A Catania la democrazia della videoarte

 
 

Per descrivere “Video_Sicilia”  non basterebbero i sette colori dell’arcobaleno con le loro miriadi di sfumature né le sette note con le loro infinite composizioni. Né si potrebbe parlare solo di quantità e moltitudine, perché – per parecchi dei video proiettati – c’ è anche la qualità, sia da un punto di vista tecnico sia contenutistico. 

Lo spirito di questo evento  è ‹‹forse per alcuni aspetti controverso, data la poliedricità e l’abbondanza dei suoi contenuti, ma certamente democratico››, dichiara Alessandra Ferlito, collaboratrice dell’organizzatore Francesco Insinga che aggiunge: ‹‹si tratta di una totale espansione di democrazia per dare la possibilità ai giovani artisti di video arte di trovare un’occasione massiccia di visibilità››.  

La “mission”, aggiunge Ferlito, ‹‹è quella di testimoniare un’operosità non indifferente, portavoce di realtà differenti, legate ai diversi spazi come alla sfera delle esperienze individuali e collettive››. 

Un linguaggio artistico, basato sulla creazione e riproduzione di immagini in movimento mediante strumenti audiovisivi, che va espandendosi a vista d’occhio. D’altra parte il dibattito su cosa sia veramente inglobabile in questo contenitore artistico e cosa no è ancora aperto e sta mettendo in questi giorni tanti saperi a confronto: dalle opere del pioniere Bill Viola a quelle degli artisti svizzeri Peter Fishli e David Weiss al multiforme ventaglio della quarantina di artisti siciliani coinvolti.

La programmazione di Video_Sicilia varia dalla ricerca intimistica alle osservazioni antropologiche sino all’indagine collettiva. Per esempio dal video di Lidia Tropea (“2 settembre 2008”, titolo che si rifà alla nascita dell’idea), tra performance e soggettive, si intuisce il tentativo di raccontare un percorso interiore ‹‹alla ricerca della propria identità in cui il corpo se vogliamo diventa il mezzo e il messaggio››.

Di analisi introspettiva parla anche Loredana Longo seppur in altro modo: nei suoi video ipotetiche e virtuali scene di vita familiare in ambientazioni però reali, costruite con dovizia di particolari: la stessa con cui lei ricostruisce la “scena teatrale” dopo averla fatta realmente esplodere. Cosa racconta questo progetto, “Explosion 17”? ‹‹Metaforicamente dei conflitti familiari e della riappacificazione che arriva spesso lasciando delle ferite aperte (rappresentate nella scena da qualche coccio rotto abbandonato appositamente qua e là)››.

“97015”  ( c.a.p. di Modica, ndr) è il lavoro dei ragazzi del collettivo “Fatti d’arte” sugli spazi e sui territori, che di volta in volta il caso gli offre da analizzare: lavorano sul rapporto tra fruitore e linguaggio dell’arte; lavorano sulla gente e su quali elementi mettono in moto la creatività, cosa inibisce e cosa fa comunicare meglio. Questi giovani artisti di Catania, Caltanissetta… si autopromuovono  e della strada hanno fatto uno spazio di fruizione libera oltre che d’indagine. 

“An example of just and fair punishment” di Canecapovolto, invece, ci porta ad un’opera costruita con materiale di repertorio sulle guerre e i conflitti religiosi… Poi un “Biography trought Objects” di Federico Lupo, realizzato in animazione analogica, sembra tentare di trasferire le emotività umane sugli oggetti inanimati, in un processo rigenerativo.

Ma girando tra le sale espositive e gustando gli svariati video ci si accorge di quanto siano presenti anche le sperimentazioni ludiche, gli intenti documentaristici e i toni ironici. Insomma andate a vedere con i vostri occhi, ancora siete in tempo (reale).

Per ulteriori informazioni:

info@gateventuno.it

Stefania Oliveri

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