Sulla «fabbrica del sole» incombono i nuvoloni del maltempo di queste ore. Ma figurarsi se questo può intaccare il frizzante e ottimistico clima che si respira all’interno dello stabilimento Enel Green Power – 3Sun di Catania. Tutt’intorno la desolazione di una zona industriale assai malridotta. Buche, viadotti chiusi, industrie in dismissione e gli allagamenti tristemente noti che, comunque, sembrano quasi non esistere quando si entra a contatto con il futuro. Non letteralmente, perché nel tour fra le linee di produzione dell’impianto il protocollo è rigido, l’ambiente assai protetto. Nella fabbrica di produzione fotovoltaica «più automatizzata al mondo» non c’è spazio per la minima sbavatura. Tanto che pure per spostare le preziose barre di silicio, acquistate dalla Cina, da un posto all’altro serve un robot che somiglia a quello di Star wars. Attraverso migliaia di queste cellette vengono costruiti a Catania i nuovi pannelli fotovoltaici bifacciali. Li si assembla in tecnologia a eteroingiunzione, usando cioè due tipi diversi dello stesso minerale, il silicio amorfo e il cristallino.
«Al mondo, in questo momento, lo facciamo solo noi», ripetono allo sfinimento Antonio Cammisecra e Antonello Irace, rispettivamente amministratore delegato di Enel green power e responsabile 3Sun. Sono loro due le guide per i gruppi di visitatori a cui la fabbrica è stata aperta in occasione dell’opening ufficiale. Tecnicamente, da oggi lo stabilimento etneo di 3Sun – dal 2015 azienda controllata al 100 per cento da Enel green power, la società del gruppo Enel che si occupa di rinnovabili – immette sul mercato pannelli a tecnologia HJT, garanzia di alte performance e basso degrado del modulo fotovoltaico. In soldoni, la vera svolta arriva dal fatto che anche il retro del pannello può produrre energia grazie ai raggi del sole. L’efficienza aumenta di oltre il 20 per cento, per una «potenza nominale» pari a 400 watt. Tutti dati ripetuti con dovizia agli ospiti della mattinata.
L’investimento è notevole, da 80 milioni di euro, in parte provenienti dal programma europeo di ricerca Horizon 2020, in parte dal ministero dello Sviluppo Economico e dalla Regione Siciliana. I pannelli bifacciali sfruttano «l’albedo del suolo», ovvero il potere riflettente di ogni superficie. Noi usiamo solo albedo naturale», precisano i due manager, ovvero si evita di stendere laminati e altro materiale artificiale sul terreno. «La prima produzione che sarà frutto di questo stabilimento verrà impiegata in progetti in Spagna e Stati Uniti, pensiamo verso metà dell’anno prossimo». Nel frattempo, la «fabbrica del sole» sarà arrivata ad operare a ciclo continuo, 24 ore al giorno per 365 giorni l’anno, e di produrre circa 1400 pannelli al giorno per complessivi 500mila l’anno. Tutti più robusti del normale, capaci di «durare anche più di 35 anni».
L’intera struttura da lavoro a circa 300 persone, cui si aggiunge l’indotto stimati in altre 600 unità. Se tutto automatizzato, l’uomo che fa? «Sfruttiamo i nostri operai per i compiti ad alta specializzazione, in Cina invece, dove il costo del lavoro non è paragonabile al nostro, molte delle fasi qui automatizzate vengono compiute da persone in carne e ossa».
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