«Sospendere le demolizioni delle case abusive? Né una mossa elettorale né un modo per fare melina». A difendere quello che per il momento è soltanto un’idea da tramutare in atti legislativi è l’assessore regionale al Territorio Maurizio Croce. Il tema è tra quelli più caldi e prossimamente potrebbe tornare al centro delle cronache, con le ruspe che dovrebbero rimettersi in azione a partire da Licata – dove lo scorso anno gli abbattimenti degli immobili a ridosso della costa portarono alle proteste dei residenti – e Palma di Montechiaro, centro in cui, stando a quanto dichiarato dal commissario Antonino La Mattina, le demolizioni dovrebbero iniziare a maggio.
L’intera questione, tuttavia, potrebbe subire uno stop. A pensarci è il governo Crocetta, che sta valutando l’ipotesi di un piano particolareggiato delle coste, ovvero uno strumento che possa consentire di avere un quadro completo dell’abusivismo sulle coste siciliane, prima di rimettere in moto le pale meccaniche. «L’ho promesso l’estate scorsa, quando ho detto ai deputati che avrei lavorato a un progetto organico per affrontare il problema abusivismo – spiega Croce a MeridioNews -. Bisognava andare oltre l’emendamento Fazio, che prevedeva la possibilità di sanare le costruzioni entro i 150 metri dalla costa ma facendo un’analisi parziale, mentre c’è l’esigenza di affrontare il tema nel suo complesso». Il progetto dell’assessore prevede innanzitutto una mappatura dell’abusivismo: «Alla domanda se a oggi la Regione sa quanti sono gli immobili fuori norma la risposta è no – ammette -. Capirlo spetta ai Comuni». Ai quali andrebbe dato un tempo preciso: «Immagino sei mesi entro i quali bisognerà comunicare i dati. Scaduto quel termine si passerebbe alle demolizioni». Che potrebbero essere finanziate attraverso un «fondo di rotazione ad hoc», anche se alla fine sarebbe quasi inevitabile per i Comuni fare la propria parte, anticipando le somme per poi rivalersi in danno sugli abusivi.
Ma il nodo principale per Croce è rappresentato dalla capacità di prevedere quale sarebbe lo scenario post-abbattimenti: «È una cosa a cui nessuno pensa, ambientalisti in primis – attacca l’assessore -. Non escludo che abbattendo gli immobili che risultano abusivi ci ritroveremmo davanti a una situazione a macchia di leopardo». Il riferimento del responsabile al Territorio va alla legge regionale 37/1985 e alla maxi-sanatoria che all’epoca venne concessa agli irregolari. «Quelli che potrebbero essere demolite sono soltanto le costruzioni realizzate dopo quell’anno», specifica Croce. Che però avrebbe in mente una soluzione per aggirare la questione: «Fatta la mappa, la mia idea sarebbe quella di abbattere anche quelli sanati nel caso in cui deturpino l’ambiente, garantendo però ai proprietari un trasferimento della cubatura su un altro terreno messo a disposizione dalla Regione». Su questo punto l’assessore sottolinea che tale possibilità verrebbe concessa soltanto «a chi risulta in regola e non agli abusivi». Tra le ipotesi al vaglio della giunta anche la possibile acquisizione gratuita degli immobili abusivi, che entrerebbero a far parte del patrimonio pubblico per finalità sociali.
Inevitabile però è ragionare sulla fattibilità del progetto, partendo innanzitutto dai tempi. La legislatura infatti è agli sgoccioli e, a meno di sette mesi dalle elezioni, il rischio di iniziare una discussione su qualcosa che potrebbe arenarsi sotto campagna elettorale è alto. «Quello che posso assicurare è che la mia proposta arriverà in commissione all’Ars, se poi non andrà avanti non dipenderà da me ma dai 90 deputati», replica Croce. Che taglia corto quando gli si anticipa le possibili critiche che potrebbero seguire a un congelamento delle demolizioni. «Un modo per ingraziarsi gli abusivi prima del voto? Non mi importano le provocazioni, lavoro per la Sicilia e non mi preoccupo di chi critica spinto dai pregiudizi ideologici, pensando che – conclude – abbattere senza un piano renderà le nostre coste più belle».
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