Palermo e Coppa Italia, un feeling che non ha mai trovato la sua consacrazione più bella e più completa. Sono tre infatti le finali disputate dai rosa nella coppa nazionale, tutte e tre però perse. Due addirittura negli anni ’70, quando il Palermo, dopo aver fatto per tanti anni l’ascensore tra la serie A e la serie B, restò in cadetteria e anche in categorie inferiori per oltre trent’anni, prima della risalita arrivata soltanto nel 2004. Il 20 giugno del 1979, la squadra siciliana affrontò la sua seconda finale di Coppa Italia, dopo quella giocata cinque anni addietro contro il Bologna e persa contro i felsinei tra le polemiche. Stavolta di fronte ai rosanero c’era la Juventus allenata da Trapattoni reduce da due campionati vinti di fila, anche se quello stesso anno i bianconeri arrivarono terzi in serie A. Dal canto suo, invece, il Palermo disputava il sesto campionato consecutivo tra i cadetti e aveva concluso la stagione in settima posizione.
Il cammino in Coppa Italia dei rosa, allenati da Fernando Veneranda e con Renzo Barbera come presidente, fu esaltante. La formula della coppa era diversa rispetto ai giorni nostri e nel raggruppamento a cinque squadre della prima fase il Palermo terminò al primo posto riuscendo ad avere la meglio su Verona, Cesena, Torino (in trasferta) e Brescia. Dopodiché si passò direttamente ai quarti di finale, con gare di andata e ritorno. Doppio 0-0 con la Lazio, ma i siciliani ebbero la meglio a Roma vincendo 4-5 ai calci di rigore. In semifinale, altro avversario tosto: il Napoli. Alla Favorita la sfida terminò ancora una volta a reti inviolate, ma al San Paolo i rosa seppero imporsi per 2-1 grazie a una doppietta di Citterio che spedì così il Palermo in finale dove avrebbe trovato la Juventus, che nell’altra semifinale aveva battuto il Catanzaro.
Ed eccoci qui, alla sfida tra rosanero e bianconeri. La gara si giocò a Napoli e la Juventus poteva contare su gente di un certo livello come Zoff, Gentile, Cabrini, Furino, Scirea, Causio, Tardelli e Bettega. Il Palermo invece scese in campo con Frison, Gregorio, Citterio, Brignani, Di Cicco, Silipo, Maritozzi, Borsellino (poi sostituito da Arcoleo), Chimenti (a cui subentrò Osellame), Magherini e Conte. Da una parte Golia, dall’altra Davide. E il Palermo, a dispetto di tutto e di tutti, anche dei pronostici, passa subito in vantaggio con Chimenti che prima beffa Zoff e poi deposita in rete. Nella ripresa Veneranda deve chiamare fuori lo stesso attaccante, infortunatosi dopo una botta presa da Cabrini. Nella Juve entra anche Boninsegna, ma allo scadere manca veramente poco. I palermitani incollati alla tv pensano già di avercela fatta, ma quando mancano soltanto sette minuti, Brio pareggia i conti e porta la sfida ai supplementari. Nonostante tutto, il Palermo ha il merito di non mollare seppure di fronte a un avversario nettamente più forte. I sogni di gloria svaniscono al 117’, quando Causio supera Gregorio e segna il gol che regala il trofeo alla Juve. Una beffa atroce per il popolo rosanero.
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