Abusi su tre minori, sacerdote in manette Don Di Noto: «Misericordia? Serve giustizia»

«È vero che Dio è misericordioso, ma la misericordia si misura con la giustizia». Padre Fortunato Di Noto, fondatore dell’associazione Meter, da anni impegnato nella lotta contro pedofilia e abusi, non fa sconti nell’apprendere la notizia del sacerdote palermitano arrestato stamattina a Roma con l’accusa di violenza sessuale su tre minori. Secondo quanto emerso dalle indagini della sezione Fasce deboli della Procura di Palermo, il sacerdote 40enne avrebbe commesso gli abusi durante il suo mandato sacerdotale nel capoluogo siciliano. Tutto avrebbe avuto inizio durante un pellegrinaggio all’estero. In quel caso il prelato avrebbe pagato il viaggio a due fratelli di 13 e 15 anni che frequentavano abitualmente la parrocchia. Sono state le indagini, scattate dopo la denuncia della madre dei due ragazzi, a scoprire un terzo caso di abusi ai danni di un altro giovane, oggi maggiorenne.   

«Attraverso Meter – dice Don Di Noto a MeridioNews – ci occupiamo da 25 anni di pedofilia e abusi e la nostra posizione non può che essere molto chiara, anche se ci rimettiamo alle decisioni della magistratura. Sono degli scandali gravi, compiuti da una persona con dei disturbi seri e totalmente sconnessa da quello che è il ruolo di un sacerdote per una comunità». A incastrare l’uomo finito in manette ci sarebbe anche una conversazione in chat in cui il prelato avrebbe confessato quanto commesso in un cosiddetto momento di debolezza a una parrocchiana. 

«Dal punto di vista della Chiesa – prosegue il fondatore di Meter – sarà il vescovo a dovere attivare tutte le procedure necessarie per accertare le responsabilità del sacerdote, accelerando l’iter per il processo canonico. Con Papa Francesco non si possono dormire sonni tranquilli. Il mio pensiero, tuttavia, va alle vittime. Al di là del comportamento del sacerdote, che spero che possa avere una giusta condanna nell’accertamento dei fatti e che non faccia più il prete».

«Le vittime devono essere accolte, protette, ascoltate, aiutate a superare il dramma che hanno subito -continua – Le loro sono ferite permanenti. Anche la comunità cristiana dove questo sacerdote ha servito non va lasciata sola, perché è come una famiglia in cui il padre ha abusato di alcuni figli. Non bisogna abbassare la guardia, perché non c’è nulla che possa riparare un abuso sessuale su un bambino ed è anzitutto una comunità che deve imparare a sapersi difendere con la consapevolezza che questi atti, compiuti da gente affetta da devianze del genere, possono accadere in qualsiasi momento».

Gabriele Ruggieri

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