A tu per tu con Andrea De Carlo

Andrea De Carlo, affermato romanziere che ha ammaliato i giovani di ieri ma che continua ad affascinare le nuove generazioni, porta un cognome a noi noto. Non si tratta di uno strano caso di omonimia, ma di un sorprendente rapporto di parentela. In occasione delle premiazioni del concorso  letterario “Raccontare il Monastero” è stato invitato nell’ex-Monastero dei Benedettini a rappresentare la sua “categoria”, onorando ancora una volta il nome di suo padre, Giancarlo De Carlo.

 

Oggi si celebra anche il ricordo del genio di Giancarlo De Carlo. Che effetto ti fa trovarti qui?

È un grande piacere, anche un’emozione; tra l’altro è la prima volta che vedo questo edificio incredibile. È raro poter combinare due ragioni d’interesse così forti…una bella combinazione! E poi, oltre ad essere un illustre architetto mio padre amava molto la letteratura, per cui sarebbe felice di sapere che è stato istituito questo premio nel suo Auditorium.

 

Ti aveva detto di questo progetto?

Sì! È stato un lavoro a cui ha tenuto parecchio, uno degli ultimissimi che ha fatto prima di morire, a cui si era appassionato enormemente e di cui parlava di continuo negli ultimi anni della sua vita, insieme a Catania, ai Benedettini. Questo luogo era una delle sue ultime grandi passioni e io personalmente avevo molto voglia di venire vederlo.

 

In particolare di cosa parlava?

C’era tutto: il luogo, l’architettura, gli studenti. Adorava immaginare degli spazi abitati da giovani, era una delle cose che gli piaceva di più. Penso che questo progetto lo abbia stimolato a molti livelli perché era in Sicilia, perché si trattava di recuperare degli spazi, perché questi spazi sarebbero stati vissuti da giovani studenti in una maniera intensa e non scontata…

 

Si tratta anche della terra di tuo nonno paterno… Tu hai ereditato da loro un pizzico di “sicilianità”?

Ah, sicuramente. È una cosa che sento istintivamente ogni volta che torno, ma anche nel carattere.. è difficile da definire ma si sente dentro!

 

Passiamo alla tua arte, i romanzi. Partono spesso da uno spunto autobiografico (ndr Due di Due, Treno di Panna). Anche “Mare delle verità”?

Beh, secondo me è inevitabile che accada per un romanziere. Nei propri lavori gli elementi autobiografici si vanno a mescolare ad altri più generici, condivisi ed in moltissimi, se non addirittura tutti i romanzi che ho scritto io, ho sempre disseminato elementi autobiografici, sì.

 

Si può affermare che è uno dei romanzi più impegnati, che racconta dei problemi odierni. Com’è questo mondo di oggi visto con gli occhi del protagonista Lorenzo?

Lorenzo, come del resto sono io, non è un pessimista che vede tutto nero, la catastrofe dietro l’angolo, tuttavia è pur consapevole di tutto ciò che non va e di come le cose potrebbe invece essere. È anche molto convinto che bisogna parlare, esporre i problemi, piuttosto che rimuoverli o ignorarli per varie ragioni.

 

Viene raccontata una società in rovina, corrotta a livello nazionale ed internazionale?

Sostanzialmente è la storia di un manoscritto scomparso, di un memoriale, che tratta questioni secondo me molto scottanti, ma di cui si parla poco (sovrappopolazione, epidemie, Aids) e tutto raccontato da un punto di vista molto personale, quello di un uomo che per caso alla morte di suo padre si trova al centro di questa vicenda.

 

Dunque, in un certo senso si può definire anche un libro di azione?

Sì. La sfida per me era proprio quella di riuscire a raccontare in una forma molto leggibile, di quella che ti fa appassionare e venir voglia di andare avanti, certi temi tutt’altro che semplici e nel modo più sincero possibile.

 

Con un’immancabile storia d’amore…

Per me è indispensabile perché non riesco a immaginare un romanzo senza, così come nemmeno la vita stessa. I romanzi senza amore sono come case vuote, come automobili senza motore, come rubinetti senz’acqua.

 

Il titolo richiama un luogo fisico (magari proprio lo stesso della foto in copertina) o è metaforico?

Entrambi. È un mare molto reale, lo stesso su cui lavorava all’inizio il protagonista, ma anche quello delle coste meridionali del Portogallo su cui si conclude la storia –ndr la foto, scattata dallo scrittore stesso, ci rivela un’altra sua grande passione ben coltivata. Ma ha anche una valenza metaforica come una grande massa che può corrispondere alla vita con il suo enorme movimento ciclico, in cui le verità sono da ricercare sopra e sotto i flutti, vanno in superficie e poi si nascondono nelle profondità e bisogna tuffarsi e cercarle con molta determinazione se le si vuole trovare.

 

Perché verità al plurale?

Perché ne coesistono moltissime, è molto difficile parlare di una verità assoluta. In parte perché esistono molte pseudo-verità, che vengono diffuse ad arte per motivi di vario tipo (politiche, commerciali, ecc..), in parte perché ad ogni punto di vista corrisponde una diversa verità.

 

Infine, un augurio ai giovani che oggi sono stati premiati?

In bocca al lupo! Spero che la loro passione continui, si sviluppi, diventi uno stimolo a scrivere, osservare le cose ed elaborarle in questa forma.

 

Ed un consiglio a coloro i quali hanno tentato senza ottenere alcun riconoscimento?

Solo uno? Direi di non fermarsi ai primi risultati, perché il percorso è lungo. Per avere una voce propria, per esprimere cose originali, un proprio stile, da un punto di vista che non è “preso a  prestito”, bisogna scrivere molto, impadronirsi della lingua. Non costa nulla, se non energia e tempo… ma ne vale la pena!

 

I fanatici del genere e i cultori di Andrea, accomodati su quelle sedie girevoli progettate con sapienza e creatività da De Carlo padre, sono stati deliziati dalla lettura ad opera dello stesso autore – evento singolare e coinvolgente – di qualche brano di “Mare delle verità”.

 

Avevo ascoltato il silenzio, inspirato l’aria gelata fino in fondo ai polmoni, soffiato fuori vapore.

 

E a conclusione dell’incontro, in una chiacchierata confidenziale tra richieste di foto, autografo e dedica sui suoi libri, si scopre ed afferma un uomo dal sorriso sempre dipinto in viso, un amico che invita gli appassionati a “rivedersi” sul sito www.andreadecarlo.com.

Benedetta Motta

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