Mentre il primo cittadino Salvo Pogliese parla di «condotte responsabili per ripartire insieme» in vista della fase 2 che inizia domani, a Catania c’è chi ha anticipato la ripartenza e non proprio in modo responsabile. San Giovanni Li Cuti, esterno giorno. Una fotografia, ricevuta e diffusa dal consigliere del quarto municipio Mirko Giacone, ritrae numerose persone intente a godersi la bella mattinata di sole nella zona del porticciolo più suggestivo della città.
C’è chi passeggia mano nella mano con un bambino, chi cammina con un’auricolare all’orecchio in tenuta da jogging, chi si prende il sole su una panchina mentre prova a risolvere un cruciverba appoggiato sulle gambe. Molte persone sono anche senza mascherina e quello immortalato dallo scatto è qualcosa di simile a un assembramento. «Da lunedì entriamo in un periodo in cui la nostra responsabilità individuale dovrà essere ancora maggiore, anche rispetto ai cinquanta lunghi e durissimi giorni di lockdown», scrive il sindaco in una lettera-appello ai cittadini catanesi. «Dopo 55 giorni, domani il nuovo decreto prevede misure di rallentamento delle restrizioni che hanno tenuto tutto il Paese immobile. Ma siamo sicuri di essere pronti?», si chiede Giacone alla luce di quanto visto già oggi in città.
«Non è stato un comportamento rispettoso e civile – commenta il consigliere di municipalità – Il presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte è stato chiaro quando ha dichiarato che se la curva dei contagi tornasse a salire, si dovrebbe fare retromarcia». È per evitare di doverla ingranare che il sindaco Pogliese prova a fare appello ai suoi concittadini «per la responsabilità individuale e collettiva dei comportamenti di ciascuno: evitare di tornare nell’abisso delle chiusure dipende solo da noi, dalla nostra condotta, rigorosa e avveduta. Sulla responsabilità individuale – continua il primo cittadino – dei comportamenti non ci può essere appello che vale: tocca alla nostra intelligenza ricordare sempre che l’emergenza coronavirus rimane in tutta la sua drammaticità».
Conte era stato chiaro fin da subito: «Fase due non significa un “liberi tutti”». È vero, infatti, che da domani qualche maglia si allenterà e ci sarà qualche possibilità in più per gli spostamenti, ma è vero anche che per muoversi da casa servirà comunque un’autocertificazione con comprovate ragioni di lavoro, salute o necessità. «Come sindaco di una grande città metropolitana – conclude Pogliese – mi sento impegnato ad aprire un credito di fiducia ai catanesi». Nella speranza che, da domani, non venga tradita. Il Covid-19 non si è ancora arreso.
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