Aci Castello, il Lido dei Ciclopi nel limbo della burocrazia Lavoratore in protesta. Sindaco: «Assegnarlo al Comune»

Lo stabilimento balneare Il Lido dei Ciclopi, che interrompe il naturale collegamento tra il lungomare di Aci Trezza e il litorale Scardamiano, secondo il primo cittadino di Aci Castello Filippo Drago dovrebbe «essere assegnato al Comune». Intanto, Orazio Vasta, storico impiegato fra la direzione e la reception, minaccia di iniziare uno «sciopero della fame per il rischio di rimanere senza lavoro dopo oltre 25 anni di precariato». Alla fine di un lungo iter fatto di sequestri, dissequestri e nuovi sequestri, nel 2001 il lido, un tempo di proprietà del cavaliere del lavoro Carmelo Graci, viene definitivamente confiscato perché in odor di mafia

Confiscato ma non ancora destinato, il lido è oggi gestito dalla società Ulivi Srl. Svuotato, però, dei soggetti coinvolti negli affari criminali. Adesso, infatti, unico socio è l’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la gestione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata che, in tutta Italia, ne amministra oltre 15mila. Circa tre anni fa, nel luglio del 2015, l’Agenzia ha affidato la gestione della società a un consiglio di amministrazione: il presidente è l’avvocato catanese Francesco Carpinato, già amministratore unico della Pubbliservizi; il direttore è Andrea Dara; il consigliere delegato alla gestione finanziaria è il commercialista Diego La Vecchia; e la consigliera con delega alla gestione del personale è l’avvocata Patrizia Polizzotto

«Tutto è andato più o meno bene fino a quando c’era un amministratore giudiziario, il commercialista catanese Giuseppe Giuffrida – racconta a MeridioNews il lavoratore, componente della federazione del sociale Usb di Catania -. Prima dell’arrivo del cda, lavoravo nel lido dai sei agli otto mesi l’anno, adesso invece solo tre mesi e solo per sei ore al giorno senza possibilità di fare gli straordinari che, in ogni caso, non sarebbero pagati. La cosa peggiore – sostiene Vasta – è che con gli amministratori non c’è alcun tipo di rapporto». Dallo scorso maggio, il dipendente di 59 anni ha dato vita a una serie di manifestazioni di protesta davanti ai cancelli dell’ingresso centrale dello stabilimento, in via Livorn, sulla strada statale 114. «Come Usb abbiamo chiesto di conoscere il piano industriale aziendale ma non abbiamo ricevuto nessuna risposta». 

Il primo cittadino di Aci Castello, Filippo Drago, intanto continua a chiedere che il bene confiscato venga affidato al Comune. «Sarebbe una grande opportunità di sviluppo per il territorio», dice il primo cittadino sintetizzando il contenuto di una lettera che ha inviato direttamente al ministro dell’Interno Matteo Salvini, dopo le sue risposte al question time durante un’interrogazione sui beni confiscati. Non è la prima volta che il sindaco avanza questa istanza: lo scorso anno ci aveva già provato inviando una lettera all’Agenzia nazionale per farne ufficiale richiesta. «Nell’ultimo anno – dichiara – ho fatto due solleciti ma non ho ricevuto nessuna risposta». 

Il Comune ha già la gestione di un altro bene confiscato alla criminalità organizzata. «Si tratta dei locali dell’ex hotel Cristal, che facevano parte dello stesso compendio, in cui oggi c’è la sede della polizia municipale, l’area tributi del Comune e la sede dell’area marina protetta». Anche per il Lido dei Ciclopi ci sarebbe già un progetto in cantiere per la restituzione alla collettività. «Un passaggio pedonale che salvaguardi lo stabilimento per tutelare e difendere il valore patrimoniale, culturale e naturale del bene. L’idea – aggiunge il sindaco – sarebbe la gestione congiunta con alcune associazioni locali per far cogliere alla cittadinanza che la confisca non è un ostacolo ma una possibilità per la realizzazione di un lungomare che ci invidierebbe tutto il mondo. Per questo – conclude – auspichiamo che il vice premier possa consentirci di riappropriarci di questo pezzo di territorio».  

Marta Silvestre

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