A19 interrotta, viaggio incognita da Palermo a Caltanissetta «Passo più ore sul pullman che a scuola con i miei alunni»

«Strada? Non è una strada, ma una trazzera, più pericolosa del viadotto Cannatello della A19». In effetti le profonde buche, gli avvallamenti improvvisi, le distese di fango e l’asfalto a tratti mancante non rendono il viaggio in pullman da Palermo a Caltanissetta esattamente una passeggiata. Per non parlare dei restringimenti della carreggiata e delle curve a rallentatore a strapiombo su un precipizio. Incontrare un gregge di pecore o un tir che ti rallenta ulteriormente si rivela davvero la cosa meno problematica da gestire. Dallo scorso dicembre per chi vuole raggiungere il capoluogo nisseno da Palermo il viaggio s’è fatto non solo più accidentato, ma soprattutto più lento. Sulla A19 in direzione Catania, in corrispondenza del viadotto Cannatello, fatiscente e sotto monitoraggio dal 2001, la circolazione è stata interdetta ai mezzi pesanti. Che per proseguire sono costretti a uscire a Resuttano, attraversare la frazione su strade pericolanti e precarie, fino a quella successiva di Santa Caterina Villarmosa, dove la situazione un po’ migliora. Per poi rientrare, dopo un’ora di trazzere, finalmente in autostrada all’altezza di Ponte Cinque Archi, a pochi chilometri dall’uscita per Caltanissetta.

Una deviazione obbligata che si dovrebbe protrarre fino a maggio. Ma c’è chi, all’interno della Sais, l’azienda di pullman che offre tra le altre anche la tratta Palermo-Catania, ipotizza addirittura possa durare fino a luglio inoltrato. Un bel problema per chi, questo viaggio, è costretto a farlo ogni giorno per lavoro. «Ci sono giornate in cui mi alzo addirittura alle 4 di notte, dipende dall’orario che ho. Spesso parto da Palermo col pullman delle 6.15, ma arrivo sempre con un po’ di ritardo in classe, c’è da considerare infatti non solo l’incognita del tempo di percorrenza, che oscilla tra le due ore e mezza e le tre, mentre prima il viaggio durava appena un’ora e quaranta, ma anche il tempo per raggiungere il mio posto di lavoro una volta arrivato a Caltanissetta: la scuola». Lui, infatti, è il professore Emanuele Giacopelli, docente di Teorie, analisi e composizione al liceo musicale Manzoni-Juvara di Caltanissetta. Entrato di ruolo al liceo quest’anno, da settembre ha cominciato a viaggiare giornalmente per recarsi a scuola. «La scora settimana il pullman ha tentato una strada alternativa – racconta il professore -, siamo usciti a Villabate e abbiamo percorso la strada statale Palermo-Agrigento, che in termini di tempo non fa guadagnare niente, si ritarda comunque almeno un’ora. Poi si esce dopo Aragona, si prende lo scorrimento veloce che va da Canicattì fino a Caltanissetta, in pratica non si fa più autostrada».

Un’alternativa che, tuttavia, sembra essere durata poco. Dopo l’esperimento, la Sais ha deciso di fare nuovamente percorrere ai suoi autisti il percorso alternativo che attraversa Resuttano e le sue trazzere. Quelle che alcuni operai, in questi giorni, stanno tentando di rimettere a posto, visto l’afflusso di mezzi pesanti che transiterà da lì per i prossimi mesi. «Tutto questo incide in maniera abbastanza pesante sui miei ritmi e le mie giornate. Spesso, malgrado le corse e la sveglia a volte in piena notte, arrivo comunque in ritardo – racconta -. Insomma, è un ulteriore carico a una giornata che di per sé è già faticosa, tra spostamenti da una città all’altra, lavoro e poi viaggio di rientro. A volte sto più sul pullman che a scuola, perché le ore che passo per viaggiare sono molte di più di quelle che ho a disposizione per insegnare. Però questa è stata una mia scelta, io ho vinto un concorso e finalmente ho avuto la possibilità di poter insegnare una materia che amo». Materia che alle scuole medie, dove il professore Giacopelli ha passato già tantissimi anni, non esiste. «Caltanissetta era l’unica sede siciliana a disposizione – torna a dire -, altrimenti sarei dovuto rimanere alle medie, rinunciando a insegnare ciò per cui mi sono formato per anni. Certo, non immaginavo ci fossero tutti questi disagi autostradali, è come se andassi tutti i giorni a Catania». Un sacrificio, insomma. Ma che per il professore Giacopelli varrà comunque sempre la pena.

«Io il sacrificio già l’ho fatto facendo questa scelta. Insegnavo in una scuola media sotto casa, ma questa opportunità non potevo perderla. Penso ai sacrifici che ho già fatto per vincere questo concorso e poter insegnare questa materia, sono stato per sei anni a Roma a studiare composizione, dormivo spesso nelle cuccette del treno per ritornare a casa e poi sono andato a Napoli per il concorso, mi devo confondere per andare a Caltanissetta? Un sacrificio ben maggiore rispetto a quello autostradale che mi viene chiesto adesso – spiega -. Quindi no, non ho mai pensato nemmeno una volta di tornare dove ero prima, comodamente nella mia città, a insegnare nella scuola sotto casa. Ho investito tanto in questa scelta, rinnegarla significherebbe aver fatto anni di sacrifici per niente, sarebbe buttare tutto. Io continuerò ad andare a Caltanissetta, ma è chiaro che mi auguro di poterci tornare tutti i giorni senza alcun disagio. Dopo tanti sacrifici per insegnare una materia, adesso io e molti altri colleghi siamo sottoposti ad altri per percorrere la strada per andare a insegnarla», sorride e sdrammatizza.

Ma non ci riescono tutti. Per qualcun altro, infatti, questo ulteriore disagio non è tollerabile. Specie se potrebbe durare per i prossimi sei mesi. In considerazione del fatto che la A19 collega le due città più importanti della Sicilia, Palermo e Catania. «Io rischio la patente perché superiamo le quattro ore e mezza di guida – rivela, con molta amarezza, un autista -. Non rischia chi comanda e sta seduto in poltrona, qua si ragiona e si lavora così, uno può essere mai sereno? Se mi fermano, la striscia parla e il verbale lo fanno a me. Dobbiamo lavorare rischiando noi? Io non pensavo che la Palermo-Agrigento fosse ridotta così – spiega, dopo aver provato il percorso della scorsa settimana -. Semafori rossi, curve a non finire, senso unico alternato, un macello. Arrivare fino ad Agrigento non è la soluzione, ma c’è stato anche un tir che si è quasi ribaltato sul percorso che attraversa Resuttano, bloccando tutto fino a notte fonda. Intanto noi autisti superiamo le ore di guida. Quali sono le soluzioni alternative? Non ce n’è, strade non ce n’è più».

Silvia Buffa

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