Zampa-Zen

Tema: le ‘zampe’ sulla città. Le ‘zampe’ sono quelle di Maurizio Zamparini, presidente della Palermo Calcio, una vocazione per i centri commerciali e per le operazioni immobiliari e una passione per gli affari a tanti zeri. Mentre la città, neanche a dirlo, è il capoluogo siciliano dove l’imprenditore venuto dal Nord Italia ha ormai da tempo posizionato i propri ‘artigli’, grazie anche al Comune di Palermo retto da Diego Cammarata e da un consiglio comunale in  larga parte ‘sensibile’ al fascino discreto della ‘cementificazione’ del territorio.

Palermo ha già conosciuto sulla propria pelle i massacri operati dai ‘signori del cemento’. Tra la fine degli anni ’50 e i primi anni ’80 del secolo scorso – questa è storia nota – orridi palazzi e speculazioni edilizie di ogni genere e specie hanno ‘inghiottito’ la ‘conca d’ora’ e ville e giardini Liberty. Uno scempio che porta la ‘firma’ di Salvo Lima e Vito Ciancimino.

Dopo tanti disastri e dopo un quindicennio – 1985-2000 – vissuto tra luci e ombre (non va dimenticato che l’incredibile speculazione di Pizzo Sella, un centinaio di ville costruite senza capo né coda su una collina che sovrasta Mondello, un’operazione immobiliare sanzionata dalla magistratura, ma ancora in piedi grazie ai soliti Azzeccagarbugli è stata completata, sembra incredibile!, durante gli anni in cui è stato sindaco Leoluca Orlando) nessuno si aspettava un attacco pesante a ciò che resta del verde storico e agricolo della città.

Ma, si sa, in Sicilia – e soprattutto a Palermo – si può sempre provare a fare più buio di mezzanotte, alla faccia dei proverbi. Succede così che 280 mila metri quadrati di verde storico e agricolo che si distendono nella parte nord della città diventano la sede di un’incredibile speculazione commerciale e immobiliare a norma di legge. Abbirsannu ‘i carti si po’ fari tuttu, recita un vecchio adagio siciliano. Sistemando le ‘carte’ sotto il profilo amministrativo, tutto è consentito. Anche se questo ‘tutto’ prevede   forzature a destra e a manca. Anche se queste forzature sollevano una tempesta di dubbi.

E di dubbi, in questa brutta storia di affari & cemento facile, ce ne sono veramente tanti. In verità Zamparini, da quando ha posato le ‘zampe’ a Palermo, ha sempre pronunciato e ripetuto la seguente cantilena: “La città ha bisogno di un nuovo stadio”. Un’opinione tutta sua, se è vero che, soprattutto dopo i mondiali di calcio del ’90, quando l’impianto è stato potenziato, lo Stadio intitolato a Renzo Barbera, l’indimenticabile presidente della Palermo Calcio degli anni ’60 e ’70, ha sempre funzionato tutto sommato bene.

Zamparini non ha mai fatto mistero di voler realizzare il nuovo stadio sbaraccando il velodromo costruito allo Zen, sigla che sta per Zona espansione nord, un’area cittadina dove è stato realizzato un quartiere popolare per lunghi anni abbandonato, poi rimesso un po’ su dalle amministrazioni Orlando e di nuovo abbandonato da Cammarata e compagni.

Nel 2004, dopo chiacchiere e sospiri, ci si aspettava che Zamparini, complice il Comune, realizzasse il suo sogno. Invece si scoprirà che il nuovo stadio, in realtà, era un mezzo specchietto per le allodole. Perché il presidente della Palermo Calcio, già allora, aveva gettato gli occhi su fondo Raffa, la già citata area di 280 mila metri quadrati con vincolo di inedificabilità assoluta, trattandosi, come già accennato, di verde storico e agricolo.

A Palermo, sotto il profilo urbanistico, si può fare tutto e il contrario di tutto. Anche l’impossibile. E infatti quasi tutte le spericolate speculazioni edilizie targate Lima-Ciancimino passavano dagli uffici della Regione, sempre pronti ad approvare le varianti urbanistiche al piano regolatore del 1962. E infatti, anche nel caso della ‘cementificazione’ del verde storico e agricolo di fondo Raffo c’è di mezzo una variante urbanistica al nuovo piano regolatore.

Risultano interessanti i passaggi di questa storia. Anche per capire nelle mani di chi è finita oggi Palermo. Dunque nel 2004 l’occhio ceruleo di Zamparini si è già posato su fondo Raffa. Che, però, è di proprietà di tre opere pie. Il presidente della Palermo Calcio non si perde d’animo. Così contatta gli amministratori delle opere pie e propone un baratto: in cambio dei terreni si impegna a realizzare tre edifici: una casa di cura per anziani, un istituto per non vedenti e un altro centro di assistenza. Lo scambio è impari: Zamparini, infatti, si prende un’area immensa con dentro quello che gli urbanisti definiscono un “netto storico”, cioè una villa storica. Il tutto in cambio della realizzazione di tre edifici. Già questo passaggio solleva dubbi. Le tre opere pie sono amministrate per conto della Regione. Chi ha stipulato l’accordo ha fatto bene i conti?

Appena Zamparini mette le mani (pardon, gli ‘artigli’) su fondo Raffa, spunta il progetto, ovvero la megacementificazione di tutta l’area. Si prevedono almeno 50 mila metri quadrati di edifici coperti più una rotonda. Ovviamente, più di 120 negozi sparsi qua e là. E siccome nei centri commerciali che si rispettano ci si va in automobile, ecco un bel parcheggio di 30 mila metri quadrati.

Va da sé che per realizzare il progetto ci vuole una variante urbanistica. Che deve prima essere approvata dal consiglio comunale e poi dagli uffici della Regione. Nel 2006, qualche mese prima della fine della legislatura, il provvedimento arriva a Sala delle Lapidi, la sede del consiglio comunale della città. E viene approvato con soli due voti contrari: quelli di due esponenti della sinistra: Antonella Monastra ed Emilio Arcuri. Le cronache non registrano una vera e seria battaglia politica da parte della sinistra cittadina per bloccare questa ‘cementificazione’.

Poi la parola passa agli uffici urbanistici della Regione, abituati, da decenni, a fare le cose senza troppo clamore. Il “sì” dell’amministrazione regionale deve essere arrivato, se è vero che, già da tempo, i lavori a fondo Raffa fervono. Il mega centro commerciale è in costruzione. Anzi, secondo i bene informati, sarebbero già stati siglati i preliminari di vendita e di affitto.

Non manca qualche sorpresa, naturalmente amara. L’accordo originario con il Comune di Palermo prevede la realizzazione, da parte del gruppo Zamparini, di un centro di quartiere. Che avrebbe dovuto trovare posto in appena 2 mila metri quadrati di fondo Raffa. Abbiamo scritto “avrebbe dovuto” perché, a un certo punto, Zamparini ha deciso di tenersi pure i 2 mila metri quadrati ceduti al Comune. E il centro di quartiere? Il presidente della Palermo Calcio ha annunciato che lo realizzerà allo Zen 2, a un paio di chilometri da dove sorgerà il mega centro commerciale.

Anche questa seconda operazione lascia perplessi. ‘Zampa’ si tiene altri 2 mila metri quadrati di terreno che avrebbe dovuto cedere al Comune. E annuncia la realizzazione del centro di quartiere non in un proprio terreno, ma in un’area del Comune a due passi da una discarica abusiva. Della serie: Zamparini, a Palermo, fa ormai quello che vuole.

E’ a questo punto che, in questa incredibile vicenda, entra in scena Nadia Spallitta, avvocato, eletta consigliere comunale nel 2006. La Spallitta, che milita nel Sel di Vendola, e la già citata Antonella Monastra (eletta nel movimento ‘Un’altra storia’ di Rita Borsellino) sono le uniche, vere opposizioni tra i 50 consiglieri comunali di Sala delle Lapidi. Mentre il Pd, a parte qualche ‘sceneggiata’, opta per un’opposizione di facciata (non è certo un caso se un sindacalista della Cgil siciliana ripete ormai da tempo che, nell’Isola, i vecchi ‘compagni’ si sono venduti pure le ceneri di Gramsci).

“In questa storia – dice Nadia Spallitta – ci sono troppe cose incomprensibili. Come può il Comune dire sì al gruppo Zamparini su tutta la linea, accontentandosi di soli 2  mila metri quadrati per un centro di quartiere?”. Un centro di quartiere che, come già accennato, verrà realizzato altrove.

“Anche questo secondo passaggio lascia di stucco”, dice ancora Spallitta. Che aggiunge: “Vogliono realizzare il centro di quartiere allo Zen 2? Va bene. Ma almeno si bonifichi la discarica che sta proprio accanto all’area dove dovrebbe vedere la luce questo benedetto centro di quartiere. Altrimenti che facciamo: mandiamo i bambini della Zen 2 a giocare in una discarica di oltre 12 mila metri quadrati?”.

Nella fretta di fare affari né i ‘filosofi’ del Comune, né gli ‘esegeti del cemento’ del gruppo Zamparini si sono accorti che il futuro centro di quartiere si troverà nel bel mezzo di una discarica abusiva. Naturalmente, né il Comune, né Zamparini hanno trovato la cosa disdicevole. Anzi. A sollevare la questione ha pensato Nadia Spallitta, che ha scritto al Comune, alle società collegate allo stesso Comune (ancora non si è capito a chi appartengano i 12 mila metri quadrati di terreno adibiti a discarica abusiva), al Questore, al Prefetto e via continuando con le autorità.

“Trovo singolare – dice sempre la battagliera consigliera comunale di Sel – che, in tutti questi anni, il Comune non abbia verificato a chi appartiene l’area adibita a discarica abusiva. Per avviare le opportune azioni amministrative e penali a tutela della salute pubblica”. Vuoi vedere che, tra qualche tempo, si scoprirà che l’area in questione è di proprietà dello stesso Comune di Palermo, che si ritroverebbe così ad essere titolare di una discarica abusiva? Chissà.

Ah, dimenticavamo: in tutto questo Zamparini non ha perso di vista il nuovo stadio. La sua vecchia idea vale sempre: via il velodromo, da sbaraccare, per far posto, appunto, a un nuovo stadio. Con una novità: sotto il campo di calcio il presidente vuole la solita catena di negozi. Così, finita la partita, si può fare shopping. Non è ‘meraviglioso’? Come si dice in Sicilia, casa e putia. In più, siccome il nume tutelare della Palermo Calcio regala il nuovo stadio alla città, vuole – magari con una nuova variante urbanistica – un terreno dove realizzare 700 alloggi d edilizia residenziale privata. Presidente Zamparini, scusi: a questo punto perché non si prende tutta la città?

 

Giulio Ambrosetti

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