Yemen, spose troppo care….La protesta degli scapoli

In un’area del mondo in cui il matrimonio è un affare, la sposa una merce da comprare, il sentimento un corollario di nessun conto, non stupisca la protesta dei celibi in Yemen. La crisi economica si fa sentire anche lì e anche nel settore matrimonio. I padri di famiglia, a quanto pare, hanno alzato la richiesta economica per dare in sposa la propria figlia e il problema è che sempre più giovani yemeniti non riescono a sborsare cifre che arrivano anche a duemila dollari.

Ecco perchè molti hanno ufficialmente protestato in piazza nel distretto di Taiz, 250 chilometri a sud della capitale Sanaa. Il caro-spose sta mandando a monte molti matrimoni e la cosa prima o poi dovrà far scendere “le tariffe” imposte dai padri. Intanto la vicenda ha già avuto conseguenze nefaste. La prima è che ragazze giovanissime vengono date in sposa a uomini vecchi come i padri, ovvero gli unici a potersi permettere di pagare la somma richiesta. La seconda è che già qualche scapolo ha gettato acido in faccia alla sposa desiderata in modo da abbassarne le quotazioni.

Ricordiamo che lo Yemen ha un triste primato: quello delle spose bambine. Scondo gli ultimi dati dell’Unicef, nello Yemen il 14% delle  bambine si sposa prima di compiere i 15 anni di età e  il 52% sono coloro  che lo fanno prima dei 18. Nel 2005 l’Università di  Sana’a ha denunciato che in alcune aree rurali vengono date in sposa  persino bambine di otto anni. Il caso di Rawan, la bambina morta dissanguata proprio a otto anni, dopo il matrimonio, ha indignato il mondo.
UNA LEGGE PER VIETARE I MATRIMONI SOTTO I 17 ANNI
Nel 2009 il Parlamento dello Yemen ha  votato una legge per vietare i  matrimoni sotto i 17 anni , ma gli  esponenti più conservatori e i  religiosi si sono opposti, affermando che  era una violazione della  legge islamica che non pone limiti all’età per  le nozze.

E’ IMPORTANTE PROTEGGERE LE RAGAZZE DAGLI ABUSI

“Le conseguenze dei matrimoni infantili sono devastanti. Le  bambine vengono tolte da scuola, la loro istruzione interrotta in modo  permanente e molte soffrono di problemi di salute cronica per avere  troppi figli e troppo presto”, è l’accorata denuncia di Liesl Gerntholtz, direttore  della Divisione per i diritti delle donne di Human Rights Watch.

Insomma, abusi e violenze legalizzati.

Redazione

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