Ci sono vittorie che possono dare un indirizzo preciso ad un’intera stagione. Il successo (2-1) ottenuto dal Palermo sul campo del Benevento ha i requisiti giusti per rientrare in questa categoria. E’ un’affermazione che profuma di serie A e che obiettivamente vale più dei tre punti in palio perché conquistata, nella fase clou del campionato, contro una diretta concorrente. Dopo l’Hellas Verona, sotto i colpi dei rosanero cade un’altra pari grado. Il Palermo si conferma forte contro le forti e porta a casa un successo prezioso. Figlio dell’autostima ritrovata dalla squadra dopo l’affermazione di lunedì scorso contro gli scaligeri anche se sarebbe ingiusto, al di là dei premi destinati al collettivo per lo spirito e l’abnegazione con cui ha affrontato il match, non attribuire al portiere Brignoli la fetta di merito più grossa. Senza gli interventi del numero uno rosanero, quasi insuperabile (quasi perché nel finale i padroni di casa hanno accorciato le distanze con un gol di testa del neo-entrato Asencio) e autore di tante parate di pregevole fattura, gli uomini di Stellone non avrebbero conquistato l’intera posta in palio. E i sanniti, che ai punti avrebbero meritato un risultato diverso da quello maturato sul terreno di gioco, non sarebbero stati condannati a un ko che rischia di vanificare le proprie ambizioni in chiave promozione diretta.
Brignoli in vena di miracoli, Jajalo solito padrone del centrocampo e, seguendo il trend delle ultime settimane, attaccanti letali in area avversaria. Il calcio è una materia semplice: quando lasciano il segno il portiere, il regista e le punte si vincono le partite. Un asse centrale che funziona sposta gli equilibri e determina l’esito di un incontro. Ed è curioso, in questo contesto, che gli eroi del successo della formazione di Stellone (al primo successo personale contro i giallorossi) siano stati Brignoli, provvidenziale sia nel primo che nel secondo tempo (prendendo come parametro di riferimento l’alto coefficiente di difficoltà vanno segnalati soprattutto l’intervento su Coda nella prima frazione e le parate su Viola e Buonaiuto nel secondo tempo) e il subentrato Puscas, autore all’82’ con un interno destro sul secondo palo dopo essere scattato sul filo del fuorigioco del nono centro in questo campionato. Il calcio a volte si diverte a sviluppare trame particolari e ne è una conferma il fatto che lo scettro del potere sia finito ieri nelle mani di due profili che nel passato recente sono entrati di diritto nella storia del Benevento con due reti valse rispettivamente il primo storico punto dei giallorossi in A e la promozione nella massima serie.
La gara di ieri ha ribadito che Brignoli e Puscas allo stadio Ciro Vigorito hanno un fluido magico. Che i due rosa hanno saputo sprigionare e, senza nulla togliere alle emozioni vissute in Campania, incanalare verso i binari della propria squadra. Supportata dalla cabala (i rosa non hanno mai perso in trasferta contro il Benevento) e anche dalla dea bendata ma abile a costruire le proprie fortune intorno alle prodezze di alcune individualità di spicco. In A si va anche così, con i guizzi di giocatori in grado di uscire dal cilindro colpi risolutivi e decidere le sorti di una gara. Uno di questi è il capitano Nestorovski, l’amuleto del Palermo che non perde mai quando va a segno il bomber macedone. Il numero 30, che a quota 37 ha raggiunto Cavani nella classifica all-time dei marcatori rosanero, ha siglato il quinto gol nelle ultime quattro partite disputate. Il suo (piatto sinistro a tu per tu con il portiere Montipò propiziato da un’intuizione di Jajalo) è stato al 43’ il gol del momentaneo 1-0, quello che ha spostato l’inerzia dalla parte della compagine di Stellone e rafforzato nella mente dei giocatori la convinzione di potercela fare. Di potere vincere il secondo scontro diretto consecutivo contro un’altra avversaria competitiva e dare un notevole impulso al proprio cammino portandosi ad una sola lunghezza di distanza dal duo Brescia-Lecce.
Le percezioni dei rosanero alimentate prima dell’intervallo dall’acuto vincente del capitano hanno avuto un riscontro effettivo. Il Palermo, in campo inizialmente con un 4-3-1-2 con Falletti trequartista al posto di Trajkovski rimasto in panchina, ha vinto e lo ha fatto usando alcune delle armi esibite lunedì scorso nel match casalingo con il Verona. Compattezza, disponibilità al sacrificio (significativa, a questo proposito, una chiusura in scivolata all’84’ sull’ex di turno Viola da parte dell’attaccante Moreo in occasione di un ripiegamento difensivo) e abitudine alla sofferenza, un terreno quest’ultimo scivoloso e sicuramente evitabile con un pizzico di lucidità in più, hanno fatto ancora una volta la differenza e valorizzato il lavoro svolto dalla squadra. Alla quale una vittoria del genere, portata a casa con sudore e in questo caso anche con quella dose di cinismo mancata in altre circostanze, potrebbe servire in vista del rush finale per svoltare definitivamente e consolidare le certezze che la recente sconfitta rimediata a Pescara rischiava di smontare.
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