A Bagheria una mostra sui manifesti di Moana Pozzi  «È stata la Marilyn italiana, finora nessuna polemica»

Le stelline che coprono i capezzoli sono entrate a far parte dell’immaginario collettivo. Una censura quasi affettuosa, certamente ironica, quella che i manifesti e le locandine dei porno erano costretti a subire – e che aggiravano in questo modo – tra gli anni ’80 e i primi anni ’90, prima che l’online devastasse ogni cosa. Ora quelle atmosfere tornano a rivivere nella mostra Moana Toujours, che vede protagonista la pornostar Moana Pozzi, morta nel settembre del 1994 a soli trentatré anni. La diva del porno, come è stata soprannominata, sarà al centro di una cinquantina tra manifesti e locandine dei suoi film porno più celebri, che dal prossimo 9 giugno saranno esposti al Centro d’arte e cultura Piero Montana, a Bagheria.

A ventiquattro anni dalla sua scomparsa Montana, che già nel 1996 aveva allestito una mostra – sempre nel Palermitano – e che allora aveva suscitato molto scalpore, torna a riproporre un omaggio alla pornostar e al suo mito, presentando una selezione della sua collezione privata. A curare il nuovo allestimento è il giovane Gianfranco Scavuzzo. Perché, ad oltre 20 anni di distanza dalla morte di una pornostar come Moana Pozzi – amica di intellettuali come Mario Schifano, Luciano De Crescenzo, Achille Bonito Olivea – la si ricorda ancora? «Vuol dire che ha segnato i tempi – afferma Gianfranco Scavuzzo -. Perché Moana era pornografica ma faceva anche tv popolare. Molti pensano che il suo primo film osé sia stato I vizi segreti degli italiani, del 1986: in realtà il primo film è del 1981 e lo girò con uno pseudonimo. Ma ai tempi Moana lavorava alla Rai, solo che fu scoperta e licenziata. Ricordo pure che lavorò in tv alla Fininvest, si presentò alle elezioni del ’92 con una campagna mediatica clamorosa, e poi c’è il mistero legato alla sua morte. Insomma: questa è l’aura di una grande diva, Moana è stata la Marilyn italiana».

Ma non c’è da temere per un ritorno di polemiche baariote? In fondo Moana Pozzi è pur sempre stata una pornostar. E, al netto dell’idea un po’ qualunquista che in tv si vede di peggio, i manifesti sono abbastanza espliciti. Se non nelle immagini quanto nei titoli, che ben poco lasciano all’interpretazione: da Le calde labbra bagnate di Moana e Cicciolina e Moana ai Mondiali del 1990, a Tutte le provocazioni di Moana e Cavalla per stalloni doc

«Non sappiamo se si solleveranno i preti né se verrà la giunta – aggiunge Scavuzzo -. Secondo me polemiche non ce ne saranno, finora non ce ne sono state. Negli anni ’90, ai tempi della prima mostra, l’Italia era pure un’altra cosa, ormai la pornografia è sdoganata. Ma questa è una mostra tutt’altro che pornografica. Adesso su Moana ci hanno fatto una fiction. D’altra parte anche nei suoi film, seppure in pillole, ci sono messaggi che evidenziano un erotico solare, che si liberasse delle sovrastrutture di pensiero e della mortificazione del corpo. Un edonismo nel senso più alto del tempo, una liberazione del corpo, molto più di Cicciolina. È per questo che leggerò, durante l’inaugurazione, anche frasi tratte dalla sceneggiatura dei suoi film, a cui lei stessa contribuiva».

Così se a Bagheria il museo Guttuso ha anche una sezione dedicata al manifesto cinematografico, una galleria privata dedica un allestimento ai manifesti di film pornografici. Che sarà possibile ammirare gratuitamente in via Mattarella, al civico 62, fino al 30 giugno. «Lo spirito è di un eros artistico – racconta ancora Scavuzzo -. Piero Montana ha recuperato fortunosamente la collezione di manifesti di molti anni, da un cinema a luci rosse che stava per chiudere i battenti. Piero li ha comprati per pochi soldi, e adesso quella collezione viene esposta con un allestimento curato e ad hoc. Anzi, dirò di più, anche se potrà sembrare una provocazione: questa mostra potrebbe essere il contraltare di un museo che già esiste.  A Villa Cattolica c’è infatti una sezione dedicata al manifesto cinematografico, che anche in questo caso è frutto di una donazione di due fratelli che avevano un cinema». 

Una proposta, quella di Scavuzzo, che verrà rilanciata nel giorno dell’inaugurazione. E che promette di far discutere. Anche se, come sottolinea il curatore di Moana Toujours, la mostra «avrebbe bisogno di una collocazione stabile e permanente». Perché la speranza è quella di «uscire da questo provincialismo per cui la pornografia è volgare e un corpo nudo è già pornografico». Tanto che la mostra «non è neanche vietata ai minori, rispetta persino gli standard della comunità Facebook».

Andrea Turco

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