Economia

Welfare, Sicilia tra le ultime regioni italiane. Primato per giovani che non studiano e lavorano

La Sicilia si è classificata al 18esimo posto tra le Regioni italiane per efficacia e capacità di risposta del sistema di welfare, guadagnando una posizione rispetto all’anno scorso. Il dato emerge dalle classifiche di Welfare Italia Index 2022, realizzato da Welfare Italia, Think Tank nato su iniziativa di Unipol Gruppo in collaborazione con The European House – Ambrosett. Lo strumento di monitoraggio prende in considerazione politiche sociali, sanità, previdenza e formazione per individuare, a livello regionale, i punti di forza e le criticità in cui è necessario intervenire.

Il Welfare Italia Index è basato su indicatori di spesa pubblica e privata in welfare che raffigurano quante risorse sono assegnate a un determinato territorio. Tra gli indicatori di spesa, la Sicilia si posiziona al secondo posto per la spesa in reddito e pensione di cittadinanza con 36 euro mensili pro capite, rispetto alla media nazionale di 12,7 euro, confermando i dati del 2021. La regione si posiziona al secondo posto anche per spesa pubblica per consumi finali per l’istruzione e la formazione, impiegando il 6,1 per cento del Prodotto interno lordo regionale, rispetto alla media nazionale del 4 per cento. Ultimo posto, invece, per spesa previdenziale media sulla popolazione over 65, pari a 862 euro, a fronte della media nazionale di 1.115 euro. La Sicilia occupa il 15esimo posto per spesa in interventi e servizi sociali, con 80 euro pro capite rispetto alla media nazionale di 152 euro e il 17esimo posto per beneficiari del sussidio di disoccupazione Naspi, in cui rientra il 4,3 per cento della popolazione tra i 15 e i 64 anni.

L’isola è ventesima per tasso di disoccupazione e nella quota di giovani siciliani tra i 15 e i 34 anni che non studiano e non lavorano con un 36,3 per cento rispetto al 21,8 per cento della media nazionale. Si aggiudica il terzo posto per numero di pensionati ogni 100 abitanti e il 19esimo per tasso di dispersione scolastica, pari al 36 per cento. Un lieve miglioramento, in questo caso, rispetto al 37 dell’anno precedente, e per i posti asilo nido autorizzati, pari a 11,8 ogni 100 bambini fino ai due anni di età (in crescita rispetto ai 9,4 dell’anno precedente).

Redazione

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