A San Giuseppe Jato una casa per le vittime di tratta «Un luogo di libertà per le donne uscite dalla violenza»

«Con l’aiuto di Dio». È questo il significato letterale di Iyobosa, il nome scelto per la nuova casa che accoglierà donne vittime di tratta e di prostituzione, a San Giuseppe Jato. La sede, fornita in comodato d’uso da alcuni privati, si trova in via Porta Palermo 179. E rappresenta il traguardo finale di un percorso iniziato già mesi fa, reso possibile grazie alle donazioni offerte in occasione dello spettacolo di beneficenza Benin City-Palermo: la sfida del coraggio, rappresentato lo scorso giugno al Teatro di Verdura. La struttura, che sarà inaugurata ufficialmente questo pomeriggio alle 16, sarà destinata ad ospitare le ragazze nigeriane che si sono ribellate alla condizione di schiavitù in cui l’aguzzino e la maman di turno le avevano ridotte, denunciando e fuggendo dagli orrori di riti woodoo, minacce e prostituzione. 

«Questa sarà la casa della libertà per molte donne uscite dalla violenza, che hanno pagato l’assurdo riscatto imposto sulla loro vita – dice Osas Egbon, presidente dell’associazione Donne di Benin City -. Qui potranno avere uno spazio domestico e di vita, un luogo dove cominciare a pensare per la prima volta al futuro, il proprio e quello dei propri figli. Un altro passo avanti verso la nostra causa per i diritti delle donne nigeriane». La casa, composta da tre ampie stanze, potrà ospitare anche fino a nove donne. Le prime che vi entreranno, dopo l’inaugurazione di oggi, sono tutte giovanissime, non superano i 25 anni. E sono state seguite dall’associazione gestita da Osas, anche lei con un passato di abusi e violenze che l’hanno trasformata, nel tempo, in una delle più tenaci testimonial della lotta contro la tratta delle donne nigeriane, spesso prede predilette di un sistema che non conosce più confini. 

«Questa nuova sede per noi rappresenta un traguardo davvero importante, una conquista – torna a dire Osas -. Qui le donne saranno seguite e supportate, ma non solo. Insegneremo loro a riprendersi concretamente in mano la propria vita, dando loro quegli strumenti per poter stare al mondo che finora non hanno ricevuto da nessuno. E questo malgrado il supporto dei centri di accoglienza e di altre realtà. Spiegheremo loro che per trovare lavoro non serve per forza andare a Ballarò». Quartiere dove a Palermo convivono due facce ben diverse della stessa medaglia. Da un lato è a tutti gli effetti un presidio di accoglienza e integrazione vera, per via delle attività sorte sul territorio e che hanno visto coinvolti in prima persona coloro che hanno vissuto sulla propria pelle gli orrori dei lager libici e dei viaggi per mare. Dall’altro, però, le cronache hanno restituito anche le storie di chi, proprio lì, è rimasto vittima dei violentissimi cult della mafia nigeriana che lì si erano trapiantati dall’Africa, portando con sé i loro business principali: droga e prostituzione. Una realtà criminale che ha poco da invidiare a quella made in Palermo targata Cosa nostra e dalla quale la comunità nigeriana ha subito preso le distanze, chiedendo di non cadere in facili strumentalizzazioni

«Le aiuteremo a trovare la strada giusta, spiegando a queste donne come trovare un lavoro normale ad esempio – spiega ancora Osas -. Molti restano al loro fianco finché si trovano dentro ai centri, ma una volta restituite alla loro vita si trovano in realtà da sole e non sanno bene da dove cominciare. Ma è necessario sapere che, permesso di soggiorno a parte, può servire anche altro, devono sapere come funziona altrimenti come si rimetteranno in piedi? Faremo un lavoro di squadra», assicura. Il progetto della casa per le donne è stato reso possibile grazie soprattutto al supporto di numerosi e diversi partner e realtà, che hanno dato ognuno il proprio contributo: dal Consolato Onorario della Repubblica di Capo Verde a Palermo con il patrocinio del Comune di Palermo, alla Croce Rossa Italiana. E ancora i Consolati Onorari di Brasile, Burkina Faso, Cile, Costa d’Avorio, Ghana, Marocco, Olanda, Repubblica Ceca, Ungheria, numerose associazioni benefiche tra cui Fidapa sezione di Canicattì, Cesvop, Rotary Club Palermo Mondello, Avvocato di strada, Cesie, Send, Centro studi Pio La Torre, Casa Mediterranea delle Donne, Anda, Rete italiana raccolta farmaci e strumenti medici per i paesi africani, e alcuni privati tra cui Chopin Service, Body Club e My English School.

Silvia Buffa

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