Zona Franca Giovani, il piano per fermare la fuga all’estero «Esenzioni e vantaggi per convincere a fare impresa qui»

Un piano per convincere i giovanissimi a rimanere nella propria terra e mettersi in gioco qui, provando a fare impresa. È tutto questo Zona Franca Giovani, il progetto di cui s’è fatto promotore Vito Rizzo, sindaco di Balestrate, e che ha già raccolto l’adesione di 132 amministratori siciliani, per scommettere e rilanciare il futuro delle nuove generazioni, quelle che più di tutte tendono ad emigrare in cerca di opportunità concrete che qui da tempo mancano. «Questa è un’iniziativa che nasce da un’idea lanciata due anni fa durante la campagna elettorale e raccolta da diversi giovani candidati a sindaco – spiega Rizzo -, e che adesso viene ripresa, anche in seguito alla volontà del governo nazionale di predisporre un piano straordinario per il Sud». 

Da qui la lettera indirizzata al ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli dai 132 firmatari, che hanno deciso di farsi parte attiva anche nei confronti del governo nazionale per trovare soluzioni e proposte per bloccare la continua fuga verso l’estero o il Nord Italia di tantissimi giovani e contestualmente combattere l’elevato tasso di disoccupazione giovanile, vero dramma per le Regioni del Sud. Una missiva che si aggiunge alle note già inviate, nelle scorse settimane, ai presidenti di Regione e assemblea regionale, e al ministro per il Sud e la coesione territoriale Giuseppe Provenzano. «La proposta che abbiamo elaborato consiste in una serie di misure che incentivino la nascita di nuove imprese giovanili e sostengano l’occupazione giovanile, sull’esperienza delle Zone Franche, già sperimentate anche in Italia», spiega ancora il primo cittadino di Balestrate.

«Non si può restare a guardare inermi lo spopolamento della nostra terra – prosegue -, secondo i dati Svimez oltre due milioni di persone sono emigrate dal Sud Italia negli ultimi 15 anni, delle quali circa la metà giovani. Le nostre Regioni non possono essere in fondo alle classifiche per tasso di disoccupazione e per Neet, vale a dire giovani dai 18 ai 24 anni d’età che non studiano né cercano lavoro. Il nuovo governo ha dichiarato di voler lavorare a un piano straordinario per il Sud per valorizzare il capitale umano, curare il capitale naturale, potenziare il capitale sociale e sviluppare il capitale fisico. La Zona Franca Giovani mira proprio alle quattro direttrici indicate dal governo e siamo convinti possa essere un asse portante del Piano per il Sud».

Peggio del Sud, sulla base dei dati raccolti dal primo cittadino di Balestrate e dai colleghi firmatari, ci sono la Guyana francese (44,7 per cento) e la regione bulgara di Severozapaden (46,5 per cento). Dati che fanno compagnia al Sud in fondo alle classifiche. E da cui bisogna partire, per ragionare su un piano di rilancio serio e concreto che possa convincere le nuove generazioni a rimanere. Rilanciando, come prima cosa, il settore imprenditoriale, in ginocchio da troppo tempo, anche in zone potenzialmente di pregio come quelle madonite, per fare un esempio, da tempo in balìa di un selvaggio spopolamento cui si tarda a porre rimedio. «L’idea nasce dall’esperienza delle Zone Franche Urbane nate in Francia e già sperimentate anche in Italia, ma declinata esclusivamente per gli under 40 – spiega la missiva inviata dai 132 firmatari -. La ZFG dovrebbe essere attivata in quei territori, non già inseriti in precedenti esperienze di ZFU, dove la disoccupazione giovanile supera una certa percentuale (al di sotto del 45 per cento, ad esempio)».

«Fra le cose da fare, in concreto, si potrebbe potenziare la misura Resto al Sud per l’avvio di impresa e garantire una serie di esenzioni, come tutte le Zone Franche, per imposte e tributi per i primi anni di attività, con una diminuzione di entità negli anni, come ad esempio Irpef, contributi previdenziali, Imu, Irap, oltre ai tributi locali – si legge ancora -. Con l’auspicio di aver dato un valido contributo, restiamo in attesa di ricevere un riscontro alla missiva che spiega il progetto da parte del ministero».

Silvia Buffa

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