107 anni fa esplodeva in Sicilia la protesta per il ‘caso’ Nunzio Nasi

IL 17 LUGLIO DEL 1907, PER LE VIE PALERMO, EBBE LUOGO UNA TUMULTUOSA MANIFESTAZIONE DI MASSA PER PROTESTARE CONTRO L’ARRESTO DEL DEPUTATO TRAPANESE. FU L’INIZIO DI UNA GRANDE RIVOLTA CIVILE E DEMOCRATICA E FU L’OCCASIONE PER DENUNZIARE LE CONTINUE VIOLAZIONI DEI DIRITTI FONDAMENTALI DEL POPOLO SICILIANO, NONCHE’ I TORTI SUBITI DALLA NOSTRA ISOLA DAL 1860 IN POI

Fa bene il nostro prezioso collaboratore, Giuseppe Scianò, a ricordare il ‘caso’ di Nunzio Nasi, il parlamentare nazionale siciliano di Trapani perseguitato da Giovanni Giolitti. Con questa breve introduzione ci permettiamo soltanto di ricordare che Giolitti – grande persecutore di Nunzio Nasi – qualche anno dopo verrà descritto, per quello che era, da un grande meridionalista: Gaetano Salvemini. E sarà proprio Salvemini (nella foto a sinistra), in un suo libro famoso – dal titolo: “Il ministro della malavita” – a descrivere le ‘gesta’ di Giolitti, un altro personaggio che continua ad essere celebrato come un ‘Padre della patria’ nel libri di storia.
Giolitti è stato di certo un ‘Padre della patria’: per il Piemonte e, in generale, per il Nord Italia; ma non per il Sud, che di lui – grazie alla vicenda di Nunzio Nasi e grazie, soprattutto, a Gaetano Salvemini, lo ricorda per quello che è stato: un, anzi “Il ministro della malavita”.   

I 17 luglio del 1907, in tutta la Sicilia, ed in particolare a Palermo, ebbero inizio alcune grandi manifestazioni popolari, per protestare contro l’arresto dell’ex Ministro NUNZIO NASI. Un arresto ritenuto eccessivamente persecutorio e, sotto ogni aspetto, illegittimo.

Il “caso” era insorto già nel 1903, a seguito di una denunzia per peculato che, nel tempo, sarebbe stata molto ridimensionata, ma che, comunque, comportò – due anni dopo – il rinvio a giudizio di Nunzio Nasi, su decisione della magistratura ordinaria. Mentre – com’è noto – il TRIBUNALE competente era, invece, quello dell’ALTA CORTE DI GIUSTIZIA, così come prevedeva lo STATUTO ALBERTINO per i reati commessi dai Ministri e dai Deputati in carica.

Si aggiunga che dilagava, negli ambienti politici, il “PETTEGOLEZZO” in base al quale il NASI sarebbe stato inviso al Primo Ministro GIOVANNI GIOLITTI – piemontese – che ne avrebbe temuto la concorrenza e l’intraprendenza. E che mal ne tollerava le posizioni “meridionaliste” e “sicilianiste”.

La Francia, che seguiva, in quel periodo, con particolare attenzione le “vicende siciliane”, fu sollecita nell’offrire ASILO POLITICO a NUNZIO NASI, assoggettato ad una evidente persecuzione politico-giudiziaria.

Successivamente, la Corte di Cassazione (siamo già nel 1907) decideva di annullare il rinvio a giudizio del NASI.

In conseguenza di ciò, alcuni esponenti delle Istituzioni invitarono il NASI a rientrare in Italia, fornendogli anche assicurazioni verbali sul rispetto delle prerogative proprie dello “STATUS” di Parlamentare.

Quando, però, il politico siciliano rientrò in Italia, venne immediatamente arrestato e portato in carcere. Fu uno SCANDALO!

Dopo tre giorni, tuttavia, gli furono concessi gli arresti domiciliari. Magra consolazione, quest’ultima, in quanto l’EX MINISTRO siciliano era stato privato, comunque e sostanzialmente, della propria libertà.

Comprensibile, pertanto, che in tutta la Sicilia si scatenassero vivaci proteste e grandi manifestazioni di solidarietà, in tutte o quasi le Città, grandi o piccole che fossero.

Particolarmente significativo fu il fatto che, a MESSINA, i disordini furono tali e tanti (e tutti caratterizzati da connotazioni sicilianiste) che il Governo italiano vi proclamò lo STATO D’ASSEDIO.

In questa realtà politica, muoveva i primi passi il “PARTITO SICILIANO”, guidato da FRANCESCO PERRONE PALADINI. Un partito autonomista particolarmente attivo, che avrebbe svolto attività anche dopo la tragica morte di alcuni importanti dirigenti (compreso il Perrone Paladini) nel corso del terremoto di Messina del 1908.

Degna di attenzione, per comprendere la vastità del fenomeno del rinato SICILIANISMO, fu l’iniziativa di fondare, a Catania, il periodico sicilianista “L’AZIONE”. A Palermo si riparlò, alla grande questa volta, di INDIPENDENZA DELLA SICILIA ed anche di AUTONOMIA e di FEDERALISMO.

Aderirono al “Partito Siciliano” uomini di cultura come Luigi CAPUANA, G. PIPITONE FEDERICO, Ettore XIMENES ed altri noti rappresentanti dell’INTELLIGHENTIA SICILIANA.

Il fatto politico di maggiore importanza fu quello di aver riproposto, con forza, la “QUESTIONE SICILIANA”, intesa come la QUESTIONE di una NAZIONE ABROGATA con la violenza.

E’ quasi impossibile soffermarsi compiutamente sulle varie ed interessanti, e talvolta tragiche, vicende del risorto “Nazionalismo Siciliano”, che aveva trovato in Nunzio NASI il punto di riferimento ed una valida occasione per riorganizzarsi e per rialzare la testa.

Non si può, tuttavia, sottacere la circostanza – testimoniata qua e là – che avrebbe ritrovato, successivamente, lo stesso NUNZO NASI (che pure era stato determinante, all’inizio, per fare risorgere il Sicilianismo forte, puro e capace di reagire all’oppressione colonialista del Regno d’Italia), su posizioni più moderate, se non “frenanti”. Il politico trapanese, infatti, a seguito del ritorno in Parlamento, venne “assorbito” dai Partiti italiani, democratici e centralisti. Anche se tutto ciò derivava, soprattutto, dalla ESIGENZA PRIORITARIA di contrastare il FASCISMO, andato al potere nel 1922. Il NASI contestò Mussolini e fu fra i più convinti AVENTINIANI.

Intendiamoci: non si può non riconoscere a NUNZIO NASI il merito di non aver mollato mai la “QUESTIONE SICILIANA”. Il NASI incoraggiò, infatti, gli studi e gli approfondimenti sulle tematiche dell’Autonomia, del Regionalismo ed anche sul Federalismo, anche successivamente al suo ritorno in Parlamento ed in politica.

Non lo “condanniamo”, pertanto, a nostra volta. Anzi, lo ringraziamo. Ribadiamo, tuttavia, che l’Indipendentismo Siciliano era (ed è) un’altra cosa …

E’ doveroso, infine, sottolineare come l’intera “vicenda Nasi”, le proteste al canto della MARSIGLIESE, l’uso provocatorio (di tanto in tanto) del tricolore francese, la fondazione del Partito Siciliano, la grande mobilitazione popolare, le polemiche ed i dibattiti, insorti ad ogni livello, dimostrarono che lo spirito della Nazione Siciliana sopravviveva perché indistruttibile e che i diritti alla libertà, al progresso ed alla Indipendenza della Sicilia, erano e sono DIRITTI IMPRESCRITTIBILI ed INALIENABILI. Ancora oggi validi! Piaccia o non piaccia agli ASCARI di turno.

 

Giuseppe Sciano

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