A Favignana è iniziata la smobilitazione della tonnara «Spese per oltre 1 milione, ora trattiamo la cessione»

«C’è una trattativa in corso per cedere le quote e salvare il salvabile, ormai il tonno è passato e non si può fare tornare indietro». Nino Castiglione, titolare dell’omonima azienda che a Favignana avrebbe dovuto riavviare la mattanza, dice che non ce l’ha con nessuno in particolare. «Sono solo arrabbiato». E deluso, oltre che preoccupato. «Calare una tonnara fissa costa oltre un milione di euro e la spesa diventa sostenibile se si riescono a pescare almeno cento tonnellate di pesce». Con le 14,5 assegnate dal ministero dell’Agricoltura non vale la pena neanche iniziare. «A saperlo prima…». Così, per rientrare in parte dalle spese già sostenute, si è aperta una trattativa per la cessione della quota a un’altra azienda, la Euromar di Aci Castello, della famiglia Ganesio (come anticipato dall’agenzia Dire). «C’è un dialogo in corso – conferma Castiglione a MeridioNews – siamo nella situazione in cui dobbiamo capire come muoverci. Non c’è ancora niente di definitivo». 

La vicenda delle quote tonno è ormai nota anche ai non addetti ai lavori. Merito, o colpa, della politica che ne ha fatto oggetto di scontro. Da 12 anni a Favignana la tonnara fissa non era più attiva. «Il tonno era diventato troppo piccolo e ce n’era troppo poco. Sembrerò romantico, ma l’abbiamo fatto soprattutto per rispetto del mare». Negli ultimi anni, anche grazie a questo fermo, le condizioni sono cambiate, ma nel frattempo sono subentrate le quote. Nel 2019 l’Europa ha concesso all’Italia 414 tonnellate in più, di cui 29 destinate al metodo della tonnara fissa, portando la quota annuale per questa tipologia di pesca a 357 tonnellate. Ma la ripartizione tra gli impianti (tutti concentrati nella provincia sarda di Carbonia-Iglesias a eccezione di quello di Favignana) è arrivata solo il 30 maggio col contestato decreto firmato dal sottosegretario leghista Franco Manzato. Che ha destinato alla tonnara trapanese solo il 50 per cento della quota aggiuntiva, in definitiva 14,5 tonnellate. 

Nello stesso decreto viene introdotta la possibilità di «trasferire temporaneamente, in tutto o in parte, i contingenti di cattura (cioè le quote ndr) esclusivamente nell’ambito dei sistemi della circuizione e della tonnara fissa». È basandosi su questo articolo che Castiglione (che adotta la tecnica della tonnara fissa) potrebbe vendere a Euromar (che invece usa quella della circuizione, cioe una sorta di tonnara volante, mobile, molto più piccola e leggera). «Attendiamo riscontri dalla Regione e da Roma – spiega Nino Castiglione – ma nel frattempo non possiamo fermarci e attendere che tutto vada in fumo. Abbiamo iniziato le operazioni di smobilitazione, ma per finire ci vorrà un mese». 

Il sottosegretario Manzato si è difeso dagli attacchi (in prima fila il coordinatore di Forza Italia in Sicilia Gianfranco Miccichè che ha tenuto un improvvisato comizio a Favignana nei giorni scorsi) ricordando i paletti normativi: «La quantità di tonno deve essere divisa secondo la storicità di pesca, ossia quanto hanno pescato le tonnare storiche». Da qui il ridotto contingente per Favignana che negli ultimi anni ha solo messo in campo qualche piccola attività a fini turistici. 

«Perché non ce l’hanno detto prima? Perché ci hanno fatto calare la tonnara e solo dopo sono usciti con la spartizione? – si chiede Castiglione – Tanti politici si sono messi in mezzo, ma io non voglio entrare nel merito di questo scontro. Sono solo arrabbiato. Una tonnara non ha sistemi informatici, non ha radar. Noi attendiamo che Dio faccia passare una buona annata di tonni, per questo c’è la benedizione all’inizio e tutto l’aspetto storico-culturale. Servirebbe più rispetto per tutto questo, gli uffici ministeriali dovrebbero essere più chiari, dare risposte quando facciamo domande, non lasciarci sulla griglia dell’incertezza. Qualcuno si passi la mano sulla coscienza, poi se abbiamo sbagliato noi ci prenderemo le nostre responsabilità. Tanto – conclude amaro – il portafogli è nostro, non abbiamo chiesto contributi pubblici».

Salvo Catalano

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