A Napoli e a Susa ieri il trionfo della protesta italiana

All’indomani di  importanti manifestazioni, solitamente si contano disordini e tafferugli. Ma così non è stato a Susa come non lo è stato a Napoli. Ieri, in queste due parti d’Italia, la protesta ha trionfato, senza disordini.  Centomila le presenze stimate dagli organizzatori delle Terre dei Fuochi, contro i trentamila “stimati” dalle forze dell’ordine,  nel capoluogo campano. Trentamila a Susa contro i dieci mila stimati dalla Polizia. Numeri che girano e si rincorrono ma che danno l’esatta misura della grossa partecipazione popolare ad entrambe le manifestazioni.  Certo è che dal centro del corteo di Susa, non si riusciva a vedere né il “capo” né la “coda”. Mentre a Napoli oltre 4 km di “folla” pacifica ha unito Piazza del Plebiscito a Piazza Mazzini.

Giornata serena e piuttosto calda a Susa dove i manifestanti hanno cominciato a radunarsi già di primo mattino. Erano previsti neve e freddo, in valle, ma non erano previsti disordini visto lo scarso dispiegamento di forze di Polizia: Il pacifico serpentone di No Tav, ricco della presenza di bambini anche in carrozzina, di anziani e giovani, provenienti da diverse parti d’Italia (anche la Sicilia era presente, grazie ad alcuni attivisti No Muos) si è allungato tranquillo e silenzioso, lungo la statale 24 che da Susa conduce verso Chiomonte.
Unico momento di forte contestazione  sotto l’hotel Napoleon, luogo di residenza dei tantissimi militari che controllano “l’ordine” nella valle e nel cantiere di Chiomonte. Tanti i cori e gli slogan contro Polizia e Carabinieri, contro quelle che vengono considerate dai valligiani “truppe di occupazione”. Alcuni manifestanti con le ormai note maschere di Anonymus, nei pressi dell’Hotel, hanno acceso dei fumogeni dal forte ed acre odore che ha riempito l’aria, colorandola di rosso. Il corteo ha ripreso la sua marcia, riversandosi in Piazza d’Armi dove un lungo applauso ha accolto la notizia dei 100.000 partecipanti al corteo di Napoli contro il biocidio e le devastazioni ambientali.
Fra i tanti interventi,  degni di nota, quello degli amministratori locali francesi contrari alla costruzione della Torino-Lione, quello di Luca Fagiano, del Coord. Cittadino di lotta per la casa di Roma, che delinea un profilo dell’assedio al vertice Letta-Hollande che si terrà il prossimo 20 novembre.
Sole e cielo sereno a Susa, dunque, pioggia fitta e insistente a Napoli, dove i centomila del “fiume in piena” non si son fatti scoraggiare ed hanno sfilato lungo le vie della “capitale” della terra dei fuochi, fino a piazza del Plebiscito.
“E’ la “forza” di opporsi a qualsiasi tentativo vecchio o nuovo – scrive la nostra amica e collega Monica Capo sull’italiamagazine – di “delegittimazione” e manipolazione della lotta: dalla secretazione degli atti, all’imposizione della macchina emergenziale, del Comando e Controllo; dall’accusa di essere omertosi o all’opposto allarmisti, o ancora complici dei camorristi, o semplicemente affetti da stili di vita sbagliati o da una banalissima sindrome Nimby, ai titoli “choc” dei giornali in mano alle lobby.” “

E’ la “proposta” piuttosto che la protesta – afferma ancora la collega napoletana – la richiesta di un “coinvolgimento vero” nelle decisioni che riguardano i cittadini, il ribellarsi al Biocidio che attanaglia ormai non solo la Campania; la richiesta ineludibile del “risanamento” di un territorio brutalmente devastato, da un “sistema” industriale che ha scaricato il prezzo della sua “insostenibilità” sulla pelle dei cittadini.”

Di certo, la giornata di ieri è stato un grande passo avanti nel tentativo di riappropriazione del proprio territorio di migliaia di italiani, del bisogno di recuperare e difendere i propri diritti di autodeterminazione e di difesa ad oltranza di un territorio devastato da incuria e “dolo” di amministratori che sicuramente, del loro operato, hanno nulla di che andar fieri. Prossimo appuntamento, ci si auspica da più parti, possa essere Roma, ed i “piani alti” dei palazzi di governo.

Daniela Giuffrida

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