa di essersi scambiati reciproci favori, tra cui il riconoscimento di un indennizzo per i danni causati dalla tromba d’aria a un immobile di proprietà di Barbagallo. Assoluzione richiesta anche per l’ex assessore Giuseppe Sardo e gli altri imputati – Ferdinando Garilli, Anna Maria Sapienza, Giovanni Barbagallo ed Eva Finocchiaro – accusati di avere contribuito a turbare la gara d’appalto per la progettazione dei lavori di riqualificazione della pista di atletica al Tupparello.
Il pubblico ministero, infine, ha chiesto l’assoluzione anche per il capo d’accusa riguardante i presunti illeciti commessi nella fase di collaudo di alcuni lavori svolti al cimitero di Acireale. Alla sbarra in questo caso ci sono il dirigente Salvatore Di Stefano, Angelo La Spina e Salvatore Leonardi, questi ultimi rispettivamente rappresentante di una delle società che fanno parte dell’Ati San Sebastiano e direttore dei lavori.
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