Wind Jet, dipendenti denunciano ricatti «O firmiamo conciliazione o siamo fuori»

«Alcuni non sono venuti perché sanno che sono sicuramente tra gli assorbiti, altri perché hanno perso le speranze. Altri ancora sono a lavoro, a fare il proprio turno come tutti i giorni, nonostante tutto». A spiegare perché all’assemblea dei lavoratori Wind Jet organizzata ieri dalla Filt Cgil si sono presentati solo 60 dipendenti sui 500 totali, è uno degli operatori di terra della compagnia. Il suo comparto è il più rappresentato all’incontro che è servito ad illustrare i dettagli delle decisioni prese durante le riunioni di martedì scorso a Roma tra azienda, sindacati e newco. Perché è quello che subirà i tagli più pesanti.

Il personale di terra della low cost che chiuderà i battenti il 30 giugno, è composto da 75 tecnici e 124 amministrativi. Nella newco costituita per procedere all’operazione di acquisizione con Alitalia, verranno assorbiti solo 25 addetti alla manutenzione e 61 impiegati. A cui si dovrebbero aggiungere circa 40 dipendenti, che verranno assunti a tempo determinato nei primi mesi di attività della nuova Wind Jet srl. «Forse saranno di più. I sindacati ci dicono sempre forse o probabilmente. Mai nulla di certo», dice un dipendente di terra, che vuole rimanere anonimo. Con l’azienda invece non hanno contatti. «In sette anni non abbiamo mai ricevuto comunicazioni aziendali. Le notizie le veniamo a sapere dai giornali», aggiunge. Gli assistenti di volo presenti sono più sereni, ma sempre in attesa. «Oggi sappiamo che verremo assorbiti, ma fino a quando non ne avremo la certezza e non ci sarà la decisione dell’Antitrust non ci sentiremo al sicuro», dichiara una di loro.

Tra pochi giorni, il 26-27 e 28 giugno, tutti i dipendenti saranno chiamati a sottoscrivere il verbale di conciliazione richiesto dalla Wind Jet, come si legge nell’accordo sulla cessione del ramo di azienda firmato a Roma, con il quale rinunceranno ad ogni ulteriore pretesa nei confronti delle due società protagoniste della cessione. «In quell’occasione ci diranno se siamo dentro o fuori o a tempo determinato», dice uno dei tecnici. La richiesta di conciliazione non li sorprende. «Wind Jet vecchia ne ha combinati di tutti i colori – afferma un altro – Alitalia non si sarebbe mai potuta accollare la situazione che c’era e permettere alle persone di poter adire le vie legali. Perché noi abbiamo stipendi non pagati, buoni pasto mai corrisposti. Non avremmo un solo motivo per denunciarli, ma ben più di uno». La richiesta della Wind Jet per i lavoratori è un ricatto. «Ci hanno fatto capire che se firmiamo c’è la possibilità che saremo presi, o inclusi nei 40 a tempo determinato, o tenuti in considerazione per il futuro», dice un tecnico che preferisce non essere nominato. «Per percepire la disoccupazione passano almeno sei mesi – aggiunge ancora un dipendente, padre di una bambina di otto mesi e con la moglie casalinga – ma se firmiamo avremo delle agevolazioni, come la corresponsione anticipata del Tfr. Ovvio che questo è un ricatto che ti spinge a firmare anche nella possibilità di essere tra gli esclusi. Perché abbiamo famiglia e non possiamo stare senza entrate per sei mesi». «Se mi dicono “se vuoi passare firma”, io firmo», ammette. «Ma certamente – aggiunge – mi faccio dire prima il mio destino e poi firmo». «Allora ti diranno direttamente di andartene – ribatte un collega – La mafia… ehm, la Sicilia funziona così».

Sono rassegnati, anche se per un attimo lo stesso giovane tecnico che ha finto il lapsus apre una nuova possibilità: «Noi potremmo avere il coltello dalle parte del manico, se ci unissimo tutti e decidessimo di non firmare», dice. «Ma è un’ipotesi impossibile», aggiunge subito dopo. «Non ci siamo uniti in tempi buoni, figurarsi adesso. Ha mai sentito di uno sciopero dei dipendenti Wind Jet, nonostante tutti i mesi di stipendio arretrati?», spiega. Tuttora sono in attesa di tre mensilità. Il ritardo nel pagamento dello stipendio, che va avanti da un anno e mezzo, è stato il motivo per cui si sono iscritti al sindacato. E già questa scelta è stata difficile perché «il sindacato era un tabù alla Wind Jet», dicono. «Non li abbiamo denunciati prima perché chi si lamentava il giorno dopo non lo vedevi più. O lo licenziavano o lo trasferivano. Il trasferimento non era pagato, così come l’alloggio. Mobbing, insomma». Anche la situazione in cui si trovano adesso per loro è una scelta non casuale: «Non ci dicono i nomi per obbligarci a continuare a lavorare senza avere problemi – affermano – perché ovviamente sapendo che non sei tra quelli assorbiti potresti prenderti le ferie, assentarti, darti malato e lavorare male».

«L’atmosfera non è bella. Siamo in ansia continua», dice un altro dipendente di terra. Tra gli oltre cento lavoratori che si ritroveranno senza impiego e in cassa integrazione già a partire dall’uno luglio, ci sono molti padri di famiglia, molti giovani. «Io sono entrato in Wind Jet a 21 anni, ero un ragazzino – racconta uno dei tecnici presenti nel cortile della sede della Cgil – Ora ne ho quasi 28 e nel frattempo mi sono sposato, ho comprato casa e stavo pensando anche di fare un figlio. Adesso non lo so più». La preoccupazione per gli addetti specializzati è legata alla difficoltà di trovare lavoro in Sicilia. «A casa nostra sarà impossibile, dovremmo trasferirci altrove. Ma abbiamo famiglia, le case comprate con i mutui», spiegano.

«Prima ci hanno detto che saremmo stati inglobati tutti e invece non sarà così», denunciano. Quello tecnico è il reparto con la percentuale di tagli più alta. «Gli amministrativi sono di più perché sembra che parte degli uffici della newco resteranno a Catania – dice – anzi hanno detto che se qualcuno ha intenzione di chiedere il trasferimento a Roma dovrà accontentarsi dello stesso stipendio che percepisce qui. Un modo per scoraggiarli, visto il diverso costo della vita». Sono delusi dal sindacato, «che ogni giorno – afferma – ha una versione diversa di come andranno le cose», e anche dall’azienda. «Pulvirenti ci ha permesso di lavorare nella nostra città, ma ora ci aspettavamo facesse di più invece di pensare solo ai suoi affari», dice un altro collega.

Quasi nessuno tra le hostess e tecnici intervistati si aspettava che per la low cost etnea sarebbe andata a finire così. «Gli aerei sono sempre pieni, lo vediamo con i nostri occhi perché noi siamo tecnici di cabina – dice uno degli addetti specializzati nella sicurezza dei velivoli – Sapevamo dei debiti con i fornitori, ma non ci immaginavamo un’evoluzione del genere». «Alitalia ha fatto un affare perché Wind Jet ha tanti passeggeri», ne sono convinti. E della crisi della compagnia danno la colpa alla gestione. «Si è sempre preferito non pagare i fornitori per avere liquidità a breve ma problemi nel lungo periodo – spiega – Perché quando poi i fornitori si rifiutavano di fornirci merci e servizi eravamo costretti a comprare da altri a prezzi più alti». A questa gestione si sono aggiunti gli incidenti causati dalla sfortuna, e anche quelli si pagano. Ma mentre si facevano aspettare i fornitori che fine faceva la liquidità disponibile? «Bella domanda», commentano quasi in coro i lavoratori.

Agata Pasqualino

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