A pranzo con i Tinturia

L’appuntamento è fissato alle 13:30 di fronte un noto pub catanese; quando Lello Analfino arriva, accompagnato da Ninni e da Gianluca Runza di Musica&Suoni, la pioggia batte forte, entriamo dentro, ci accomodiamo in fondo e ordiniamo qualcosa da masticare e da bere. Per novanta minuti ce ne stiamo lì seduti a parlare del loro nuovo album “Nessuno è perfetto (per fortuna)”, delle influenze musicali, dei suoi ascolti, dell’attuale mercato discografico e di quel sodalizio con il famoso duo comico palermitano Ficarra&Picone ma anche di politica, del sud, di storie siciliane, di coerenza, di storia. Quando Lello si alza l’orologio segna le 15; hai come la sensazione di aver chiacchierato con un vecchio, da poco laureato (in architettura), che ti chiama “picciotto” e che ha la Sicilia nel cuore.

 

Domanda: Dopo l’ascolto di “Nessuno è perfetto”  si ha come l’impressione di trovarsi dinanzi  ad una pluralità stilistico/tematica (lo scazzo giovanile, i problemi dell’immigrazione, questioni sentimentali…), un mescolare continuo; è una struttura che nasce in quanto tale o si tratta del classico espediente “da cartella” tanto caro ai songwriter?

 

Lello: Io sono una persona che non ha mai studiato, tutto quello che sono lo devo alla musica che ho ascoltato, ai film che ho visto, a quei libri, quei pochissimi libri, non molti, perché a 32 anni avrò letto un centinaio di libri, forse meno, perciò come già ti ho detto lo devo a quello che il mondo mi propina, propinare forse è un termine duro, che mi regala, ecco il termine esatto. Se tu ascolti il nostro disco non c’è uno stile vero e proprio, sono tanti stili e questo è dovuto al fatto che ho un periodo ska piuttosto che quello reggae o rock, la cosa bella è che riesco a mischiare queste cose, perché logicamente sono supportato da un gruppo di musicisti, i Tinturia, dove trovi il jazzista cosi come il rockettaro, capaci di amalgamare il tutto in un formula che poi piace alla gente. Io lo definisco “sbrong”.

 

D: Puoi tracciare una linea di demarcazione tra “Nessuno è perfetto” e i vostri due precedenti album o si tratta di un discorso unico ripreso anche questa volta ?

 

L: Il primo album “Abusivi” era molto rocckeggiante, con dei testi ruffiani se vogliamo, forse perché avevo 20 anni, sentivo l’esigenza di crescere e di usare il computer; ecco nel primo disco io scoprivo il computer, entravamo in sala e dicevo “caspita gli album si possono fare anche con il computer”, tant’è che nel secondo disco “Nati stanchi”, c’è dell’elettronica ma ancora in erba senza criterio. In questo terzo lavoro, invece, ho cercato di fondere la componente strumentistica della band, che sono tutti musicisti con le palle, all’elettronica, intesa come l’uso del computer. Dal vivo non la usiamo, siamo una band che preferisce il dialogo, fermarsi, parlare e ridere.

 

D: A proposito di concerti, le tue performance sembrano essere il plus valore dei vostri show…

 

L: Io mi diverto perché so che arriverò in un posto e so che con queste mi dovrò confrontare. Durante il concerto incomincio a guardarmi intorno, a capire con chi posso scherzare e con chi no,ovviamente non puoi fare tutto uno spettacolo di cabaret, noi facciamo musica. Certo se fosse solo uno spettacolo musicale sono sicuro che  non piacerebbe cosi come piace adesso. Noi suoniamo ma soprattutto vogliamo lasciare il segno.

 

D:Quindi chi torna a casa dopo un vostro concerto non solo deve essere soddisfatto ma anche divertito?

 

L: Benissimo.

 

D: Un brano come “Testa” è una relazione programmatica non del personaggio Lello ma della persona Lello?

 

L: Ho capito perfettamente la domanda. “Testa” è una lite che io faccio con la mia testa, molte volte io dico “ho litigato con la mia testa”, immagina uno che bisticcia con la sua testa, senza parlarci più, ribellandosi ad essa. Cosi comprendi i tuoi difetti e cerchi di migliorarli. Però alla fine ti rendi conto che fa parte di te e che bisogna accettarla.

 

…… arriva il panino…….

 

D: Riguardo le grandi questioni di interesse sociale l’apporto degli artisti è da considerarsi puramente marginale o necessario vista l’attuale situazione?

 

 L: Ti voglio dire questo, nelle mie canzoni parlo di povertà, di persone che si alzano all’alba per andare a lavoro, poi però  ho tre telefonini, a casa due computer, lettore dvd, lettore divx, diciassette paia di scarpe….non mi manca niente. Una volta ho fatto un discorso di questo tipo con un mio amico e lui mi ha detto che le rivoluzioni partono dalle gente che sta bene, perché chi sta male non ha la lucidità per capire quello che succede, e segue quel pane allusivo, nella speranza di stare meglio, e cosi arriva quello che promette, l’altro pure, poi arriva la Mafia…..

 

D:I Tinturia e internet, i Tinturia e il download:

 

L: Nei primi due dischi dicevo: “il nostro album costa 10 euro se lo trovate compratelo, se non lo trovate scaricatelo”. Era una mia lotta nei confronti della nostra ex casa discografica che non ci distribuiva bene neppure in Sicilia. Oggi il nostro disco costa 15 euro, prodotto da Musica&Suoni e Luna Produzioni, distribuito dalla Universal, io volevo venderlo a 10 euro ma facendo quattro conti ci siamo resi conto che per riprendere i costi dovevamo vendere quindicimila copie. Oggi in Italia neppure i Pink Floyd venderebbero quindicimila copie figurati i Tinturia. Perciò abbiamo messo l’album a 15 euro, riempiendolo di video, adesivi e un simpatico concorso che si chiama “Torna a casa, ‘ca a mamma ti vasa!!!”, una  sorte di campagna di sensibilizzazione il cui premio è per l’appunto la vita. Chi compra il disco trova un pezzo di semplicità, e 15 euro lo so, non sono pochi ma neppure assai.

 

D: Nonostante i vostri video non passino spesso in tv il vostro pubblico continua a crescere, come te lo spieghi?

 

L: Il nostro successo lo dobbiamo al passaparola dei siciliani che vanno fuori a lavorare, a studiare, che fanno ascoltare i nostri album agli amici. I siciliani ci amano, siamo un gruppo figlio di questa gente, per fortuna ci sono loro. A Pisa per un nostro concerto c’era un parco stracolmo di gente siciliana e non, ma tutta portata da nostri isolani…una cosa meravigliosa.

 

 

 

Foto: Andrea Rumasuglia.

 

Un sentito grazie va a Gianluca Runza senza il quale questa intervista non sarebbe stata possibile.

Vittorio Bertone

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