Zen, rider di Zangaloro aggredito durante consegna «Costretti a sospendere domicilio in quel quartiere»

«A causa di un’aggressione ad uno dei nostri rider nel quartiere Zen di Palermo, al fine di salvaguardare l’incolumità dei nostri collaboratori, siamo costretti a sospendere le consegne a domicilio presso il suddetto quartiere. Esprimiamo tutta la nostra solidarietà e vicinanza al ragazzo». È con queste brevi righe che la nota catena di burger bar palermitana comunica l’interruzione, a partire da domani, del servizio di consegne delle ordinazioni nel quartiere alla periferia della città. 

Una decisione drastica, dopo aver constatato lo stato di shock con cui il giovani dipendente è ritornato nel locale dopo l’aggressione subita. «L’episodio è accaduto un’oretta fa, è il primo caso che ci capita da quando siamo immersi nell’emergenza Covid», spiega il titolare della nota catena. In passato, infatti, c’era stato un altro episodio ma di natura ben diversa: il furto di uno dei motorini usati per le consegne, in un’altra zona della città. Questa volta, invece, a finirci di mezzo è stato il rider. «Chi lo ha aggredito era nei pressi dell’abitazione del cliente che il nostro dipendente stava per raggiungere per effettuare la consegna – spiega – ed era da solo. Lo ha afferrato con violenza e gli ha praticamente detto di dargli tutto». Un fermo in pieno regola, per dirla in gergo. 

Il ragazzo, spaventato da quell’aggressione inaspettata, decide di non opporre alcuna resistenza e di mostrarsi collaborativo. «Lui è molto scosso ma fortunatamente non c’è stata nessuna conseguenza grave, anche perché ha subito dato tutto proprio per evitare spiacevoli situazioni – racconta ancora il titolare dell’esercizio -. Ovviamente si è molto spaventato, perché è stato fisicamente bloccato da questo aggressore». Che non ha mollato la presa finché il giovane non ha acconsentito a dargli i suoi averi. 

Una volta lasciato andare, il rider è tornato indietro alla burgeria, dove ha raccontato ai colleghi e al titolare tutto quello che gli era appena accaduto. L’episodio si colloca intorno alle 21, in piena ora di cena, orario in cui la maggior parte delle persone è riunita in tavola per mangiare. Se aggiungiamo, poi, che siamo ai tempi dell’emergenza Coronavirus, lo scenario dell’aggressione si fa ancora più desolato e vuoto. Nessuno, infatti, sembra assistere all’aggressione, un po’ per l’orario un po’ per l’obbligo di restare chiusi in casa. Nessuno, quindi, aiuta il povero rider. «Malgrado l’aggressore non fosse armato, la sola forza fisica e la cattiveria dimostrata, a sentire il racconto del ragazzo, hanno avuto comunque il loro effetto su di lui – aggiunge il titolare -. Si è trattato di una frazione di secondo, per fortuna non è successo il peggio».

«Sto scendendo ad aggredire un rider di Zangaloro meat factory nel quartiere Libertà di Palermo. Immagino che subito dopo faranno un post col nome del quartiere e sospenderanno anche là le consegne», è la replica ironica e a tratti amara di Mariangela Di Gangi, presidente dell’associazione Laboratorio Zen Insieme, attiva nel quartiere da moltissimo tempo, affidata ai social. «A tutti e tutte i commentatori/commentatrici che ne approfittano per vomitare odio su un intero quartiere, e non solo sulle persone che hanno sbagliato, auguro che non gli succeda mai di essere giudicati per categorie, perché è brutto», la spiegazione finale a corredo del suo post, in risposta ai quanti, nel giro di poco più di un’ora dalla notizia, si sono affrettati a puntare il dito contro l’intera zona piuttosto che contro il singolo responsabile dell’aggressione al rider, etichettandola come sempre. Una tendenza, purtroppo, a cui in molti si lasciano erroneamente andare spesso. 

Silvia Buffa

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