Zen, dopo la protesta il quartiere è ancora in fermento «Riqualificare questi spazi e poi restituirli ai cittadini»

Quando si parla di salute si parla di un bene che va al di là delle parti, che supera anche i confini tra pubblico e privato. Questo, in buona sostanza, lo spirito che ha animato l’iniziativa intrapresa nei giorni scorsi da Mariangela Di Gangi, alla guida del Laboratorio Zen Insieme. Una presa di posizione forte, quella di spostare i rifiuti da un’area privata sul suolo pubblico, portata avanti da chi non si rassegna, da chi non crede che le cose debbano funzionare – anzi non funzionare – sempre allo stesso modo. Una presa di posizione contro l’abbandono e il degrado che ha in qualche modo costretto la Rap a intervenire per rimuovere le mini-discariche sparse per lo Zen 2, immondizia che si accatasta quotidianamente e che, non rimossa, viene spesso data alle fiamme. L’aria diventa, così, irrespirabile per le famiglie e per i tanti bambini che popolano il quartiere


La scelta di Mariangela Di Gangi ha trovato ampio consenso tra gli abitanti del quartiere, che hanno dato vita a sit-in di protesta. Una decisione criticata dal presidente della Rap Giuseppe Norata e dal vicesindaco con la delega al decoro Fabio Giambrone. C’è anche chi ha voluto leggere tra le righe una crisi all’interno della sinistra palermitana, essendo stata Di Gangi esponente di rilievo di Sinistra Comune, che fa parte della maggioranza. Il fermento però che si percepisce andando allo Zen, la voglia di riscatto e di normalità delle persone che lo abitano, sembra avere poco a che fare con le possibili lotte intestine all’interno della maggioranza che guida la città. Hanno a che fare invece con una potenziale «bomba ecologica» tra le strade e i palazzi del popoloso quartiere. Hanno a che fare con i topi che trovano cibo tra l’immondizia nello spiazzo di via Coppi e in alcune aree che si trovano alle spalle della chiesa. Si vedono chiaramente appena fa buio, sono davvero tanti, che entrano ed escono dai cumuli di immondizia lasciati a marcire a cielo aperto. La gente non passa da lì la sera se non in auto o sugli scooter. MeridioNews c’era già stata due giorni dopo il blitz dei carabinieri, che in forze avevano presidiato il territorio.

Tornando in quei luoghi a qualche giorno di distanza si percepisce chiaramente come i cittadini dello Zen 2, protagonisti delle proteste della scorsa settimana, non abbiano intenzione di arrendersi alle condizioni in cui sono costretti a vivere. Nonostante la pulizia effettuata da Rap, infatti, i cumuli di rifiuti, sebbene in quantità decisamente minore, persistono e alimentano il degrado e la presenza dei roditori. Il dialogo tra l’amministrazione comunale e il Laboratorio Zen Insieme resta ed è da sempre aperto, al netto di possibili confronti accesi. Da giugno dell’anno scorso, infatti, era stato istituito un tavolo di confronto proprio sul tema rifiuti e decoro, ed erano state presentate alcune proposte per un iter concordato che potesse riqualificare gli spazi e restituirli ai cittadini. Ma da allora nulla è accaduto. 

Ora non sono pochi i residenti che cercano di mettersi in prima persona a difendere il quartiere. Sono diverse le realtà che cercano di dialogare fra loro e di richiamare il sostegno di altre che operano anche al di fuori del quartiere, come il centro sociale Anomalia. «Quello che abbiamo provato a denunciare è un tema più ampio del semplice spiazzo alle spalle della chiesa – dice Di Gangi – Qua c’è da lavorare. E non imputiamo nemmeno all’amministrazione tutte le colpe per i ritardi negli interventi allo Zen. Sono stati stanziati milioni di euro grazie al fondo ex gescal e più recentemente è stato cancellato il piano periferie. Si parla tanto della sfida ambientalista lanciata da Greta Thunberg e poi ci teniamo una bomba ecologica che pesa su centinaia di bambini e le loro famiglie. È rischiosissimo quello che è accaduto, ma non è possibile intervenire solo quando si verificano episodi come questo. La sinistra progressista ha altri due anni per amministrare Palermo. Vogliamo ripartire dalle periferie? Anche da questo si può misurare la qualità di un’amministrazione. Bisogna aprire un dibattito su ciò che accade nelle periferie, capire la direzione in cui stiamo andando. Uno spazio diventa curato quando lasci indietro il degrado. Qua servono un’analisi di impatto ambientale, l’esproprio e la riqualificazione dell’area». 

Stefania Brusca

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