Wind-Tre, lavoratori in piazza contro l’esternalizzazione «L’azienda fa utili e trecento famiglie diventano precarie»

«Noi siamo quelli che rispondiamo al 133, siamo quelli dell’assistenza clienti, ma se dovesse passare la linea della Wind-Tre non vi potremo più aiutare». Di fronte alla Cattedrale Marilena Sansone, lavoratrice palermitana del colosso delle telecomunicazioni, imbraccia un megafono e spiega il motivo della protesta che questa mattina – dai Quattro Canti e fino al palazzo dell’Assemblea Regionale Siciliana – ha visto la partecipazione di centinaia di persone. Sono giovani e meno giovani, molte donne, l’età media è attorno ai 35 anni: proprio quella fascia di età che negli ultimi anni ha abbandonato la città per mancanza di lavoro. Loro invece sono rimasti, spesso hanno messo su famiglia, e ora però sono a rischio precarietà. 

«A pochissimi mesi dall’avvenuta fusione tra la Wind e la Tre, che ha reso l’azienda la numero 1 in Italia – dichiara Attilio Margaglione, Rsu Uilcom – si è deciso di cedere uno dei rami d’azienda, ovvero quelli dei call center. Un caso che rischia di fare scuola, visto che finora scelte del genere sono state prese in epoca di crisi. Invece qui c’è un’azienda in salute che decide comunque di esternalizzare». Nel capoluogo siciliano sono 300 i lavoratori coinvolti dai nuovi piani industriali. La protesta di oggi si svolge in contemporanea a Palermo, Roma, Cagliari, Roma e Genova e riguarda in totale 916 persone. Il timore è che ci possa essere un nuovo caso Almaviva

«Domani ci incontreremo a Roma con i manager dell’azienda – aggiunge Margaglione – mentre ieri c’è stato un vertice all’assessorato al Lavoro: dal governo regionale si sono detti disponibili a un confronto con le altre Regioni. La nostra proposta è che si possa cedere il servizio ma non i lavoratori. Noi vogliamo rimanere all’interno di un’azienda sana e in salute, e chiediamo di essere riqualificati». I timori vengono nuovamente palesati da Marilena Sansone: «In questo modo noi entreremo nel modo della precarietà, del lavoro su singola commessa, per noi e per i nostri figli non ci sarà nessun tipo di stabilità. L’azienda così dimostra di realizzare utili sulla pelle di noi lavoratori. Noi – aggiunge la lavoratrice palermitana – finora non abbiamo mai disturbato, non eravamo mai scesi in piazza. Ma adesso c’è in gioco il nostro presente e il nostro futuro».

In un comunicato i lavoratori della Wind Tre ricordano «la realtà allarmante di oggi: 107mila disoccupati a Palermo, 6mila posti di lavoro persi solo in un anno, un tasso di disoccupazione che supera il 25 per cento». Per poi segnalare che «la nostra classe politica nella sua equidistanza tra lavoratori e aziende continua, colpevolmente, a favorire un mercato, che lungi, dall’autoregolamentarsi, provoca sempre più diseguaglianze e ingiustizie sociali. Il fatto è che noi non siamo né in Germania, né in America e chi da noi perde il lavoro non ne trova un altro».

Intanto in città oggi si svolge anche la protesta dei lavoratori della Ksm security che lo scorso marzo ha avviato il licenziamento di 516 persone. Anche se i dipendenti hanno incrociato le braccia e sono scesi in piazza ancora la loro voce rimane inascoltata. Oggi a Palermo sono arrivati da tutta la Sicilia per protestare davanti alla Prefettura. Prima, riunti in un corteo, hanno attraversato via Libertà muniti di fischietti. L’intenzione è quella di sensibilizzare le istituzioni affinché vigilino ed effettuino i dovuti controlli per il rispetto dei contratti per quanto riguarda il settore della vigilanza privata. Per i sindacati infatti oggi si assiste un boom dei massimi ribassi. «La nostra ditta ci manda via perché non può più pagare gli stipendi – dice Santo Palazzotto Rsa Uil – Noi costiamo 20,50 euro l’ora. Ci sono istituti di vigilanza dove il dipendente costa 13 o 14 euro. Dal 17 di questo mese l’azienda ha deciso di inoltrare le lettere di licenziamento».   

Stefania Brusca

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