La procura di Catania ha notificato la chiusura delle indagini a Raffaele Pippo Nicotra, l’ex sindaco di Aci Catena arrestato a ottobre scorso con le pesanti accuse di concorso esterno in associazione mafiosa, voto di scambio e tentata estorsione. L’avviso è arrivato nei giorni scorsi. Oltre all’ex politico – che nel corso della propria carriera ha vestito le casacche di diversi partiti, dal Pd al Pdl, passando per Mpa e Udc – la comunicazione è arrivata anche alle altre persone con lui arrestate, in un’inchiesta che coinvolge in totale oltre trenta indagati.
Al centro dell’attenzione dei magistrati della Dda sono finiti i rapporti che Nicotra avrebbe coltivato nel tempo con gli esponenti locali della famiglia mafiosa Santapaola-Ercolano. Cosca che ad Aci Catena per lungo tempo ha fatto riferimento al boss Sebastiano Sciuto, meglio conosciuto come Nuccio Coscia e deceduto l’anno scorso. Per gli inquirenti Nicotra avrebbe beneficiato del sostegno del clan in occasione delle elezioni regionali del 2008 e del 2012, assicurando in cambio periodici versamenti di denaro, il sostentamento delle famiglie dei detenuti e assumendo nei supermercati di proprietà familiari degli esponenti della cosca. A queste accuse il diretto interessato, durante l’interrogatorio davanti al gip, ha risposto dichiarandosi vittima di estorsione da oltre quarant’anni.
A tirare in ballo l’imprenditore catenoto è stato il collaboratore di giustizia ed ex responsabile del clan ad Aci Catena Mario Vinciguerra. L’uomo ha raccontato come Nicotra fosse ritenuto dal clan una persona di fiducia. A fare il nome del 62enne è stato anche il pentito Santo La Causa. Ex reggente dell’ala militare dei Santapaola, La Causa ha detto di avere anche incontrato Nicotra durante la propria latitanza. Un contatto che avrebbe avuto come obiettivo anche la richiesta del pizzo su alcuni capannoni situati nella zona industriale di Catania. Per l’occasione La Causa si sarebbe presentato vestito da benzinaio.
Nell’inchiesta, infine, è finito anche un presunto tentativo di estorsione che avrebbe visto protagonista Nicotra. Per la procura avrebbe incaricato alcuni appartenenti al clan di recuperare un credito vantato nei confronti di un costruttore socio della moglie nella ditta Erika srl. Fatti che avrebbero comportato anche il pestaggio della vittima, che poi ha denunciato i fatti ai carabinieri.
Nicotra al momento è ai domiciliari. La misura era stata decisa dal tribunale del Riesame già il 13 novembre, decretando anche l’annullamento dell’ordinanza per quanto riguarda il reato di voto di scambio. Per oltre un mese, però, il 62enne è rimasto all’interno del carcere di Bicocca per l’impossibilità di reperire tempestivamente il braccialetto elettronico. Per poi uscire dalla cella soltanto poco prima di Natale e dopo avere trascorso alcuni giorni anche a piazza Lanza. Adesso per lui e gli altri indagati ci sarà da attendere cosa deciderà la procura in merito alla richiesta di rinvio a giudizio. Un esito che, a meno di clamorose sorprese, sembra scontato.
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