Dall’altare alla polvere, dalle stelle alle stalle. La parabola di Maurizio Zamparini a Palermo è finita con la decisione degli arresti domiciliari pronunciata dalla Corte di Cassazione. Una fine forse ingloriosa per l’imprenditore friulano accolto a Palermo come il salvatore della patria sportiva. Il Palermo, in cattive acque nonostante la gestione dell’ex presidente della Roma, Franco Sensi, aveva bisogno di forze fresche e fu proprio Zamparini, reduce dall’addio al Venezia, a portarle nelle asfittiche casse rosanero. In effetti le prime mosse del re dei centri commerciali, costruiti, gestiti e venduti per mille miliardi di lire, sono state esplosive.
Era il 21 giugno del 2002 quando Zampa acquistò la società per 15 milioni, un anno di purgatorio e poi la serie A, attesa da 31 anni, con Guidolin in panchina. Successi a ripetizione, pure la storica qualificazione in Europa League e città innamorata tanto da offrirgli perfino la cittadinanza onoraria. Nel 2011 l’apoteosi della finale di Coppa Italia contro l’Inter, con migliaia di palermitani a Roma per vendicare le sconfitte dolorose di un Palermo che fu ad opera di Bologna e Juventus.
Non ci riuscì e fu l’inizio della fine. Rimangono solo un ricordo l’arrivo di stelle come Toni, Amauri, Pastore, Cavani, Miccoli, Dybala, intuizioni da grande fiuto calcistico peraltro rivendute a peso d’oro. O anche i quattro giocatori del Palermo convocati nell’Italia che vinse il Mondiale nel 2006 (Zaccardo, Grosso, Barzagli, Barone), o le vittorie contro la Juventus e l’epopea di una squadra che poteva giocarsela su ogni campo della serie A.
Il declino del Palermo del Zamparini mangia allenatori (ne ha esonerati ben 29 in rosanero) è lento ma purtroppo costante: da club modello con il miglior bilancio (2009) e fabbrica di campioni, alle difficoltà economiche degli ultimi anni, ai minori investimenti, alle retrocessioni in B e alla sempre minore fiducia degli appassionati verso il proprietario, ormai contestato apertamente dai tifosi, contro il quale è stato realizzato un vero e proprio sciopero del tifo.
Il tira e molla per la vendita del Palermo, durato troppo tempo, ha fatto il resto azzerando il rapporto con la città, che ormai non lo ama più, fino alla recente e ingarbugliata cessione agli inglesi (ancora da chiarire del tutto), alla situazione con la magistratura e alla decisione degli arresti domiciliari. Più luci che ombre per il presidente-proprietario che per 16 anni ha guidato il Palermo? Una domanda che, per ora, resta senza risposta.
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