Una veranda che si presume essere abusiva nell’abitazione di proprietà della moglie del comandante della polizia municipale di Palermo. Questa è l’accusa riportata in una segnalazione che il comitato Giustizia e legalità ha inviato alla procura del capoluogo e in copia al sindaco Leoluca Orlando e ai gruppi consiliari. In allegato anche una foto dell’oggetto del contendere: una veranda ricavata chiudendo una terrazza al settimo piano di un palazzo in zona Malaspina, nei pressi di via Filippo Parlatore. E una relazione tecnica, che il comitato ha richiesto a un ingegnere. «Tale veranda – si legge nella missiva inviata da Giustizia e legalità – ha consentito alla signora Zannelli, il cui marito è a capo di un ufficio che tali leggi deve fare rispettare, l’aumento della superficie dell’immobile che si segnala. Trattasi di opera fissa non rimovibile, utilizzata per fini abitativi».
«Querelerò tutti». Vincenzo Messina, contattato da MeridioNews, respinge sul nascere le polemiche manifestando l’intenzione di tutelarsi. «Non stiamo accusando formalmente il comandante», dicono gli autori della segnalazione, componenti di un comitato spontaneo che tuttavia non è ancora stato ufficialmente registrato all’Agenzia delle entrate. «Siamo solo un gruppo di cittadini – continuano – mossi dalla volontà di vigilare sull’operato delle istituzioni, che dovrebbero dare essere un esempio con la propria condotta. Ci hanno comunicato di questa mansarda e abbiamo chiesto a un professionista di raccogliere le informazioni catastali e fare una verifica. Una volta ottenuti i risultati abbiamo fatto un esposto alla procura di Palermo. Sarà l’autorità giudiziaria, non certo noi, a stabilire se c’è una violazione».
E una violazione, stando alla perizia firmata dall’ingegnere Luciano Cerniglia, ci potrebbe essere. «L’abuso – si legge nel documento – è stato quello di occupare una superficie non residenziale trasformandola in superficie residenziale, con la realizzazione di una struttura in alluminio, vetri e copertura con pannelli in isoblok». Lavori che sarebbero stati realizzati «senza i dovuti atti autorizzativi, né tantomeno con presentazione di sanatoria edilizia», almeno secondo la verifica svolta dall’ingegnere negli uffici dell’Edilizia privata del Comune. Una condizione che, se confermata, costituirebbe un abuso che «allo stato attuale e con le norme vigenti non può essere regolarizzato».
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