A Roma, con Montezemolo e i fratelli Vanzina

Cronaca di una giornata romana e dell’uso politico dell’Estetica.

Edoardo Nesi, premio Strega 2011, apre quelli che in gergo si chiamano “ i lavori”. Una voce di ragazza lo annuncia almeno 5 volte: i lavori stanno per cominciare, i signori intervenuti sono pregati di prendere posto. Sono le 15 in punto di sabato 17 novembre e sono a Roma, scomodamente seduto negli Studios Rai di Via Tiburtina, insieme a un gruppo di imprenditori palermitani (amici) che mi hanno coinvolto in una scampagnata che si intitola “Verso la terza Repubblica”.

Partenza da Punta Raisi alle 10,15, rientro a Palermo alle 19,45, compreso un pranzo a euro 20 al ristorante La Mandrakata proprio di fronte al civico degli studi TV: una sciocchezza. Blasco da Castiglione, qualche giorno fa, ha dato e trattato la notizia, “Montezemolo + Monti in Italia Futura – Battesimo di un nuovo partito che non ha un presidente e ha un solo programma, celebrare il De Profundis dell’Italia”, e infatti, il mio, è solo un appunto di viaggio, nient’altro.

Io non ho letto nulla di Edoardo Nesi, né penso di farlo, ammetto che addirittura non sapevo che faccia avesse, ma qui, oggi, lo vedo e parla bene. Ossia, usa parole appropriate. Non fosse che sono sicuro di trovarmi a una riunione politica, e solo a quella, sarei quasi contento. Mi fermerei all’antipasto ma devo sorbirmi il resto, primo secondo e frutta a prezzo fisso. Lo scoprirò più tardi. Vabbè.

Nesi manda un’immagine del film Il Verdetto, di Sidney Lumet, dove Paul Newman dice: “Ci sono momenti nella nostra vita in cui ci sentiamo smarriti” . Ferma l’immagine, descrive il ruolo di luci e ombre di quell’aula di tribunale. Il senso della frase. E Questo è l’inizio. In venti minuti nomina due volte la parola “bellezza”, parla di Arti e di Mestieri come fossero ancora Corporazioni, parla di Estetica, della nostra lingua, della pittura, sogna un nuovo rinascimento e pensa di poterlo realizzare con Italia Futura, di cui, ovviamente, ha firmato il manifesto.

Ma non mi fa pensare ai Medici, né alla Firenze del ‘400 purtroppo, solo alla possibilità che la platea stia tentando di dare un merito che non sia solo poetico alla sua arringa, inutilmente. Tenta soltanto di fare della tirannia economica e della disperanza specie diversa, un’arte estetica.

Con Montezemolo, difatti, dopo un po’ spunta il solito Monti. Il trucco viene fuori e il resto lo sapete già.

Piuttosto, il sottoscritto, scoprirà che esiste veramente chi riesce a applicare l’arte alla vita e lo farà alle 19,45 con un ritorno che si intitola “arte del volo”: un giovane pilota inglese, che, con la maestria di certi autisti di autocarro, non prenderà una buca, risparmierà il motore, riuscendo a essere una cosa sola col suo mezzo. Un viaggio silenzioso, quasi planato, atterraggio perfetto.

 

 

 

 

 

Gaetano Altopiano

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