A19, Alfano: «Pronti per lo stato di emergenza» Investimento da 30 milioni e 18 mesi di lavoro

Il crollo del viadotto sulla Palermo-Catania, i fatti di Milano, l’emergenza migranti con una lotta a 360 gradi alla «più macabra agenzia di viaggi al mondo», ma anche la cattura dell’ultima primula rossa, Matteo Messina Denaro. Il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, stila l’elenco delle priorità del governo Renzi durante una visita a Palermo. L’occasione è un vertice sulla sicurezza con i prefetti della Sicilia occidentale e quelli delle forze dell’ordine.

E l’incontro con i giornalisti, convocati in prefettura in via Cavour, si apre con un annuncio. «Il governo è pronto alla dichiarazione dello stato di emergenza per consentire la costruzione della bretella di collegamento tra Palermo e Catania, la distruzione del viadotto crollato e la ricostruzione due viadotti». Il piano è già stato studiato dall’Anas, assicura il ministro, che snocciola i numeri del progetto. «I lavori potrebbero avere una durata compresa tra i 15 e i 18 mesi, per un investimento complessivo compreso tra 27 e 30 milioni».

Perché per il leader di Ncd, siciliano d’origine, quel progetto è «fondamentale, di grande importanza per dare una risposta ai siciliani che si trovano a vivere in due Sicilie completamente separate». Insomma per Alfano si tratta di «uno stato di reale emergenza» e il Consiglio dei ministri ha «tutto pronto» per la dichiarazione dello stato di emergenza. Quindi, adesso, la parola passa alla Regione siciliana, che, avverte il capo del Viminale, deve inviare «tutta documentazione» al governo.

Ma l’incontro con i giornalisti è per il numero due del governo Renzi anche l’occasione per affrontare i fatti di Milano, la devastazione ad opera dei black bloc. A chi gli chiede se la magistratura non sia stata troppo morbida nei confronti degli autori di una devastazione ripresa dalle tv di mezzo mondo Alfano replica: «Non è il caso di fare polemiche. In questo momento il Paese ha bisogno di unità e i poteri-ordini dello Stato devono lavorare insieme. L’auspicio è che i farabutti con il cappuccio vengano puniti con il massimo della pena possibile che, utilizzando l’ipotesi di reato di devastazione, è pari a 15 anni».

La Sicilia e l’Italia sono terre di accoglienza e il ministro non si sottrae alle domande sull’emergenza migranti. «L’Italia paga il conto della questione libica», ammette Alfano, sottolineando come sia «indispensabile che la comunità internazionale faccia tutto quanto in proprio potere per stroncare il traffico di esseri umani, impedendo la partenza barconi». Perché quella dei trafficanti di morte per il ministro dell’Interno è «la più macabra agenzia di viaggi del mondo». La ricetta per Alfano è un coinvolgimento di tutte le istituzioni locali, nazionali ed europee.

«Servono azioni mirate in Libia in un quadro di legalità internazionale», dice annunciando che il 7 maggio incontrerà il leader dell’Anci, Piero Fassino, e il presidente della Conferenza delle Regioni, Sergio Chiamparino. Un vertice per discutere delle «forme migliori per gestire l’accoglienza in Italia. Abbiamo fatto una battaglia e stiamo ottenendo i primi risultati sull’equa distribuzione degli immigrati in Europa. E’ chiaro avverte che la stessa equa ridistribuzione deve esserci anche tra regioni italiane».

Immancabile il tema dell lotta alla mafia in una terra come la Sicilia. Lo sa bene il ministro dell’Interno, che alla cattura del boss latitante Matteo Messina Denaro dedica un passaggio della sua conferenza stampa. «Lo sforzo di tutto lo Stato è massimo – spiega -. Il sequestro dei beni ai suoi prestanome e l’accerchiamento delle persone a lui vicine ci lascia ben sperare». Perché occorre «riaffermare la forza di uno Stato che sa vincere e anche l’inaugurazione, il prossimo 9 maggio della caserma dei carabinieri, nel covo di Riina a Palermo ne è un segno». 

Roma lo attende. In Parlamento c’è da affrontare il voto sulla legge elettorale. «La seconda metà della riunione era prevista a Catania – spiega il ministro congedandosi -, ma i voti in aula mi invitano ad andare a Roma al più presto, ma la riunione con prefetti e forze dell’ordine della Sicilia orientale – conclude – sarà aggiornata in tempo brevissimo».  

Rossana Lo Castro

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