5 giugno del 1981: l’ Aids fa la sua comparsa

È il 5 giugno del 1981 quando un Centro per il Controllo e la Prevenzione di Malattie di Atlanta, USA, segnala uno strano aumento dei casi di una particolare forma di polmonite che ha colpito in particolare giovani gay del paese. L’annuncio non sembra particolarmente importante e non desta preoccupazione. Almeno per i primi mesi. Infatti, ci si rende presto conto che una nuova sindrome ha fatto la sua comparsa.
Non si sa ancora nulla: ci vorrà del tempo per capire che la malattia non colpisce solo omosessuali, ma anche eterosessuali, adulti e bambini indistintamente; serviranno molti studi per collegare la sindrome al sangue che, una volta infetto distrugge il sistema immunitario esponendo l’organismo ad ogni tipo di attacco. Solo nel 1984 viene individuato il virus responsabile dell’infezione: è HIV a causa l’ Acquired Immune-Deficiency Syndrome (AIDS).
Questo è l’inizio della storia dell’ epidemia più importante della fine del secolo scorso.
La malattia si diffonde negli USA, in Europa ma soprattutto in Africa dove il contagio non può essere in nessun modo contrastato perché non ci sono fondi, perché non si può mettere in atto nessuna forma di prevenzione e perché le medicine non riescono ad arrivare.

Ma AIDS ha significato anche cambiamento nella società. I malati hanno conosciuto la discriminazione frutto della paura ma soprattutto della disinformazione: il virus si trasmette attraverso il sangue e per via sessuale, ma per molto tempo ci si rifiuta anche si sedere accanto ad un HIV+. Addirittura, dal 1987 le persone sieropositive non possono entrare negli USA.
Nascono, in difesa della propria dignità di malati, associazioni di attivisti contro la malattia: la prima in assoluto è Gay Men Health Crisis che nasce nel 1982, appena un anno dopo la comparsa della malattia. In Italia sono attive la Anlaids e la Lila.
Nel 1988 viene celebrata la prima giornata mondiale AIDS. L’ appuntamento si ripete ogni anno e che rivolgendosi direttamente ai giovani educa alla prevenzione ed informa sulla malattia. Il preservativo è diventato simbolo della difesa dalla malattia, della maturità culturale raggiunta nei paesi occidentali.
La scienza nel frattempo prosegue. Nuove scoperte alimentano le speranze dei malati ma fino ad ora anche le terapie più efficaci si sono rivelate insufficienti. Le cure sono costose e difficili da sopportare (sino a 30 compresse al giorno ad orari prestabiliti). E se l’accesso alle medicine è difficile in Occidente, è praticamente impossibile nel sud del mondo. In africa milioni di persone continuano ad essere contagiate e l’epidemia sembra inarrestabile. I fondi stanziati dai grandi stati sono assolutamente insufficienti per alleviare il problema.
Nel 1994 è stato calcolato che, in assenza di una cura efficace, la prevenzione potrebbe far diminuire il numero dei nuovi casi annui di circa 9 milioni e mezzo. La cifra necessaria per raggiungere questo obiettivo è di soli 2 miliardi e mezzo di dollari (nulla se si pensa ai soldi spesi in altri settori dell’ economia). 2 miliardi e mezzo di dollari che, secondo Yokohama, si potrebbero raccogliere se ogni persona al mondo donasse l’equivalente del costo di una Coca Cola e che il fondo così costituito fosse destinato alla prevenzione. Solo una Coca Cola a testa.

Link:
www.lila.it
www.anlaids.it
www.biaids.it

Silvia Lo Re

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