Regalbuto, marito cieco ma la docente resta a Brescia Trasferimento negato per il secondo anno consecutivo

«Abbiamo appreso la notizia del mancato trasferimento di mia moglie, venerdì scorso. Comincia
per noi un altro anno di lontananza: io qui a Regalbuto, in casa dei miei genitori ultraottantenni, e lei
a Brescia». A parlare con la voce rotta dalla disperazione è Salvatore Bonferrato, non vedente fisioterapista 44enne di Regalbuto. «Un incubo – confessa a MeridioNews – che torna a ripetersi». È dall’anno scorso, infatti, che Bonferrato è costretto a vivere a casa dei genitori anziani perché la
coniuge, Giuseppa Miraglia, un’insegnate di scuola primaria, è stata assegnata a un istituto del
bresciano. 

A nulla sono valsi gli appelli al ministero dell’Istruzione e le sollecitazioni all’ufficio
scolastico del provveditorato di Enna per le opportune verifiche. Inultile anche la lettera scritta al presidente della Repubblica, Sergio  Mattarella. «Vivere una vita normale, come tutti, accanto e moglie e figli», è il desiderio espresso da Bonferrato al capo dello Stato. «Non riesco più a capire cosa sia giusto o sbagliato, in questa mia tragica situazione. Ma se le leggi, o le loro modalità di applicazione, impediscono lo sviluppo della persona, credo che qualcosa sia stato applicato in maniera non corretta, perché questo penalizza chi, come me, non può difendersi pienamente, essendo un disabile». 

Nemmeno questa richiesta, ha l’effetto sperato: Giuseppa resta a Brescia anche per il prossimo anno scolastico e i due coniugi continuano
a vivere separati da 1500 chilometri di distanza. Ad aprile, Giuseppa aveva presenta di nuovo la domanda per l’assegnazione della sede ad Enna, dove risiede il coniuge che necessita di assistenza ed è titolare della legge 104. L’istanza è stata respinta per la seconda volta. «Sono vittima di una gravissima ingiustizia – denuncia Bonferrato – perché il provveditorato ha assegnato i posti riservati ai titolari di 104, in provincia di Enna, a persone che avevano fatto ricorso e, senza giudizio di merito, sono stati inseriti in graduatoria». Ad accentuare l’amarezza dell’uomo il fatto che «lo scorso anno mia moglie non ha presentato ricorso perché ero sicuro della gravità della mia condizione e, invece, a quanto pare non è stato valutato così». 

Malgrado lo sconforto, Salvatore non si arrende ed è pronto a continuare la battaglia. «Ho intenzione – promette – di inoltrare un nuovo appello al presidente della Repubblica e ai neo ministri dell’Istruzione, della Famiglia e per i Disabili». Ad affiancarlo in questa nuova sfida c’è, come sempre, il presidente dell’unione ciechi di Enna, Santino Di Gregorio. «Scriverò al presidente nazionale dell’unione ciechi per rendergli nota questa vicenda e pregarlo di informare anche i ministri e chi di dovere». Intanto, Bonferrato si ritrova a dover fare i conti, non solo con la sua cecità, ma anche con un matrimonio a distanza. «Una persona costretta a vivere in questo modo finisce per perdere tutti i punti di riferimento e – spiega Di Gregorio – il sogno di una vita normale si sgretola sotto il peso della solitudine e del fallimento». Una sconfitta non solo del singolo ma di un’intera società. «Chiediamo – conclude – delle normative efficaci a tutela dei non vedenti per far prevalere i loro diritti in qualsiasi situazione. Per questa ragione, serve maggiore impegno da parte dello Stato e della classe politica». Intanto il desiderio di vivere una normale vita di coppia si infrange per Bonferrato, «con la speranza – dicono i due coniugi – che possa andare meglio in futuro».

Concetta Purrazza

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