A Palazzo Valle l’arte si mostra e si fa

Dopo Burri e Fontana e le opere delle biennali di Istanbul e Atene, da febbraio a giugno, la Fondazione Puglisi Cosentino ospita a Palazzo Valle due importanti esposizioni e offre un rinnovato programma di attività per il pubblico. Con un unico biglietto di ingresso si potranno ammirare le opere di grandi artisti contemporanei italiani: Carla Accardi, Osvaldo Licini, Fausto Melotti e Gastone Novelli. L’antologica “Segno e trasparenza”, dedicata a una delle più originali artiste del nostro paese, è un evento unico. Una grande mostra-installazione di cui l’Accardi è doppiamente protagonista: attraverso le sue opere – oltre 60 – e attraverso gli spazi del palazzo, capolavoro barocco del Vaccarini, connotati a seconda della relazione che la pittrice percepisce tra essi e le sue creazioni. Contemporaneamente, al piano superiore, la mostra “Segni come sogni – Licini, Melotti e Novelli fra astrazione e poesia”, organizzata in collaborazione con il MART – Museo di arte contemporanea di Trento e Rovereto, presenterà 27 opere esemplari dell’arte dei tre maestri, caratterizzata da fantasia, leggerezza e ironia.

Ad arricchire il programma, i nuovi laboratori dell’iniziativa “I venerdì d’artista”, rivolti a grandi e piccini. Ne abbiamo parlato con Mercedes Auteri, responsabile della sezione didattica della Fondazione.

Cosa accomuna le due mostre e quali sono le differenze tematiche?

Entrambe le mostre hanno due importanti curatori – Luca Massimo Barbero, direttore del MACRO di Roma, per la prima e Gabriella Belli, direttrice del MART di Rovereto, per la seconda – che ne hanno valorizzato la qualità scientifica, pensando per le sale di Palazzo Valle un allestimento che trova perfetto equilibrio tra l’eleganza degli spazi e la preziosità delle opere. Gli artisti delle due esposizioni hanno una matrice comune: la rivoluzione dell’arte astratta in Italia rappresentata nelle sue prime manifestazioni da Osvaldo Licini e Fausto Melotti e, successivamente, da Gastone Novelli e Carla Accardi. Nomi noti per avere portato nel nostro Paese l’astrazione delle forme in pittura, in scultura e negli ambienti, attraverso diversi linguaggi: la poesia di Licini, l’armonia di Melotti, la contestazione di Novelli e la forza segnica dell’Accardi.

Quindi si può dire che l’arte astratta è la protagonista di questa stagione a Palazzo Valle?
Sì, l’arte astratta che ha avuto un ruolo fondamentale in Europa e in America (ricordiamo Kandiskij e Arp ma anche Pollock, Hartung, Tapiés, per fare solo alcuni nomi fondamentali anche per l’influenza che hanno avuto sugli artisti in mostra) e che però in Italia ha vissuto alterni momenti di fortuna. In Sicilia, una luminosa pagina è stata scritta con i segni di Carla Accardi, artista trapanese, che anche quando si trasferisce a Roma porta nelle sue tele la luce della nostra isola e che da più di mezzo secolo continua ad arricchire la sua produzione pittorica attraverso l’utilizzo di nuovi materiali che l’hanno condotta dal segno alla forma, dal colore alla trasparenza, dalle plastiche agli ambienti, dalle arti applicate al design, fino alle tracce invisibili della scultura sonora, che in questa mostra è presente nell’opera “Passi di passaggio”, pensata insieme a Gianna Nannini.

Il programma della Fondazione prevede, oltre alle mostre, numerose attività didattiche che mirano alla formazione ed educazione al patrimonio culturale sul territorio. Si affaccia, finalmente, la percezione del museo come fonte di sapere alternativo ai centri educativi tradizionali, quali scuole ed università, anche nella nostra città. Come si sviluppano queste iniziative?
Ha ragione, “finalmente” anche in Sicilia c’è un’istituzione che dalla sua nascita, ormai da tre anni, offre un programma di attività educative differenziate per le diverse fasce d’età. La nostra sezione didattica è tra le pochissime, da Napoli in giù, ad avere un programma strutturato. Alternativo perché prevede visite guidate e animate, laboratori pratici e concettuali ideati e condotti dal nostro staff e ispirati dalle mostre in corso, ma anche integrato ai centri educativi tradizionali, perché concordiamo con i referenti delle università e scuole di ogni ordine e grado sul territorio progetti speciali su percorsi mirati e interdisciplinari. Inoltre, il nostro è un programma sinergico, perché sollecitiamo i partenariati: in questi anni sono stati importanti quelli con il museo Diocesano di Catania, il museo di Palazzo Riso a Palermo, la Fondazione Orestiadi di Gibellina a Trapani.


C’è partecipazione da parte dei catanesi?

La risposta da parte della cittadinanza è crescente, nonostante la città non sia abituata alla frequentazione degli spazi museali e alle attività ad essi correlate, forse proprio perché, in passato, non ha avuto costanti e valide occasioni. Ma stiamo lavorando per questo, per creare un’affezione nei confronti del patrimonio culturale, un’educazione all’arte, un’attenzione maggiore alla storia individuale e collettiva.

“Sperimenterete l’arte del segno, del colore, della forma, dell’illustrazione, del teatro, della danza, della musica, del libro e della scrittura”, assicurate nell’invito a partecipare ai vostri “Venerdì da artista”. Come si svolgono questi nuovi laboratori?
“I laboratori per ogni fascia d’età c’erano già, ma proprio per strutturare maggiormente l’attività educativa, abbiamo scelto di provare a dare un appuntamento fisso ai nostri visitatori, i “Venerdì da artista” che continuano anche il sabato, ogni settimana per tutta la durata delle mostre, attraverso laboratori evento condotti da esperti esterni, affermati nei diversi campi dell’arte. I laboratori sono stati pensati nell’ottica di un’arte totale dentro cui sperimentare sé stessi, la propria sensibilità e la propria fantasia ad ogni età, quindi ogni venerdì e sabato, ci sono incontri solo per bambini, solo per adulti, e per bambini e adulti insieme, da 1 a 99 anni.

La maggior parte degli appuntamenti sembra essere rivolta ai più piccoli. È perché si trova maggiore riscontro nei giovanissimi? Che esito hanno avuto le prime due giornate?
Tanti appuntamenti sono rivolti ai bambini perché è con loro che si deve lavorare per gettare le basi dell’educazione all’arte. Le prime due giornate erano dedicate ai bambini da 5 a 10 anni che hanno lavorato sulle tecniche dell’acquerello, delle tempere, del collage, sui temi del figurativo e dell’astratto, sugli elementi della narrazione attraverso la costruzione di un libro con esiti molto positivi. È vero, il pubblico adulto è spesso più restio a lasciarsi andare alla propria creatività, ma le attività sono diversificate proprio per venire incontro alle differenti vocazioni o per diventare una piacevole scoperta delle infinite possibilità del pensiero creativo. Tentare non nuoce… La relazione tra la visione delle opere e la pratica dell’arte attraverso i laboratori è ciò che rende sempre nuovo lo stretto dialogo tra museo e visitatore, il connubio tra studio e diletto, il rapporto tra arte e vita.

Qual è l’obiettivo dei laboratori proposti?
Avvicinare all’arte sempre più persone e di educare e abituare ancora di più chi già le è vicino, perché, riprendendo uno dei pensieri dell’Accardi, l’arte forse non può cambiare il mondo, ma può mutare gli animi di donne e uomini che potrebbero cambiarlo.

Chiara Privitera

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